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Siria. L’Italia invia le sue navi però digiuna “per la pace”

“La Siria sta pagando un prezzo altissimo per una partita che serve a stabilire nuovi equilibri mondiali e in Italia la verità non viene detta, viene raccontata un’altra realtà”, così afferma Mimmo Srour, ingegnere siriano, ex assessore della Regione Abruzzo e della Provincia dell’Aquila, in una intervista di Clara Salpietro sull’attuale intervento in Siria che sta tenendo il mondo sulle spine aumentando le tensioni internazionali. Ma nella stessa intervista, Srour dice anche che “il governo italiano non è in grado di fare nulla, ogni tanto gli dicono di fare qualche dichiarazione perché in tutta questa vicenda c’è il gioco delle parti”.

Eppure, dopo le numerose dichiarazioni del Ministro degli Esteri, Emma Bonino, in cui affermava che l’Italia non avrebbe partecipato senza il consenso dell’Onu e l’accertamento dell’uso di armi chimiche da parte del regime siriano del Presidente Bashar al-Assad, adesso l’Italia riesce a trovare il pretesto per una simbolica quanto concreta collaborazione in nome di una complicità che già ci saremmo aspettati. Lasciando stare il dettaglio di trovarci oggi come Ministro degli esteri una persona che già nel 2001 scriveva come fare “entrare Israele nell’Ue” ma soprattutto perché l’Italia, storica alleata degli Stati Uniti dal lontano 1943, risulta ormai essere completamente dipendente dalla politica a stelle e strisce, proprio come un credente con la sua Bibbia.

E’ il Mediterraneo a diventare oggi lo scacchiere internazionale del “grande gioco” delle offensive. Gioco sì, perché ancora oggi nel 2013 la bomba riesce a diventare “etica”, l’intervento militare “umanitario” e la morte di tanta gente innocente solo un numero necessario per eliminare l’ennesimo dittatore cattivo.  Prima il Pentagono che , per rafforzare la sua presenza nel Mediterraneo, aveva inviato la nave da guerra USS Mahan ed altri 20 droni del modello “Global Hawk” nella base Usa di Sigonella in Sicilia, poi la Russia che aveva  annunciato di voler inviare due navi da guerra, tra cui un incrociatore missilistico.

In questo scenario dunque, nemmeno l’Italia sta a guardare: salpate infatti, dal porto di Taranto, due navi militari, il cacciatorpediniere Andrea Doria e la fregata Maestrale verso le coste libanesi, con lo scopo di tutelare le truppe italiane della forza Unifil in caso di conflitto siriano. Quale migliore pretesto per giustificare il suo appoggio agli alleati statunitensi, seguendo l’esempio francese?

E se il Ministro della difesa Mauro, lo stesso che rifacendosi all’antica Roma dichiarava che per “amare la pace bisogna armare la pace”, ribadisce l’utilità dell’invio di queste navi, dall’altro non si risparmierà nemmeno la partecipazione alla famosa giornata del digiuno indetta per il 7 settembre da Papa Bergoglio in nome della pace in Siria. Ad aderire all’iniziativa anche il ministro delle Infrastrutture e trasporti, Maurizio Lupi Gianpiero D’Alia, ministro per la Pubblica amministrazione e la Semplificazione, lo stesso che affermò la necessità di bloccare qualsiasi resistenza popolare alla realizzazione dell’impianto americano MUOS di Niscemi, in Sicilia (che servirà anche per coordinare i droni da inviare in Siria e non solo).

“Qualcuno dovrà anche dire grazie all’Italia” per la sua presa di posizione riguardo la Siria, afferma il Ministro Mauro mentre dichiara che l’Italia continuerà a prendere posizione netta contro l’uso di armi chimiche e un intervento “mirato” solo dopo le decisioni del vertice del G20 in programma a San Pietroburgo oggi e domani 6 settembre.  No deciso invece arriva dal Vaticano che ribadisce la sua contrarietà per una guerra che non risparmierà la vita di troppe persone. Segreto invece il discorso tenuto tra il Papa e lo stesso Assad, discorso telefonico che, secondo quanto annunciato dal quotidiano Clarin, confermerebbe che il portavoce della Santa fede starebbe premendo per una soluzione pacifica del caso siriano attraverso un negoziato.

di Redazione

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