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Una Libia nel caos sempre più vittima di milizie e “signori della guerra”

di Salvo Ardizzone

Da circa una settimana l’aeroporto di Tripoli è al centro di violenti scontri con l’impiego di armi pesanti; a fronteggiarsi sono la milizia di Zintan, uno dei più potenti gruppi armati dell’area, radicato sulle alture a Sud della capitale, che controlla lo scalo dal 2011, e quella di Misurata, il cui scopo è di impadronirsi dell’infrastruttura o renderla inagibile.
Nel corso della battaglia, che domenica 20 ha visto l’impiego di carri e artiglieria, sono state devastate le piste, la torre di controllo e alcuni aerei (almeno due) hanno preso fuoco mentre altri risultano danneggiati. A questo punto, malgrado le milizie di Zintan abbiano mantenuto il controllo dell’area, chiusi i siti di Tripoli e Bengasi, l’unico scalo internazionale utilizzabile resta quello di Misurata, in mano agli attaccanti.

È la prima volta che due delle più potenti milizie libiche (forse le più forti) si scontrano frontalmente per un periodo prolungato; in precedenza c’erano state solo scaramucce e atti dimostrativi, il fatto che si siano date battaglia apertamente è un segno della radicalizzazione del confronto, che vede i due gruppi armati al centro di due diversi schieramenti che vanno delineandosi: da una parte Zintan accanto al generale Khalifa Heftar e ad altri gruppi minori (con dietro l’Arabia Saudita a foraggiarli); dall’altro Misurata, gli islamisti di Hansar al-Sharia e diversi gruppi, molti dei quali si rifanno alla Fratellanza Musulmana (con dietro l’immancabile Qatar). Si tratta di una suddivisione necessariamente semplificata, perché in quel quadro polverizzato le scelte di campo sono spesso momentanee e frutto di coincidenze d’interessi.

Il fatto che si siano dati battaglia ora, e che Misurata abbia inteso neutralizzare l’aeroporto di Tripoli (impedendone di fatto l’utilizzo agli avversari di Zintan), è collegato al delicatissimo momento politico. Il 25 giugno ci sono state le elezioni farsa, che hanno visto la partecipazione d’assai meno del 20% degli aventi diritto, con numerose segnalazioni di brogli e intimidazioni, nell’assenza d’osservatori internazionali.
La Commissione Elettorale dovrebbe comunicare i dati in questi giorni, ma visto che si tratta di candidati scelti in genere al di fuori di schieramenti politici, che semplicemente non ci sono o sono irrilevanti, rappresentano solo se stessi; così il Parlamento che verrà sarà l’ennesimo fantasma autoreferenziale e privo di peso, buono solo ad avallare le scelte di altri.

Si parla con insistenza delle componenti “laiche” contrapposte a quelle “integraliste”, ma nello scenario libico queste distinzioni sono più che mai bugiarde. L’Occidente, tanto pronto a mandare aerei a bombardare, non prende neppure in considerazione l’idea di “sporcarsi le mani” assumendosi le sue responsabilità, con una massiccia iniziativa politica ed economica per stabilizzare l’area. Nella sua spettacolare cecità lo sconterà amaramente, Italia in testa.

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