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Tisa, accordo commerciale top secret, una minaccia per i servizi mondiali

di Cristina Amoroso

Il prossimo 30 settembre si aprirà presso il Grand Hyatt Hotel di Washington, Dc il 30° Summit Globale Annuale dei Servizi, organizzato dalla Coalizione delle Industrie dei Servizi (Csi), uno dei membri fondatori del Team Tisa. Dal primo luglio sono aperte le iscrizioni generali per i biglietti di ammissione. “I negoziati sui servizi attualmente in corso nell’ambito del Doha Round di negoziati commerciali globali rappresentano una priorità assoluta per Csi e le sue aziende associate”.
Considerato che cinquanta Paesi di tutto il mondo hanno già firmato il Trade in Service Agreement (Tisa), compresi gli Stati Uniti, l’Australia e l’Unione europea e che, nonostante la grande estensione dell’accordo che copre il 68% dei servizi mondiali, i dettagli dell’accordo sono stati negoziati a porte chiuse e in gran parte ignorati dalla stampa, riteniamo doveroso fornire qualche chiarificazione facilmente verificabile.

Che cosa è la Coalition of Services Industries (Csi), uno dei membri fondatori del Team Tisa che coinvolge sempre di più aziende di servizi?
Negli Stati Uniti, la Csi comprende tutti gli operatori finanziari e le multinazionali come Aig Assicurazioni, Microsoft, Oracle, Walmart, Google, Walt Disney… Un consorzio che veramente può guadagnare molto con l’apertura dei mercati di altri Paesi. Se non è stato già fatto, è proprio perché non è stato ancora convalidato dalle politiche nazionali.
Questo gruppo, dopo aver riposto grandi speranze nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc) e nel Doha Round, in seguito al fallimento dei colloqui, ha teorizzato di uscire dalla World Trade Organization (Wto) per creare questa coalizione, compiendo azioni parallele completamente segrete, su cui i sindacati e la società civile dovrebbero avere il diritto di intervento. La posizione geografica dei negoziati è stata semplicemente trasferita a Ginevra, alla sede dell’Ambasciata d’Australia, a pochi isolati dalla sede del Wto.

Questo gruppo ha formato la coalizione globale di servizi essenziali al fine di creare un gruppo di interesse speciale con un potere di lobbying impressionante. Principale fonte di ispirazione per il gruppo sono gli “esperti” della “coalizione globale di servizi” (Sgc) in cui troviamo da parte degli Stati Uniti, i giganti dei settori bancario, Internet, energia, e da parte europea colossi come la Medef o l’azienda francese di servizi pubblici, la Veolia. Grazie alla Csi le aziende vengono coinvolte sempre di più nei negoziati.

Ancora una volta dobbiamo ringraziare la destrezza di WikiLeaks se l’accordo è venuto alla luce, con il recupero di parte del testo superprotetto. Il 19 giugno, nel secondo anniversario di “domicilio coatto” nell’Ambasciata dell’Ecuador di Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, è stato liberato sul sito web l’allegato del trattato in preparazione dedicato ai servizi finanziari, datato 14 aprile (https://wikileaks.org/tisa-financial/).
In precedenza, secondo il quotidiano svizzero Bilan, già nell’aprile 2014 il testo finale del Tisa era “sufficientemente maturo” per essere approvato e sottoposto alla firma dei governi. Sempre sul quotidiano finanziario svizzero, era stata data la notizia della denuncia di diverse Ong sulla segretezza dei negoziati. “Questi negoziati sono tenuti con la massima riservatezza in spregio dei diritti democratici e al di fuori dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto)”, aveva dichiarato, nel corso di una missione in Australia, Rosa Pavanelli, segretario generale della Public Services International (Psi), che rappresenta 20 milioni di lavoratori.

Una lettera di protesta era anche stata firmata da 350 organizzazioni in 115 Paesi, denunciando l’apertura alla concorrenza internazionale di molti servizi (http://www.bilan.ch/economie/des-ong-denoncent-le-secret-lie-aux-negociations-sur-le-commerce-des-services).
Sulle conseguenze e la pericolosità sociale del Tisa rimandiamo al saggio del giornale francese, Humanité del 25 giugno, “La Bombe qui fait exploser les services publics dand le monde”, che afferma tra l’altro: Le rivelazioni di WikiLeaks “sottolineano l’ampiezza dell’offensiva iniziata da Washington, seguita dai membri dell’ Unione europea per consentire alle multinazionali di monopolizzare il commercio dei prodotti finanziari, ma anche di tutti servizi nei principali mercati transatlantici e transpacifici.”( http://www.humanite.fr/laccord-top-secret-qui-doit-depecer-les-services-publics-545491).

In poche parole, del Tisa, Trade in Service Agreement, si sa che è stato negoziato da 50 Stati a Ginevra dal settembre 2013 a porte chiuse. Non riuscendo ad inserire il settore dei servizi nei trattati transatlantici e transpacifici (nel Ttip e nel Tpp), il Tisa risolve il problema, allargandone lo scopo a tutte le attività di servizio, inclusi i servizi pubblici. L’idea è quella di spingere i Paesi ad accettare la concorrenza di grandi gruppi con fornitori nazionali, grazie alle pressioni del loro forte potere di lobbying. Se convalidato, questo accordo impedirebbe a stati e località di esercitare la propria sovranità anche su aree di proprietà pubblica o su beni comuni, come l’acqua.

Salute, istruzione, trasporti, niente potrà sfuggire a questa logica di accelerare, in nuove dimensioni, la liberalizzazione dei servizi pubblici, secondo una logica di scrematura da parte del capitale privato nella ricerca di acquisire nuove risorse. Nella fase attuale della crisi che offre scarse opportunità, il capitale privato cerca di monopolizzare settori finanziariamente più promettenti.
Inoltre gli orientamenti del testo segreto stabiliscono che le società straniere non possono essere vittime di un trattamento chiamato “discriminatoria”. In altre parole, devono avere accesso al mercato dei Paesi firmatari esattamente alle stesse condizioni dei fornitori locali, che forniscono o meno un servizio pubblico ai cittadini.
Si prosegue nella distruzione delle singole sovranità mentre i media, le forze politiche e i sindacati mantengono un nobile silenzio.

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