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Thailandia: le ragioni di un golpe

di Salvo Ardizzone

Il 22 maggio del 2014, il Generale Prayuth, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito thailandese, istituendo un Consiglio per la Pace e l’Ordine Nazionale (in poche parole una Giunta Militare), ha portato a compimento il 32° golpe in 84 anni.

La situazione politica era da mesi senza sbocchi, per la frontale e insanabile contrapposizione fra i sostenitori degli Shinawatra (l’ex premier Thaksin, in esilio dopo il golpe del 2006 e la sorella Yingluk, Primo Ministro dal 2011 fino al maggio scorso, quando è stata destituita dalla Corte Costituzionale) riuniti nel Pehu Party e nel movimento delle Camice Rosse da un canto, e il People’s Democratic Reform Committee (Pdrc) e il movimento delle Camice Gialle dall’altro. 

La famiglia Shinawatra, di origini cinesi ed emigrata nel Nord del Paese molto tempo fa, è sempre stata una delle più ricche e potenti, ma ha toccato l’apogeo quando Thaksin è divenuto il magnate delle telecomunicazioni e dei media; da qui il salto in politica, con un’agenda dai toni nettamente populisti, basata su sussidi agli agricoltori del nord (sua tradizionale roccaforte elettorale) e un welfare generoso per le fasce meno abbienti. Eletto nel 2001, tentò di scalzare il potere della Monarchia e infiltrare uomini fedeli ai vertici delle Rtaf (Royal Thai Armed Forces) tradizionalmente legate alla Corona.  

Questa insidia suscitò il golpe del 2006 che lo destituì, e coagulò l’opposizione nel Pdrc; in esso convivevano molte anime, le più importanti espressione di borghesia e classi medie, che erano unite dalla fedeltà alla monarchia e da posizioni di fatto conservatrici. A seguito di diverse vicende, che hanno visto i due blocchi fronteggiarsi aspramente, con le Camicie Rosse opposte alle Camicie Gialle, i Shinawatra sono tornati al potere nel 2011 con la sorella Yingluk, ma i gravi disordini e lo stallo politico conseguente hanno aperto la strada al golpe dei militari. 

Per comprendere le motivazioni vere dei fatti, occorre tener presente che le Forze Armate esprimono un potere forte che s’appoggia al Re, Bhumibol Adulyadej; al loro vertice c’è una sorta di casta di generali che hanno prestato servizio nelle “Tigri Asiatiche”, un gruppo di reparti scelti (2°, 12° e 21° Rgt) dai cui ranghi provengono gli alti gradi e lo Stato Maggiore. Gli Shinewatra hanno cercato d’infrangere il monopolio di quella sorta di confraternita, introducendo uomini propri nelle alte gerarchie, per bilanciare il tradizionale attaccamento delle Rtaf alla Corona. Sia Thaksin che Yingluk sapevano bene che, senza il loro appoggio, o, alla peggio, la loro neutralità, non avrebbero potuto mettere in atto il loro programma di stabile e capillare occupazione e gestione in proprio del potere, basato su un consenso guadagnato tramite una martellante propaganda dei media, misure demagogiche e spunti di populismo spicciolo. 

Ma il gruppo di ufficiali provenienti dalle “Tigli Asiatiche”, garantiscono il legame fra Corona e Forze Armate, e con questo la tutela degli interessi di classe media e borghesia. Inoltre, l’invasività del potere familiare dei Shinewatra, usato con assoluta disinvoltura a scopi personali sotto lo schermo della propaganda, suscita l’opposizione di vaste fasce della società Thai. Di qui, vista l’impossibilità d’una soluzione politica, il golpe come tentativo d’allontanare la minaccia ai due poteri: Rtaf e Corona. 

Ora l’Esercito intende gestire la transizione verso la normalizzazione, assicurandosi prima il consenso di tutta quella popolazione che è stata più colpita dal lungo periodo d’instabilità; è in questa ottica che va vista la revoca del coprifuoco nelle zone turistiche, settore chiave dell’economia thailandese e altre misure analoghe. Da parte dell’elite militare, è un segnale preciso della volontà di pianificare un’agenda di lungo periodo che assicuri, in prospettiva, un solida piattaforma di consenso da contrapporre senza problemi agli irriducibili fra le Camice Rosse, e giustifichi eventuali futuri interventi repressivi che stabilizzino definitivamente il Paese. 

In tutta questa faccenda, fra magnati super ricchi e generali zeppi di stellette, demagogia a parte, lo sviluppo e gli interessi veri della società thailandese restano fuori. 

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