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Shaykh Abbas Di Palma: “La religione serve all’uomo come gli serve l’aria che respira”

Occhi chiari, barba e capelli rossi, turbante e abito tradizionale dei religiosi sciiti, Abbas Damiano Di Palma, originario di Firenze, è presidente dell’associazione sciita “Imam Mahdi”, nonché primo “Hujjatulislam” (letteralmente, “prova dell’Islam) italiano. Per assumere quest’importante carica all’interno del “clero sciita” – dopo ci sono solo quelle di Mujtahid e di Ayatollah, con cui è possibile emanare le fatwa – Abbas ha seguito un lungo corso di formazione tra Londra e Damasco, prima di trasferirsi a Qom, antica città sacra dell’Iran. Lo abbiamo incontrato di ritorno dal Consiglio Supremo degli Ulama per il Risveglio Islamico, evento che si è tenuto a Teheran, per ricevere il suo punto di vista sugli eventi che si stanno consumando in Medio Oriente e, più in generale, sul ruolo della religione nella società di oggi.

Gentile Hujjatulislam Di Palma, iniziamo parlando del rapporto tra Cristianesimo e Islam. Secondo lei, quali passi significativi possono compiersi in direzione del dialogo?

Il dialogo tra le religioni, nella presente era, pare sia un elemento assai utilizzato ed importante da parte degli adepti alle varie fedi e confessioni nonché dalle stesse istituzioni laiche e secolari. Se mi è concesso, vorrei qui però riporre l’attenzione su di un punto spesso incompreso e non percepito dai più. Imbastire un dialogo all’insegna della conoscenza reciproca è diverso dal farlo con l’obiettivo di ottenere e raggiungere la sapienza. La conoscenza reciproca, con tutto ciò che ne deriva, o perlomeno che ne dovrebbe derivare, come il rispetto e la tolleranza nei confronti del prossimo, è elogiata dalla stessa religione dell’Islam ed è quindi un passo più che significativo per ognuno di noi. Nonostante ciò, un dialogo all’insegna della sapienza rappresenta un grado più elevato, si tratta di ricercare e abbracciare la verità senza pregiudizi per amore esclusivo di ciò che è reale e che non può essere sopraffatto da falsità o concezioni devianti e erronee. Detto questo, non intendo dire che non vi possa essere dialogo all’insegna della sapienza, il quale, come si è detto, è più nobile di quello all’insegna della conoscenza reciproca, tra adepti di fedi e confessioni differenti e anzi, vedere la verità da angolature diverse, potrebbe aprire gli orizzonti dei vari fedeli facendogli percepire nuove realtà e vedute. D’altra parte bisogna ammettere che a volte il dialogo tra fedi differenti si è fatto a dir poco duro ma non per questo necessariamente polemico e apologetico. In passato, per esempio, quando secoli fa il dialogo tra Islam e Cristianesimo pareva ufficialmente impossibile, si formavano anche circoli sapienziali ove adepti di entrambi le fedi parlavano di sapienza divina e di cavalleria spirituale e si scambiavano le proprie cognizioni ed esperienze intime con l’Assoluto. Una situazione e un contesto certo da non confondere con molte riunioni ecumeniche di oggigiorno dove si cerca di amalgamare nozioni astratte senza una relazione tra loro per scopi che di spirituale hanno ben poco. Noi siamo disposti a dialogare sia all’insegna della conoscenza reciproca che della sapienza, preghiamo e continueremo a pregare per la comunità cristiana, e se le autorità vaticane vogliono il dialogo con esponenti del mondo islamico sciita, non hanno altro che da chiederlo, saremo a loro totale disposizione, a Iddio piacendo.

Lei è stato recentemente a Teheran, invitato a presenziare al Consiglio Supremo degli Ulama per il Risveglio Islamico. Potrebbe dirci di cosa si è parlato e quali conclusioni sono state tratte da quest’incontro?

