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Usa, omaggio di Papa Francesco all’America Latina

di Salvo Ardizzone

Sabato è iniziato il viaggio che ha portato Francesco a Cuba e che continuerà negli Usa; durerà nove giorni, il più lungo del suo pontificato, e al di là delle ovvie connotazioni religiose avrà un alto valore politico.

Già prima di iniziare se ne sono viste le avvisaglie quando ha rimandato indietro i discorsi che gli erano stati scritti per la visita negli Stati Uniti, la cui stesura era stata ispirata dall’episcopato americano; chiaro segno di una netta differenza sia culturale che di sensibilità fra Bergoglio e alcuni dei più potenti grandi elettori nordamericani che avevano garantito la sua elezione.

Francesco non intende in alcun modo schiacciare la Chiesa cattolica sulle posizioni “repubblicane”, sostenute a spada tratta da tanti vescovi in nome di un nuovo radicalismo religioso; non vuole deflettere da una strategia dell’inclusione che vede al centro gli ultimi e scarta qualunque posizione integralista. Né vuole essere arruolato nella campagna presidenziale, come vorrebbe indirettamente Obama, in chiave di contrapposizione con un episcopato che ha sempre avversato la sua Amministrazione, soprattutto per i temi etici.

Bergoglio ha un’agenda sua e intende seguirla; domenica, a Cuba, durante la messa celebrata nella Plaza de la Revolucion, dinanzi a mezzo milione di persone, presente il presidente Raul Castro, ha voluto mandare due messaggi: il primo è stato che non si servono le ideologie ma le persone, soprattutto le più umili, ribaltando la cultura dominante del momento; il secondo è stato più diretto, rivolgendo un forte appello per la pacificazione in Colombia e la riuscita delle trattative in corso fra le Farc ed il Governo colombiano.

Nelle prossime ore Francesco incontrerà Fidel Castro: sarà un ennesimo gesto simbolico in un viaggio che ha fatto dei simboli un messaggio, come quello di voler arrivare negli Usa proprio da Cuba; un omaggio all’America Latina, troppe volte calpestata, e un monito agli Usa per ricordare ancora una volta l’importanza della normalizzazione dei rapporti con l’Isola.

In molti ambienti cattolici, soprattutto nord americani, Bergoglio è visto come un “sovversivo” che sta svendendo la Chiesa e demolendone i “principi irrinunciabili”. Francesco ne è cosciente, ma vuole continuare il suo programma per riposizionarla drasticamente, spostando l’attenzione su temi concreti (la condanna della logica capitalista, l’attenzione per gli ultimi, etc.) sottraendola alle influenze politiche locali, come nell’aspra contrapposizione in corso negli Usa; e usare l’indiscusso prestigio che ha conquistato per contribuire alla soluzione delle tante crisi in corso nel mondo.

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