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Unione europea travolta dalla crisi dei migranti

Il 2017 è stato un anno di grandi sfide per la stabilità dell’Unione europea, una delle quali è rappresentata dal continuo flusso migratorio dei richiedenti asilo. Situazione che è diventata ancor più tesa dopo la salita al governo dell’Austria della coalizione di centro destra capeggiata dall’attuale cancelliere austriaco Sebastian Kurz, uno dei principali critici delle politiche migratorie dell’Unione europea. “La distribuzione dei immigrati nei paesi dell’Ue basata su una quota fissa è errata. Costringere i paesi ad accettare i rifugiati non aiuta l’Europa. Se lo faremo, l’Unione europea si dividerà ulteriormente: dovrebbero essere gli Stati membri dell’Ue a decidere il numero di rifugiati che vogliono accogliere “, ha dichiarato Kurz in relazione alla quota di 120 mila rifugiati proposta dalle autorità europee.

Unione-europea-emergenza-migranti

I leader di Francia, Germania e Italia ritengono però che l’unico modo per far fronte alla crisi sia l’impegno di tutti i Paesi membri. Le autorità austriache non avrebbero inoltre proposto un piano alternativo per la soluzione dell’emergenza migratoria, limitandosi a sostenere che la maggior parte dei migranti che arrivano nell’Unione europea ha come meta la Germania. La questione ha inoltre maggior rilievo in considerazione del fatto che l’Austria assumerà la presidenza dell’Ue nella seconda metà del 2018

Unione europea alle prese con la sfida indipendentista catalana

Un altro tema che ha caratterizzato la fine del 2017 e che preoccupa i leader europei è la recente vittoria dei partiti indipendentisti nelle elezioni parlamentari catalane dello scorso 21 dicembre. Oltre a destabilizzare l’unità nazionale spagnola, la lotta secessionista catalana potrebbe influenzare altri precari equilibri europei.

Qualsiasi cambiamento geografico o politico significativo che interessi la Spagna potrebbe infatti avere un effetto domino su tutta l’Europa, in un momento di particolare debolezza delle leadership europee con in testa la Germania. Inoltre le elezioni catalane, contrariamente a quanto avvenuto con il referendum dello scorso 1° ottobre, sono avvenute in modo formale e legale con l’approvazione del governo di Madrid e per tanto l’Unione europea dovrà riconoscere la validità dei risultati elettorali.

Alcuni analisti ritengono che i funzionari europei stiano facendo pressioni sul governo di Mariano Rajoy per giungere al più presto a un compromesso con la Catalogna, così da sedare la questione almeno per i prossimi quattro o cinque anni. Infine l’ennesima sfida alla stabilità europea è rappresentata dall’Italia, chiamata a votare nuovi rappresentanti il prossimo 4 marzo.

di Irene Masala

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