Con il beneplacito di Dio si è concluso il sesto incontro ufficiale del Consiglio Supremo degli Ulama per il Risveglio Islamico. I temi dibattuti sono stati diversi, principalmente si è discusso della situazione in Siria e del problema del takfirismo, una corrente ideologica al momento sostenuta dai Paesi imperialisti, quelli a loro vassalli, sia europei che arabi, e da Israele. Il takfirismo considera come infedeli tutti coloro che non appartengono a codesto movimento; la vita e la proprietà dei non-takfiriti non ha per essi alcun valore e per questo abbiamo assistito a massacri cruenti e sistematici protratti dagli aderenti di questa corrente di pensiero un po’ contro tutti. Durante l’incontro di Tehran, si è ricordato il fatto che Muhammad, l’ultimo profeta dell’Islam, su di lui la pace e sulla sua famiglia, come dice il sacro Corano, sia stato mandato come “misericordia per i mondi”. Gli stermini, gli stupri e gli sgozzamenti dei takfiriti nei confronti di chi non la pensa come loro sono quanto di più lontano possa esserci dalla misericordia menzionata nel sacro Corano. Gente che squarta ventri, mangia i cuori delle proprie vittime e gioca a calcio con le teste di soldati e civili decapitati sono quanto di più orribile si possa immaginare. Il tutto, purtroppo, avviene grazie al sostegno e ai finanziamenti dei cosiddetti Paesi democratici. Il Consiglio Supremo degli Ulama ha ribadito la necessità e il dovere di continuare la resistenza contro tale terribile fenomeno. Questo però, come ha ribadito il Consiglio, non deve far dimenticare a tutti i governi, i movimenti, le organizzazioni e gli istituti islamici, la priorità della resistenza contro il regime sionista e le aggressioni dei Paesi imperialisti protratte ai danni della Comunità Islamica.

Si è parlato anche di quanto sta avvenendo in Bahrain?

La situazione in Bahrain è a dir poco tragica. Da anni ormai proseguono senza sosta le manifestazioni pacifiche da parte della popolazione. Il governo del Bahrain, con il tacito consenso delle potenze occidentali, ha risposto con uccisioni, arresti e chiusure di moschee e istituti religiosi. Come se non bastasse, l’esercito saudita e quello degli Emirati Arabi hanno occupato il Paese per sostenere la repressione esercitata sulla popolazione. Il tutto accompagnato dal silenzio internazionale. Il governo del Bahrain ha poi offerto rifugio e protezione a siriani, giordani e pakistani onde aumentare la pressione contro i civili locali che hanno sempre chiesto riforme protestando in modo pacifico, non violento e legittimo. È interessante a questo punto osservare la posizione dell’Occidente: va bene fornire armamenti ai terroristi in Siria provenienti da cinquanta Paesi differenti mentre si rimane indifferenti nei riguardi delle manifestazioni popolari che hanno luogo in Bahrain e che vengono represse nel sangue. Tutto questo è ipocrita e inammissibile. Il Consiglio degli Ulama in Bahrain, il movimento guidato dal perseverante Shaykh Isa Qassem, è stato messo al bando solo perché chiedeva delle riforme e i medici vengono arrestati solo per aver fornito cure mediche a manifestanti feriti. Ciò significa che per le autorità europee e americane gli esseri umani hanno diritti solo quando accettano di sottomettersi incondizionatamente ai progetti egemonici che esse portano avanti.

Un’ultima domanda a Lei come religioso, quanto crede sia importante il ruolo della religione nello scenario della politica internazionale?

La religione serve all’uomo così come gli serve l’aria che respira o il cibo di cui si nutre. L’esserne consapevoli è un’altra questione. Nel corso della storia si è fatto di tutto per cancellare la religione dalla faccia della terra: dalle società segrete a quelle pubbliche, è da secoli che si cerca di sradicare il sentimento religioso dai cuori delle persone di buona volontà. Il risultato è stato che la religione è tutt’oggi presente nei cuori e nelle case degli individui, nei luoghi di culto, nelle scuole, nelle associazioni filantropiche e nelle strutture sociali e politiche su più larga scala. Gli attacchi contro la religione sono stati innumerevoli; da un lato si è cercato di colpirla direttamente con ogni mezzo necessario allo scopo, dall’altro lato si è invece cercato di escluderla dalla vita pubblica e sociale volendola confinare ai luoghi di culto e nelle case private, come se l’uomo da solo fosse saggio abbastanza da poter gestire l’intero mondo. Poi, un altro attacco ai danni della religione è stato perpetrato quando si è voluto presentare un certo tipo di “spiritualità”, più correttamente descrivibile come spiritualismo, separata dalla religione, senza principi e senza norme, ove il contatto con il sacro avviene attraverso canali e tratti del tutto individualistici. Il suddetto fenomeno, di fatto, mescola o sostituisce una sorta di anarchia interiore con la disciplina devozionale e di conseguenza nessun miglioramento personale, sociale o politico potrebbe mai aver luogo. La religione parte da una consapevolezza e un riconoscimento dell’individuo seguiti da risolutezza nel percorrere un cammino esistenziale effettivo che necessariamente avrà delle ripercussioni nella vita pratica sia in pubblico che in privato, sia a livello esteriore che a livello interiore. Quando si giunge a codesto risultato, anche la politica internazionale potrà iniziare ad avere un senso, la compassione verso il prossimo tornerebbe ad esser vista con onore e non come un segno di debolezza, e allora sì che si potrebbe tornare a parlare di verità attraverso la saggezza e di giustizia per mezzo della fede. E il mondo, ivi incluso quello a venire, sarebbe un luogo più sicuro e benefico per tutti.

di Federico Cenci

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