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Venezia, Grandi Navi e la soluzione che non si vuole trovare

Stava per accadere una strage in quel di Venezia e se siamo qui a parlare di un pericolo scampato è per pura e semplice fortuna anche se l’incidente ha causato diversi feriti.

venezia-grandi-naviQuello che è accaduto a Venezia è quello che tutti temevamo da tempo. Domenica 2 Giugno alle 08:35, la nave da crociera Msc Opera alla velocità di 5.5 nodi, con una stazza di 65mila tonnellate per 275 metri di lunghezza con una capacità di inquinamento pari a 15.500 automobili, non appena superato il bacino di San Marco pare per un’avaria ai motori si è schiantata su di un barcone ormeggiato nella banchina del porto.

Per avere chiara l’idea di cosa significa fare entrare questi palazzi galleggianti in un posto delicato e fragile come Venezia, basterebbe leggere i dati che si sono registrati sotto il Ponte di Rialto dove sono state misurate polveri sottili come nelle autostrade a tre corsie. Si è dinnanzi ad una lenta distruzione di uno dei paesaggi architettonici naturali più delicati al mondo e quello che è successo domenica a ridosso della banchina di San Basilio dovrebbe far aprire gli occhi al comune, al governo e a tutti coloro che si dovrebbero occupare della salute di Venezia.

Dicevamo, dovrebbe, perché a quanto emerge dalle dichiarazioni la soluzione di un problema evidente è lontana dall’essere trovata; eppure stando alle compagnie di crociere quanto avvenuto il 2 Giugno è un evento giudicato “impossibile” grazie alle moderne tecnologie, ma quello di cui stiamo discutendo è che la nave non è riuscita a fermare la sua pachidermica marcia e a quanto pare il problema è dovuto ad un improvviso black out del sistema di navigazione. Infatti, la nave non si è fermata, le cime di sicurezza dei due rimorchiatori si spezzano, la Msc Opera continua la sua lenta camminata seminando terrore tra i turisti che attendevano l’arrivo della nave che si schianta sulla banchina del porto dove stava ormeggiata una lancia fluviale che viene smembrata.

Eppure come sempre accade in Italia si tratta di un qualcosa di prevedibile, lo aveva previsto il Comitato No Grandi Navi ma non lo ha mai voluto prevedere la politica che ha sempre fatto orecchie da mercante alle richieste dei cittadini che si vedono entrare dentro casa dei mostri motorizzati in grado di spostare tonnellate d’acqua, creando degli smottamenti nel terreno lagunare sabbioso.

Le soluzioni proposte non servono a risolvere il problema visto che il sindaco di Venezia, Bugnaro, la Regione, l’Autorità Portuale hanno colto l’occasione per rilanciare un progetto già bocciato altre volte dalla commissione “Via” che è quello di dirottare le Grandi Navi lungo il canale Vittorio Emanuele. Sarebbe una soluzione che eviterebbe la passerella dinnanzi Piazza San Marco spostando il problema sulla terraferma con la realizzazione di una banchina a Porto Marghera, ed è una soluzione che ha già avuto il riscontro favorevole di Matteo Salvini che non ha perso l’occasione di addossare la colpa del mancato intervento al ministro Toninelli.

Questa volta Toninelli non ha tutte le colpe visto che il maggior indiziato potrebbe essere Sergio Costa, ministro dell’Ambiente visto che sono proprio gli studi provenienti dal suo dicastero ad aver impedito l’inizio dei lavori per l’ampliamento del canale Vittorio Veneto; gli scavi infatti metterebbero a serio repentaglio il fragile equilibrio idrogeologico della laguna.

La soluzione migliore, quella richiesta da chi Venezia la vive sarebbe quella di tenere le mostruose navi lontane dalla laguna dirottandole altrove, permettendo i collegamenti con la città tramite un servizio navetta di battelli. Una soluzione semplice ma che mette le compagnie navali al cospetto delle difficoltà di vendere il prodotto Venezia ai turisti che sono poi, alla fine della fiera, i veri fautori delle indecisioni politiche vista la mole di denaro che entrano nelle tasche del comune e della regione.

di Sebastiano Lo Monaco

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