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Libano, dalla Sicilia un carico di solidarietà

Qualche decennio fa lo definivano la “Svizzera del Medio Oriente”, oggi il Libano è un Paese al collasso, afflitto da una devastante crisi economica che ha messo in ginocchio la popolazione libanese. Il Libano rappresenta un mosaico sociale, culturale e religioso unico al mondo. Sul suo territorio vive una popolazione stimata di circa 4,5 milioni di abitanti, divisa in 18 confessioni riconosciute dalla Costituzione del 1943, a cui si aggiungono circa 500mila rifugiati palestinesi, che vivono qui dal 1948, e più di un milione di sfollati in fuga dal conflitto siriano.

Negli ultimi 50 anni, i libanesi hanno conosciuto solo tensioni, conflitti e attentati. Purtroppo, la vicinanza con Israele ha reso quest’area drammaticamente instabile. Della storia del Libano si conosce poco o nulla, eppure dista tremila chilometri da noi ed ha mille similitudini con la Sicilia; oltre ad essere bagnato dallo stesso mare, ha un territorio incantevole, ricco di verdi montagne e una costa che ricorda quella siciliana. Il suo popolo è un concentrato di calore, altruismo, gioia di vivere e un coraggio che sconvolge. È un popolo forgiato da anni di miseria e terrore, capace di rialzarsi più forte di prima dopo ogni guerra. È un popolo che sulla fede ha fondato la sua forza e la sua ragione di vita, resistendo alle tante avversità.

Oggi il Libano è stretto nella morsa di una crisi economica che la Banca mondiale ha definito una delle peggiori della storia recente, causata dalle sanzioni paralizzanti imposte dagli Stati Uniti e dai loro alleati. Dal 2019 la sterlina libanese ha perso oltre il 95% del suo valore sul mercato nero. Secondo le Nazioni Unite, la crisi finanziaria in Libano ha fatto sì che i tassi di povertà raggiungessero oltre l’80% della popolazione, con i prezzi dei prodotti alimentari aumentati del 2mila per cento.

A mettere una pietra tombale sull’economia libanese è stata la devastante esplosione dell’agosto 2020 che distrusse il porto di Beirut e diversi quartieri della capitale libanese. Una micidiale doppia esplosione avvenne il pomeriggio del 4 agosto nel blocco 12 del porto di Beirut. L’esplosione colpì i depositi di esplosivi vicini ai serbatoi contenenti nitrati. Metà del distretto amministrativo di Beirut subì danni. L’esplosione danneggiò il 90% del magazzino di medicine nel quartiere di Karantina e distrusse completamente il deposito di grano. I morti furono 216 e oltre 6mila i feriti, tra cui due militari italiani.

Quasi tremila tonnellate di nitrato di ammonio, un materiale altamente esplosivo utilizzato nei fertilizzanti, erano state stoccate in modo improprio nel porto di Beirut. Il fertilizzante prese “misteriosamente” fuoco, provocando una massiccia esplosione sulle cui cause non è emersa nessuna verità. Diverse le piste che portano a un attacco missilistico da parte di un “misterioso” drone, ma il popolo libanese attende ancora giustizia. Vale la pena ricordare che il porto di Beirut rappresentava il pilastro commerciale dell’intero Paese.

Un passo indietro: la guerra civile e l’inizio del disastro

Sono trascorsi 34 anni dalla fine della cruenta e devastante guerra civile libanese che causò la morte di 150mila tra militari e civili. Il conflitto si concluse ufficialmente nel 1990, con l’amnistia generale e l’Accordo di Taif che misero fine al conflitto armato tra le varie fazioni.

Le cifre di questa guerra furono agghiaccianti; tra il 1975 e il 1990, più di 700mila persone in Libano furono sfollate. Interminabili massacri furono commessi dalle varie milizie coinvolte nel conflitto, tra cui il massacro di Karantina del 1976 e quelli di Damour e di Tel Al-Zaatar. Le statistiche disponibili dimostrano che circa il 2,7 per cento della popolazione libanese rimase uccisa durante i combattimenti, il 4 per cento ferita e circa un terzo della popolazione abbandonò la propria casa.

I vari leader protagonisti e responsabili di atrocità e massacri si perdonarono a vicenda in virtù dell’amnistia generale del 1991, ma il popolo, vittima principale di quella guerra, non ha mai dimenticato quei massacri. Purtroppo, ancora oggi persiste un conflitto sociale e le varie comunità sono lacerate da divisioni che sono spesso frutto di ingerenze straniere e della cronica mancanza di un serio dialogo politico.

