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Yemen: deragliati i colloqui di pace in Kuwait

di Salvo Ardizzone

Come ampiamente previsto, sono deragliati i colloqui di pace sullo Yemen che si tenevano in Kuwait tra la coalizione a guida saudita e i combattenti Houthi.

I Paesi che sostengono l’ex presidente Mansur Hadi, una marionetta di Riyadh, hanno annunciato il ritiro della delegazione motivandolo con la conquista della base militare di Umaliqa, nello Yemen nord-occidentale, da parte dell’Ansarullah. Nell’operazione, i miliziani Houthi si sono impadroniti di ingenti quantità di armi e munizioni oltre ad aver inferto pesanti perdite agli avversari.

La protesta, dettata dai sauditi, appare singolare da parte di chi non ha mai applicato la tregua continuando sia i bombardamenti terroristici sulla popolazione e sulle infrastrutture del Paese, che l’applicazione di un blocco criminale all’origine di un’emergenza umanitaria senza precedenti.

In realtà, i colloqui iniziati il 18 aprile sotto l’egida dell’Onu non avevano condotto sin’ora ad alcun risultato, né tampoco erano serviti ad allentare l’aggressione che l’Arabia Saudita ed i suoi alleati conducono contro lo Yemen dal marzo del 2015 allo scopo di reinsediare il deposto Presidente e riaffermare il proprio dominio sul Paese.

La stessa mediazione dell’inviato speciale dell’Onu, Walid Shaykh, è apparsa più volte ampiamente parziale, tesa a tutelare gli interessi sauditi ed a far raggiungere a un tavolo negoziale quegli obiettivi che Riyadh ha inseguito vanamente in oltre un anno d’aggressione, al prezzo di un fiume di denaro e un mare di sangue.

Gli Houthi, appoggiati dalla popolazione martoriata dai bombardamenti terroristici e dalla gran parte dell’Esercito, si battono per l’indipendenza del Paese e si sono recati in Kuwait essenzialmente per trovare una soluzione che allentasse le disumane condizioni del blocco, applicato in spregio d’ogni regola internazionale, che sta privando di cibo, medicine e ogni altra risorsa indispensabile un Paese piagato dalla guerra.

Tuttavia, difficilmente l’Ansarullah accetterà di vanificare i risultati di una lotta durissima come richiesto dall’Onu, cedendo le armi, ritirandosi e abbandonando lo Yemen ai contingenti mercenari pagati da Riyadh ed ai terroristi di Al-Qaeda che, approfittando dei combattimenti, stanno dilagando nel Paese.

La verità è che, nella totale indifferenza della comunità internazionale e dei media, un’intera Nazione sta pagando un prezzo altissimo per affermare la propria libertà da una tirannia. Laggiù, con l’ignobile complicità di un Occidente comprato dai petrodollari sauditi, si sta consumando il martirio di un Popolo che non vuole piegarsi.

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