Cronaca

Tribunale di Bologna azzoppa Decreto Salvini

Il tribunale di Bologna  ha smontato un pezzo del decreto di sicurezza che punta a privare i richiedenti asilo della possibilità di ottenere la residenza anagrafica. Matteo Salvini, ferito nell’orgoglio, è lanciato nelle classiche accuse contro la magistratura ed i magistrati dichiarando: “Se qualche giudice vuole fare politica e cambiare le leggi per aiutare gli immigrati, lasci il tribunale e si candidi”. Questa volta a dar manforte al ministro è arrivato anche il governatore del Veneto Luca Zaia secondo la quale i giudici di Bologna è coinvolto in una strada molto pericolosa. Ma qual è il nodo della discordia è presto detto: la sentenza del tribunale di Bologna, che ha imposto al Comune di iscrivere all’anagrafe due richiedenti asilo che ha fatto il ricorso contro il diniego stabilito sulla base del cosiddetto Decreto Salvini .

Matilde Betti, presidente della prima sezione civile del tribunale bolognese che, entrando in un fondo nella questione e valutando anche dal punto di vista degli ufficiali dell’anagrafe, ha mostrato come il Decreto sicurezza poi convertito in legge e la successiva circolare del ministero non riservato la concessione della residenza ai richiedenti asilo, specificando anche che «la mancata iscrizione ai registri gestiti da diritti di rilievo costituzionale e connessa, quali solo ad esempio quello all’istruzione ed al lavoro».

Niente di sovversivo quindi, eppure il ministro dell’Interno è andato su tutte le furie invitando tutti i sindaci a rispettare la legge ossia a non concedere la residenza ai richiedenti asilo, ma il punto è che se i sindaci devono rispettare la legge devono anche leggere la sentenza di Bologna che vale da un punto di vista formale solo per i ricorrenti, ma che come principio generale vale per tutti.

A piedi uniti nello scontro entra anche quello che rimane della sinistra con l’assessore alle Politiche sociali del comune di Milano, Pierfrancesco Majorino che afferma: “Salvini se la prende con i giudici quando la sentenza afferma quello che noi abbiamo sempre detto, ossia che cancellare le registrazioni anagrafiche non sta né in cielo né in terra”. Da Palermo si è fatto sentire anche Leoluca Orlando sempre in prima fila contro le sparate del ministro Salvini definendo il ministro “vergognoso.”

Prese di posizione nette da chi si trova a combattere quotidianamente contro la burocrazia folle emanata dal governo centrale, ma il problema principale è che il “ministro della paura” continua in uno show senza reali antagonisti, visto che gli alleati di governo hanno il timore di lasciare le poltrone con la consapevolezza di non tornare più nei posti di comando. Situazione forse peggiore con quella che si può definire con uno sforzo intellettuale “sinistra”, il segretario Zingaretti continua ancora a navigare in acque alte senza capire e far capire al suo elettorato quali siano le sue intenzioni, un panorama inquietante in vista del redde rationem del 26 Maggio.

di Sebastiano Lo Monaco

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