Libano patria per 1,5 milioni di profughi

Cacciati dalla propria terra nel 1948, i palestinesi arrivarono in Libano da profughi. Dal 1975 al 1990 furono al centro della devastante e sanguinosa guerra civile che provocò numerose stragi, dalla distruzione del campo di Nabatiyeh nel 1974 a Tel al-Zaatar nel 1976. Oggi, in dodici “confortevoli” campi e venticinque insediamenti illegali sopravvivono circa 500mila profughi palestinesi, di cui oltre cinquemila sprovvisti di qualsiasi documento, privi di ogni diritto e speranza. I profughi palestinesi in Libano costituiscono un decimo della popolazione del Paese e vivono in condizioni sociali ed economiche spaventose. Negli ultimi anni la situazione è notevolmente peggiorata a causa della grave crisi economica che ha colpito il Libano.

Tra i tanti problemi che i profughi palestinesi devono affrontare c’è quello idrico. L’acqua, seppur salata (contiene il 60% di sale), viene prelevata dai pozzi scavati all’interno dei campi ed ogni famiglia usufruisce in media di 15 minuti di acqua al giorno. La sicurezza dei campi è garantita da una forza coordinata dai comitati popolari, al cui interno sono rappresentate tutte le diciotto fazioni palestinesi. La disoccupazione supera il 40%, quasi il 60% dei profughi lavora all’interno dei campi poiché il governo libanese gli vieta lo svolgimento di ben settantadue professioni.

Altre note dolenti provengono dal mondo dell’istruzione, a Beirut esiste solo una scuola superiore per gli oltre 65mila palestinesi che ci vivono. L’abbandono scolastico è in continuo aumento, ogni anno circa 1.100 studenti palestinesi raggiungono la maturità, solo l’8% ottiene una borsa di studio che gli consente l’iscrizione presso una delle università pubbliche permesse ai profughi palestinesi (esclusi da quasi tutte le facoltà a indirizzo scientifico).

Ai 500mila profughi palestinesi si è aggiunto circa un milione di profughi siriani in fuga dalla guerra che dal 2011 devasta la Siria. Anche loro vivono in condizioni estremamente drammatiche e sono totalmente trascurati dalla comunità internazionale. Molte famiglie, composte anche da dieci persone, vivono stipate in camere singole. Le forti tensioni che stanno attraversando l’intero Medio Oriente influiscono negativamente anche sulla sicurezza e la stabilità dei campi profughi, da sempre micidiali polveriere pronte ad esplodere. Nel corso della guerra in Siria, la percentuale della popolazione fuggita è di oltre il 20%.

Libano, riesplode il conflitto con Israele

Come se non bastasse, dal 7 ottobre 2023, con lo scoppio dell’ennesima guerra nella Striscia di Gaza, si è riacceso il conflitto anche tra la Resistenza libanese e Israele. Il dramma di Gaza, con oltre 34mila civili uccisi sotto i bombardamenti israeliani, ha suscitato la reazione della Resistenza libanese da sempre al fianco della causa palestinese. Un conflitto che l’Onu definisce “senza precedenti storici” per crudeltà e numero di vittime civili. Purtroppo, davanti a un’umanità calpestata senza pietà, l’industria mondiale delle armi fa registrare guadagni record e davanti a questo scenario apocalittico, i libanesi temono che il Paese possa sprofondare in un nuovo conflitto devastante e, forse, drammaticamente definitivo. Una resa dei conti sembra imminente.

Gli attuali scontri al confine meridionale del Libano hanno causato moltissime vittime tra i civili, costringendo decine di migliaia di libanesi ad abbandonare le loro case e cercare rifugio in aree più sicure. Tutto questo ha aggravato ulteriormente l’emergenza sociale nel “Paese dei cedri”. In un momento storico così drammatico, crediamo sia doveroso sostenere con maggiore forza questa parte di mondo martoriata e colpevolmente “dimenticata” dalla comunità internazionale.

Il nostro impegno

L’Associazione Il Faro sul Mondo nasce come naturale proseguimento del progetto avviato nell’ottobre del 2012 con l’omonima rivista. Il nostro impegno è rivolto a quei popoli oppressi che spesso patiscono anche l’indifferenza dei media mainstream. Da 15 anni, Il Faro sul Mondo indirizza tutti i suoi sforzi verso la devastante crisi economica e sociale che affligge “il Paese dei cedri”.

In Libano la situazione sanitaria è drammatica e spesso la carenza di farmaci è causa di morte per molti cittadini che non possono permettersi di pagare le cure. Per far fronte a questa grave carenza, Il Faro sul Mondo ha portato a termine decine di iniziative solidali, tra cui l’invio di un container, partito dal porto di Catania nel luglio del 2022, carico di farmaci, accessori sanitari e materiale scolastico per bambini.

A chi rivolgiamo il nostro aiuto

I nostri volontari si impegnano quotidianamente per affrontare, nel loro piccolo, le cause alla base dei conflitti, tra cui la povertà, la discriminazione, le tensioni etniche, la mancanza di accesso all’istruzione e la distribuzione iniqua delle risorse. Istruzione e sanità sono i settori da noi maggiormente attenzionati. Basti pensare che il settore dell’istruzione libanese, un tempo faro di speranza e progresso, si trova ora ad affrontare numerose sfide che mettono a repentaglio il futuro dei suoi giovani e della nazione nel suo insieme.

