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Tunisia. Svolta elettorale al parlamento con la vittoria dei laici, delusione Ennahdha

di Cristina Amoroso

Dopo un’accesa campagna elettorale giocata sulla contrapposizione tra i due maggiori partiti del Paese con due diversi modelli di società, tradizionalista e religiosa l’uno, modernista e laica l’altro, il 26 ottobre si sono tenute le elezioni parlamentari in Tunisia, le prime a seguito della nuova Costituzione del gennaio, che ha creato un’assemblea di 217 rappresentanti del popolo.

Anche se i risultati definitivi delle elezioni non sono stati ancora comunicati, il conteggio a scrutinio preliminare pubblicato dall’Agenzia Anadolus vede il partito laico Nidaa Tounes vincitore delle elezioni legistative, scavalcando il partito di ispirazione religiosa Ennahdha, partito di maggioranza alle scorse elezioni. 83 posti per Nidaa Tounes (38.24%), 68 per Ennahda (31.33%), 17 per l’Ulp di Slim Riahi, 12 per il Fronte popolare, 9 per Afek Tounes, 5 per la corrente democratica, 4 posti per l’iniziativa, e 4 per il Cpr.

Il voto di domenica ha visto una scarsa partecipazione dei giovani ai seggi, forse delusi dalla rivoluzione o attirati dal fanatismo religioso, mentre le donne in gran numero hanno rivestito un ruolo fondamentale nell’invertire la tendenza che vedeva gli islamici conservare la loro posizione di primato, affidando il governo in mano a Nidaa, partito nato nel giugno 2012 come forza di centro laica.

Il partito islamista sapeva che avrebbe visto un calo di popolarità, ma non aveva immaginato una simile battuta d’arresto. Trionfalmente eletto nel 2011, con le prime elezioni libere dopo la caduta di Ben Ali, il movimento ha avuto due anni difficili di governo, fino alle dimissioni alla fine del 2013 a favore di un Governo tecnocratico. E’ stato segnato da fallimento economico, omicidi politici e un aumento del terrorismo, in relazione al quale  è stato accusato di mostrarsi troppo accondiscendente nei confrotni dei salafiti responsabili dell’uccisione di due deputati della sinistra popolare. Il leader storico di Ennahda, Rached Ghannouchi, si è congratulato con il presidente di Nidaa Tounes, Beji Caid Essebsi, per la sua vittoria, ha detto per suo conto su Twitter la figlia Soumaya Ghannouchi, con la pubblicazione di una foto di suo padre al telefono.

Ora per la Tunisia cominciano i problemi. Certo la grande coalizione dei laici tunisini (Nidaa Tounes) ha superato nettamente gli islamisti di Ennahda, ma, non avendo ottenuto la maggioranza assoluta all’assemblea nazionale, dovrà stringere un’alleanza per governare. Nidaa Tounes può rivolgersi ai piccoli partiti e avviare trattative infinite, che porterebbero soltanto all’instabilità permanente. Oppure può accettare l’alleanza con gli islamisti e creare un governo di unità nazionale. Opzione quest’ultima  piuttosto improbabile, considerata la presenza all’interno del partito dei laici di antiche figure del regime di Ben Ali, formazione eterogenea vista da molti elettori come segno di esperienza, mentre per i militanti di Ennahda, è piuttosto un simbolo di un ritorno al vecchio regime e alla sua repressione anti-islamista.

L’elezione, a cui ha partecipato il 60 per cento dei 5,2 milioni di elettori registrati, produrrà i primi cinque anni di parlamento della nazione africana dopo la rivolta del 2011 della Primavera del Paese ed è già stata ampiamente lodata in tutto il mondo. “Questa pietra miliare nella transizione della Tunisia verso la democrazia esemplifica il motivo per cui la Tunisia rimane un faro di speranza, non solo per il popolo tunisino, ma per la regione e il mondo”, ha dichiarato il segretario di Stato americano John Kerry, mentre il presidente Barack Obama il giorno prima, aveva parlato di “una tappa importante nella transizione politica”.
Il modo pacifico e ordinato in cui le elezioni si sono svolte domenica è stato anche lodato dall’Unione Europea, dalle Nazioni Unite e dalla Francia, seguiti a ruota da Matteo Renzi e dal ministro Federica Mogherini, la quale ha affermato che“in questi anni la Tunisia ha dimostrato, pur con un profondo travaglio, che il sogno delle Primavere arabe può essere realizzato, che è possibile attraverso il dialogo e il confronto politico costruire istituzioni stabili e democratiche”.

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