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Sotto l’identità della Nato si sta organizzando il Trattato globale

di Cristina Amoroso

“Per alcuni nella Nato e per  il Pentagono, l’obiettivo finale è niente di meno che il controllo militare di tutto il pianeta sotto l’egida degli Stati Uniti. Ci sono quelli nella burocrazia della Nato che sognano di realizzare ciò che gli imperatori romani, Napoleone e Adolf Hitler non sono riusciti a fare”. A dirlo è Wayne Madsen, giornalista investigativo, autore ed editorialista americano, secondo il quale la Nato punterebbe con gli alleati ad organizzare un Trattato globale utilizzando l’identità della Nato. E’ forse possibile?

Eppure il Trattato dell’Atlantico del Nord (Nato) per la collaborazione nella difesa, entrato in vigore nel 1949 ed attualmente comprendente 28 Stati, aveva un significato nel periodo della Guerra fredda ed era aperto ai soli Stati europei, come recita l’art 10: “Le Parti  possono, mediante accordo unanime, invitare ogni altro Stato europeo in grado di promuovere i principi del presente Trattato e di contribuire alla sicurezza della regione dell’Atlantico settentrionale ad aderire a questo trattato. Ogni Stato così invitato può divenire parte al Trattato depositando il proprio strumento di adesione presso il governo degli Stati Uniti d’America”.  Nessun serio geografo e cartografo avrebbe mai associato Kiev, Tbilisi, o Sofia con il “Nord Atlantico”, come nella Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord.

Eppure durante il vertice Nato di Bucarest nel 2008, a cui  partecipò anche il presidente russo Vladimir Putin, è stato concordato che non ci sarebbe stato alcun invito da parte della Nato per l’Ucraina e la Georgia ad unirsi all’alleanza.

Sta di fatto che durante l’ultimo vertice della Nato tra il presidente Obama e altri 27 capi di Stato tenutosi nel Galles ai primi di settembre, i sostenitori accaniti dell’alleanza militare hanno chiesto un’immediata espansione verso i confini della Russia. Inoltre, una veloce adesione alla Nato per l’Ucraina e la Georgia, dopoché le manifestazioni di piazza (finanziate da George Soros e organizzate dalla Cia) hanno rovesciato i governi filo-russi democraticamente eletti.

Che fine ha fatto l’Art. 10 e le decisioni del vertice Nato di Bucarest del 2008?

Forse perché la Nato ha un diverso segretario generale? L’ex ministro danese Anders Fogh Rasmussen, un fautore neo-conservatore delle invasioni  e delle occupazioni di Iraq a Afghanistan, è divenuto capo politico della Nato, attuando aggressivamente una politica di espansione della Nato, la demolizione dell’accordo di Bucarest e girando l’orologio indietro al periodo delle guerra fredda.

Tuttavia l’articolo 10 non ha impedito una serie di think tank di destra e politici neoconservatori a Washington che hanno richiamato la Nato ad ignorare l’art. 10 e ad espandere la Nato ben oltre il Nord Atlantico e l’Europa.

Una delle prime mosse del presidente georgiano Mikheil Saakashvili, dopo avere rovesciato il presidente Eduard Shevardnadze democraticamente eletto nel corso della Rivoluzione delle rose del 2003, è stato quello di firmare per un piano d’azione di adesione alla Nato (Map). Allo stesso modo si è comportato il presidente ucraino Viktor Yushchenko firmando il Map, subito dopo l’estromissione del presidente Yanukovich nella cosiddetta rivoluzione “Euromaidan”. In seguito il presidente ucraino Poroshenko nel vertice Nato del Galles ha avvalorato la richiesta dell’Ucraina di entrare nella Nato, mentre il Pentagono annunciava che Stati Uniti con altre truppe della Nato sarebbero arrivate a fine settembre a Leopoli per addestrarsi con il personale militare ucraino in Operation Rapid Trident.

Approfittando della nuova guerra fredda, iniziata con il colpo di Stato occidentale a Kiev, i pianificatori della Nato stanno lavorando alacremente con i neocon e i politici di destra della Svezia, Finlandia, Austria, Irlanda, Svizzera e Malta, perché entrino nell’Alleanza, stringendo accordi. Con la Finlandia, con cui la Nato in aprile ha firmato un memorandum d’intesa, con la Svizzera da sempre neutrale, il cui ex presidente Adolf Ogi e il Partito Liberale Democratico conservatore hanno chiesto l’adesione della Svizzera alla Nato, con l’Irlanda, che molti osservatori credono abbia stretto un accordo segreto per l’utilizzazione dell’aeroporto di Shannon come hub di transito di merci e personale.

Il presidente Obama ha detto in Estonia che la Nato è un’alleanza di democrazie. Alcune di queste “democrazie” a quanto pare vogliono portare le loro nazioni nella Nato, anche quando la maggioranza dei loro popoli si oppongono a tale azione. Obama evidentemente sente che la sua definizione di democrazia non include il rispetto per i desideri delle maggioranze. E’ il caso di molti Paesi in lista: la Moldova, la Bosnia-Erzegovina, il Kosovo, la Macedonia, il Montenegro.

Quando poi la Nato allunga l’occhio al di fuori dell’Europa che l’articolo 10 diventa un grosso problema. Allora si trova il modo di aggirare l’ostacolo: per garantire l’adesione alla Nato ad un Paese basta riconoscere nella sua  storia passata un legame con un Paese europeo.

Così il Kazakistan potrebbe essere invitato ad aderire alla Nato, dato che un tempo faceva parte dell’Unione Sovietica che era un Paese europeo. Così l’Argentina che una volta era governata dalla Spagna; Singapore, che è stata governato dalla Gran Bretagna; e il Marocco, una volta governato da Francia e Spagna. Secondo tale interpretazione, tutto il Sud e Centro America, così come i Caraibi, l’Africa, il sub-continente indiano, e la maggior parte del sud est asiatico potrebbero essere accolti nella Nato.

Un recente accordo di cooperazione tra la Nato e la Colombia è stato visto da alcuni come un primo passo verso l’adesione alla Nato per la nazione latino-americana, mentre alcuni think tank  neocon hanno chiesto l’adesione alla Nato per il Messico.

E allora perché non estendere l’invito ad Israele, agli Emirati arabi, all’Arabia Saudita?

Israele ha cercato di convincere la Nato a fondare la sua struttura di comando sud-est in Israele, che servirebbe a proteggere il fianco sud-orientale della Nato, tra cui Cipro. Il Presidente cipriota Nicos Anastasiades ha portato il suo Paese più vicino all’adesione alla Nato, applicando il programma  per la pace (Pfp), “braccio operativo” del partenariato euro-atlantico. La Nato utilizza già grandi basi militari britanniche ospitate a Cipro!

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