Anni di instabilità politica e cattiva gestione economica hanno portato a una situazione disastrosa nelle scuole e nelle università pubbliche del Libano. Infrastrutture fatiscenti, manutenzione insufficiente e carenza di risorse essenziali sono diventati problemi pervasivi, soprattutto nelle scuole pubbliche e nell’università statale. Gli studenti spesso frequentano le lezioni in edifici sovraffollati e fatiscenti, con accesso limitato a servizi di base come elettricità e acqua pulita. Questo drammatico contesto ostacola l’esperienza di apprendimento e incide negativamente sulla qualità complessiva dell’istruzione.

Per quanto riguarda la sanità la situazione è ancora più drammatica, infatti spesso si muore per mancanza di un farmaco di base. In virtù di queste emergenze sociali, abbiamo individuato diverse realtà libanesi con cui abbiamo avviato una costante collaborazione.

I nostri partner in Libano

Il Centro medico Dar Al-Hawraa, il più grande centro di cure primarie del Libano, istituito nel 1984 durante la guerra civile. Il Centro ha la sede centrale nel quartiere meridionale Bir El Abed di Beirut, una zona dove il tasso di povertà è altissimo.

La struttura si sviluppa su tre piani di 1500 mq. e offre servizi medici per ogni specializzazione. I laboratori offrono ogni tipo di esame (utilizzando anche tecnica Pcr), esami radiologici (Xray, Cbct, Panoramica), esami dentali e tutte le tipologie di tracciati (Ekg, Emg, Eeg, Audiogramma, Abr, Vng, Timpanogramma).

Si effettuano anche ecografie e visite cardiologiche per adulti e bambini con Ecocardio, Holter, Ecg, Stress test. Inoltre, all’interno del Centro si trova una farmacia che fornisce gratuitamente farmaci ai pazienti. Nel Centro lavorano circa 220 dipendenti tra medici, infermieri, tecnici di laboratorio e di radiologia.

Per fare fronte all’attuale situazione allarmante, il Centro sta contattando diverse associazioni nazionali e internazionali per chiedere aiuti e collaborazioni. Servono fondi per acquistare nuovi macchinari e per pagare i servizi sanitari per le fasce vulnerabili della popolazione. A questo Centro forniamo costantemente farmaci, accessori e macchinari sanitari.

  • Il Centro per la cura e la riabilitazione Harouf di Nabatieh, si occupa di pazienti con bisogni aggiuntivi e consente loro di raggiungere l’autosufficienza personale e sociale per condurre una vita dignitosa e indipendente, attraverso programmi educativi di riabilitazione, oltre ad attività di integrazione sociale e nel mondo del lavoro. Il Centro ospita 170 persone con disabilità mentale (lieve, moderata e grave) e cerca costantemente di sviluppare i suoi dipartimenti e di introdurne di nuovi per migliorare i servizi. A questo centro forniamo aiuti economici per sostenere le attività dei laboratori.
  • Per quanto riguarda l’attività scolastica e di formazione, collaboriamo con l’Emdad Center for Specialized Education di Beirut. Nel corso dell’ultima missione abbiamo consegnato un carico di accessori scolastici e acquistato due computer per il laboratorio degli studenti.

Il nostro impegno non è rivolto solo alla popolazione libanese, infatti, nel corso di questi 15 anni di attività in Libano, abbiamo instaurato collaborazioni anche con associazioni palestinesi. Abbiamo organizzato diverse iniziative umanitarie all’interno dei campi profughi di Burj el-Barajneh (Beirut) e Ain al-Hilweh (Sidone), tra cui la consegna di kit alimentari, farmaci e accessori sanitari.

A giugno si riparte

Per la prossima missione, prevista per il mese di giugno 2024, è in programma la consegna di farmaci, accessori sanitari e l’acquisto di due trolley sanitari per il primo soccorso da destinare al Centro medico Dar Al-Hawraa di Beirut. Inoltre, consegneremo un carico di accessori sanitari per il primo soccorso all’Autorità sanitaria della Protezione civile libanese, impegnata in questi ultimi mesi nel soccorrere i feriti provocati dai bombardamenti israeliani nel sud del Paese. Parte dei farmaci e degli accessori saranno spediti via aerea a Beirut, per poi essere distribuiti dai nostri volontari presenti sul posto.

Chi desidera contribuire alla raccolta fondi può farlo tramite bonifico su C/C postale intestato a: Associazione Il Faro sul Mondo – IBAN: IT 39 U 07601 16900 001047099864 – Causale: Emergenza Libano

Info: info@ilfarosulmondo.it

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