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Stato di Diritto a rischio: procedura Ue contro la Polonia

In Polonia lo Stato di Diritto è a rischio e per la prima volta nella sua storia la Commissione Ue attiva la procedura prevista dall’Articolo 7 del Trattato.

Sono ben tredici le leggi promulgate dalla Polonia che, negli ultimi due anni, hanno sistematicamente violato i principi e i valori fondamentali dello Stato di Diritto e dei Trattati europei. Alla maggioranza nazionalista, conservatrice ed euroscettica rappresentata dal partito Legge e Giustizia, viene contestata nello specifico la riforma del sistema giudiziario. Il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans, ha affermato che è stata una scelta obbligata anche se pesante, dato che le sanzioni previste dall’Articolo 7 vanno dalla riduzione degli aiuti fino alla sospensione dei diritti di voto in Consiglio.

La situazione è precipitata fino a questo punto in quanto si è constatato che la riforma incriminata, così come concepita da Legge e Giustizia, compromette fortemente l’indipendenza del potere giudiziario, prevedendo una pesante ingerenza da parte della maggioranza di governo nei meccanismi di funzionamento del sistema giustizia. Per attivare le sanzioni previste dall’Articolo 7 serve comunque la constatazione unanime di tutti gli Stati membri, circa l’esistenza di una violazione grave e persistente.

Alla Polonia viene concesso un termine di tre mesi per rivedere tali riforme e scongiurare l’attivazione delle sanzioni. Se entro tale termine dovesse tornare sui suoi passi, sempre secondo Timmermans, la Commissione sarà disposta a riconsiderare la sua posizione e sarà possibile far ripartire un dialogo fin qui dimostratosi difficile.

Un dialogo al quale crede fermamente il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker che ha invitato formalmente il premier polacco Mateusz Morawiecki, il prossimo 9 gennaio a Bruxelles per un confronto diretto su questa grave situazione. Nei giorni scorsi lo stesso Morawiecki si era espresso sulla questione, affermando che la Polonia è attenta allo Stato di Diritto tanto quanto lo è l’Ue. Toni in fin dei conti moderati se confrontati a quelli duri usati dal Presidente polacco Andrzej Duda, che parla di bugie e ipocrisie da parte di Bruxelles, o quelli delle dichiarazioni della portavoce di Legge e Giustizia, Beata Mazurek che accusa l’Europa di voler punire la Polonia per il suo rifiuto di accogliere profughi e migranti musulmani. Il ministro degli Esteri polacco Zbigniew Ziobro, ha liquidato la questione affermando che la riforma andrà avanti e che alla Polonia servono tribunali efficienti per poter avere un ruolo all’interno dell’Unione Europea.

A questo punto gli scenari che si prospettano sono molteplici, e probabilmente potrebbe aprirsi un dibattito politico determinante all’interno della stessa maggioranza di Governo, soprattutto in considerazione del fatto che la Polonia è un paese dall’economia, sì in continua crescita, ma fortemente dipendente dai fondi di coesione messi a disposizione dall’Unione Europea.

di Massimo Caruso

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