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Ungheria, proteste in piazza contro legge sul lavoro

In Ungheria il Natale che sta per arrivare passerà alla storia come quello delle proteste contro la legge voluta da Viktor Orban, definita “legge sulla schiavitù” che obbliga i lavoratori a 400 ore di straordinario l’anno, straordinari che potranno essere pagati dopo tre anni.

Ungheria-orbanIl blocco di qualsiasi forma d’immigrazione si è rivelato un’arma a doppio taglio per il leader ungherese, contraddistinto da un atteggiamento duro ed inflessibile che gli è giovato per incrementare la sua popolarità presso la popolazione, visto che è riuscito ad ottenere più del 49% dei consensi alle ultime amministrative, assicurandosi una maggioranza dei due terzi del parlamento che gli sono serviti per modificare la costituzione a suo piacimento.

Arma a doppio taglio quella del blocco dell’immigrazione visto che l’Ungheria si sta spopolando; sono molti gli ungheresi che lasciano la propria nazione ed emigrano alla ricerca di un posto migliore. Il tutto è contraddistinto da un basso tasso di natalità, con la maggior parte dei neolaureati che abbandonano l’Ungheria per andare a vivere e a lavorare altrove visti i bassi salari offerti in patria, aiutati anche dal fatto che sia nella confinante Austria che in Germania vi è maggiore possibilità di essere assunti con uno stipendio molto più decoroso.

L’Ungheria di Orban avversa l’immigrazione ma non riesce a tenere in patria la mano d’opera qualificata, ed è da questo che nasce l’idea del primo ministro di far approvare una legge che permette ai datori di lavoro di chiedere ai propri dipendenti fino a 400 ore di straordinari l’anno pagabili entro 36 mesi; dietro questa manovra disperata vi è il tentativo di mantenere attive le aziende e attirare investimenti dall’estero a cominciare dall’industria automobilistica tedesca, ma la legge ha avuto l’effetto opposto ossia quello di scontentare la maggior parte della popolazione che non ha esitato un attimo nello scendere in piazza.

Una manovra che si è ritorta contro il premier, una manovra che fa molto rumore e crea scontento nella popolazione ungherese. Eppure, il governo era stato avvisato da alcuni economisti polacchi e avevano messo in guardia Orban nel rifiutare in toto l’immigrazione, cosa che ad esempio in Polonia non hanno fatto, accogliendo moltissimi ucraini.

L’altro aspetto della disastrata manovra è quello di aver ricompattato le opposizioni che prima di allora navigavano a vista senza avere la forza di effettuare una reale politica alternativa, dall’estrema destra ai socialisti, passando per i verdi. Decine di migliaia di cittadini sono scese in piazza, restano emblematiche le scene viste in tutto il mondo dei deputati dell’opposizione che arrivati dinnanzi alla sede della televisione nazionale sono stati cacciati fuori dal servizio di sicurezza impedendogli di prendere la parola.

In Ungheria la popolazione si è risvegliata da un lungo sonno, anche se Orban in passato non è stato mai molto amato ed ha avuto il suo picco massimo quando ha impedito a flussi migratori di mettere piede nel suolo ungherese. Se è vero che ciò gli ha portato un incremento di popolarità, è anche vero che nel lungo periodo tale politica si sta rivelando fallimentare creando più problemi che soluzioni.

Fatte le debite differenze, la stessa cosa è accaduta con la Brexit con la popolazione inglese che già dall’indomani del referendum avrebbe preferito votare diversamente e che con l’andare del tempo si è resa conto del processo irreversibile messo in atto dopo il referendum vinto con il 52% dei voti.

Forse è ancora presto per capire se la protesta incrementerà o se quella delle scorse settimane è stata il suo apice, di certo c’è che Orban ha compiuto in clamoroso passo falso dettato da una politica miope che non porta nulla di positivo per la popolazione che stando alle sue parole dovrebbe avere la priorità su tutti, il solito mantra vuoto e stantio che si sente ripetere dagli Stati Uniti alle nazioni sovraniste d’Europa.

di Sebastiano Lo Monaco

 

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