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Un’Europa fragile e impaurita, si divide sulle sanzioni alla Russia

di Salvo Ardizzone

Al G20 di Brisbane, il tema al centro degli incontri è finito per essere la crisi in Ucraina più che gli argomenti economici in agenda. I leader più vicini a Washington (l’australiano Abbot, il canadese Harper e naturalmente David Cameron) sono stati volutamente ruvidi con Putin, nel tentativo di metterlo nell’angolo; da ultima, sabato sera, la Merkel s’è presentata all’improvviso nell’albergo del presidente russo per un incontro fiume: due ore faccia a faccia, continuato per altre quattro anche con Juncker (docile strumento della Cancelliera) chiamato nel cuore della notte.

L’indomani, nella conferenza stampa finale, solo Obama ha preso di petto la Russia, accusandola d’aver violato gli impegni presi a settembre; gli altri europei hanno tenuto una linea assai sfumata; anche il presidente Usa, in merito a un inasprimento delle sanzioni s’è mantenuto nel vago, sostenendo che stanno funzionando, che l’economia russa sta accusando il colpo, anche se ha ammesso (bontà sua) che danneggiano le economie europee. Solo la Merkel ha ancora alzato l’allarme sulla situazione, mentre gli altri patners europei hanno adottato un profilo basso.

Il fatto è che Putin non s’è spostato d’un passo dalle sue posizioni, nel frattempo sta aprendo enormi canali commerciali alternativi in Oriente, mentre i Paesi della Ue (Germania in testa), nel loro momento più critico, si vedono sbarrato un mercato per loro esiziale. Per questo, al Consiglio dei Ministri degli Esteri dell’Unione di lunedì scorso (il primo presieduto dalla Mogherini), i toni sono cambiati notevolmente; certo si sono ribadite le posizioni ufficiali, non poteva essere diverso, ma l’escalation delle sanzioni registrata ad ogni riunione s’è fermata bruscamente. Inoltre, il nuovo Ministro degli Esteri italiano, Gentiloni, s’è affrettato a sottolineare l’importanza di mantenere una discussione politica con Putin e che sono fuori discussione soluzioni militari della crisi. Addirittura ha ventilato che, nell’ambito d’un dialogo con Mosca, anche la questione dell’annessione della Crimea potrebbe essere discussa.

Nel corso della riunione, molti ministri hanno chiesto alla Mogherini di recarsi a Mosca ma, saggiamente, lei ha rifiutato di andare per andare, sottolineando che prima i Paesi europei debbano aver ben chiara la linea da tenere; come dire che abbiano consapevolezza della situazione in cui si sono cacciati.

In realtà, sono molte le Cancellerie presso cui cominciano a serpeggiare dubbi sulle sanzioni, e sul costo che i vari Paesi sono chiamati a pagare a causa di esse; ormai è chiaro a tutti che è pura utopia pensare che la Russia faccia marcia indietro sotto il loro impatto. Fanno più danno alle disastrate economie di Bruxelles che a Mosca, e sono sempre di più quelli che cominciano a chiedersi se valga la pena di pagare un tale prezzo per essere docili strumenti degli interessi di Washington.    

  

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