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No ai “treni della morte” di Camp Darby

Attivisti della sinistra e pacifisti della Toscana hanno aderito alla manifestazione promossa da Wilpf Italia, la Carovana delle donne per il disarmo, svoltasi sabato 9 dicembre davanti ai cancelli di Camp Darby contro la cosiddetta “ferrovia della morte”, ovvero il nuovo tronco ferroviario che collegherà la base militare americana alla stazione ferroviaria di Tombolo per il trasporto di armi e munizioni.

Camp Darby fa parte del sistema delle basi Usa in Italia, le cui dimensioni sono descritte nel rapporto ufficiale del Pentagono Base Structure Report 2015: le Forze armate statunitensi posseggono nel nostro Paese 1537 edifici, con una superficie di oltre un milione di metri quadri, e hanno in affitto o in concessione altri 796 edifici, con una superficie di quasi 900mila m2. Si tratta, in totale, di oltre 2300 edifici con una superficie di circa due milioni di metri quadri.

La base logistica di Camp Darby – inaugurata nel 1952, dopo che il governo De Gasperi aveva stipulato con quello statunitense un accordo segreto cedendogli una vasta area della pineta di Tombolo – costituisce il maggiore arsenale che rifornisce le forze terrestri e aeree statunitensi in Europa, Medioriente e Africa.

Alla base Usa di Camp Darby inizia in questo mese la costruzione di una infrastruttura ferroviaria, del costo di 45 milioni di dollari a carico degli Usa più altre spese a carico dell’Italia, per potenziare il collegamento della base con il porto di Livorno e l’aeroporto di Pisa, opera che comporta l’abbattimento di mille alberi nel parco naturale. Camp Darby è uno dei cinque siti che l’Esercito Usa ha nel mondo per lo “stoccaggio preposizionato” di armamenti (contenente milioni di missili e proiettili, migliaia di carri armati e veicoli corazzati): da qui vengono inviati alle forze Usa in Europa, Medioriente e Africa, con grandi navi militarizzate e aerei cargo.

Camp Darby ha fornito la maggior parte delle armi (mezzi corazzati, proiettili d’artiglieria, bombe e missili per aerei) usate nelle due guerre a guida Usa contro l’Iraq, nel 1991 e 2003; ha fornito gran parte delle bombe e missili per aerei usati nella guerra Usa/Nato contro la Jugoslavia nel 1999 e in quella contro la Libia nel 2011.

La funzione della base non è solo quella di rifornire di armi le forze statunitensi. Dalle inchieste dei giudici Casson e Mastelloni emerge che Camp Darby ha svolto sin dagli anni Sessanta la funzione di base della rete golpista costituita dalla Cia e dal Sifar nel quadro del piano segreto “Gladio”.

Camp Darby è una delle basi Usa/Nato che – scrive Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Suprema Corte di Cassazione – hanno fornito gli esplosivi per le stragi, da Piazza Fontana a Capaci e Via d’Amelio. Basi in cui “si riunivano terroristi, ufficiali della Nato, mafiosi, uomini politici italiani e massoni, alla vigilia degli attentati”. Camp Darby ha a che vedere anche con la tragedia del traghetto Moby Prince, entrato in collisione la sera del 10 aprile 1991 nella rada del porto di Livorno, con la petroliera Agip Abruzzo. Morirono arsi vivi in 140, dopo aver atteso per ore invano i soccorsi. Da ventisei anni, i familiari chiedono invano la verità, dopo tre inchieste e due processi. 

Dal marzo 2017 è iniziato un collegamento regolare tra Livorno e i porti di Aqaba in Giordania, Gedda in Arabia Saudita ed altri scali mediorientali, cosicché  Camp Darby è entrato nel “grande  nastro trasportatore oceanico” di armi.

Il progetto della nuova ferrovia nasce per potenziare il collegamento tra Camp Darby, il porto di Livorno e l’aeroporto di Pisa in seguito all’accresciuto transito di armi. La realizzazione di questa nuova infrastruttura comporta un forte impatto ambientale: circa mille alberi abbattuti e lo sconvolgimento di un vasto ecosistema all’interno del Parco di San Rossore.

Il territorio di Pisa e Livorno verrebbe ulteriormente militarizzato. Crescerebbero allo stesso tempo i rischi per i suoi abitanti, dovuti al transito di treni carichi di armi ed esplosivi in zone densamente popolate e nel porto di Livorno, nel quale possono attraccare navi a propulsione nucleare e anche con armi nucleari a bordo. Gli abitanti dell’area Pisa-Livorno, una delle zone più militarizzate d’Italia, hanno lanciato la Campagna territoriale di resistenza alla guerra, la campagna di sensibilizzazione per fermare i lavori.

di Cristina Amoroso

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