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Usa, raggiunto il quorum per blindare l’accordo sul nucleare iraniano, storica sconfitta per Israele

di Salvo Ardizzone

Con la dichiarazione di sostegno all’intesa con l’Iran della senatrice del Maryland Barbara Mikulski, è stato finalmente raggiunto il numero di voti (34) che blinda l’accordo comunque vadano le votazioni per la sua ratifica, che il Congresso americano terrà entro il 17 settembre.

Camera e Senato sono controllate dai repubblicani, totalmente allineati sulle posizioni di Nethanyau e dell’Aipac, la potente lobby israeliana, ma Obama ha già dichiarato più volte che porrà il veto presidenziale contro qualunque provvedimento che ostacoli o danneggi quell’accordo.

Secondo la legge americana, per superare il veto occorre che sia bocciato dai due terzi di entrambe le Camere; adesso, con i 34 voti in mano su 100 ed un altro paio in arrivo, il Presidente ha messo al sicuro il risultato. E non è finita; al Senato, gli indecisi sono ancora in 8: se il Presidente riuscisse a giungere a 41 (obiettivo difficile ma non impossibile), con le procedure di “filibustering” riuscirebbe a impedire il voto contrario, mettendo a segno un’ulteriore vittoria politica; uno schiaffo per Israele e i suoi alleati.

L’Aipac s’è impegnata a Capitol Hill in una campagna di un’asprezza senza precedenti, spendendo somme enormi per sostenerla, cosciente che per Tel Aviv e per il Golfo quella era l’ultima battaglia per impedire una disfatta che ridimensionerà immensamente il loro potere. Ha fallito. Obama, che per quest’accordo s’è speso per anni, ha saputo giocare le sue carte concentrandosi sui senatori, ed ora si gode un successo storico: essere riuscito a infrangere lo strapotere ebraico su Washington.

Per molti dei legislatori che si sono schierati per l’accordo, è stata determinante l’ovvia considerazione che, per come si sono sviluppate le cose, era irrealistico pensare di tornare indietro e che, comunque, nessuno degli altri Paesi avrebbe seguito ancora gli Usa sulla strada delle sanzioni. Per comprenderlo basta dare un’occhiata ai comunicati stampa: ogni giorno registrano notizie di delegazioni che da tutto il mondo si recano a Teheran, per riprendere i rapporti ed intrecciare nuove relazioni.

La Storia s’è rimessa in cammino e rapidamente sta smantellando vecchi equilibri e antiche certezze: è tutto un quadrante del globo che in breve verrà ridisegnato con le sue aree di influenza e i suoi rapporti.

Per l’Iran è un riconoscimento minimo da cui ripartire dopo 36 anni di aggressioni e soprusi; adesso riprenderà a pieno titolo, e senza ostacoli della comunità internazionale, anzi, il ruolo naturale di potenza regionale che gli appartiene e non solo.

Per Israele è una sconfitta senza appello: un imperialismo brutale quanto arrogante, abituato alla totale impunità per i propri crimini, per la prima volta si scopre isolato, privo del complice ed alleato di sempre. Adesso non passerà molto prima che venga chiamato a rispondere di quasi settant’anni di misfatti.

Per Riyadh è iniziato l’ultimo conto alla rovescia per una monarchia corrotta, oscurantista e sanguinaria, destinata a crollare dinanzi allo scorrere della Storia che s’illudeva di fermare.

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