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Seldon Lady

di Alessandra Riccio

Toh! Ma guarda che sorpresa: individuato in una posto di frontiera fra Costarica e Panama, l’agente della Cia Robert Seldon, inseguito dall’Interpol per una mandato di cattura della magistratura italiana, è dovuto tornare in Panama dove pare sia stato fermato a richiesta della ministra Cancellieri, e però, chi poteva aspettarselo!, dal fermo in Panama, in meno di dodici ore, lo ritroviamo a bordo di un aereo diretto negli Usa, a quando dichiarato dallo stesso Dipartimento di Stato, mentre il governo del Panama, che credevamo tanto amico dell’Italia, fa il pesce in barile.

Robert Seldon Lady è un agente della Cia con una biografia che sembra frutto di una sceneggiatura hollywoodiana: nato in Honduras del 1954 da padre anch’egli agente segreto, ha vissuto lì infanzia e adolescenza. Negli anni settanta lo ritroviamo in Luisiana arruolato nella polizia di New Orleans, ma era un elemento chiave del traffico di cocaina e di armi per la controrivoluzione nicaraguense negli anni ottanta insieme a John Negroponte, Félix Rodríguez Mendigutía e il famigerato Luis Posada Carriles per quell’operazione chiamata Iran-contra messa su durante l’Amministrazione Reagan.

Dopo una parentesi in Nigeria dove ha collaborato a fabbricare uno dei pretesti utili a demonizzare Saddam Hussein, e cioè che l’Iraq volesse mettere le mani sull’uranio nigeriano, è diventato capo della stazione Cia a Milano, ha contato sulla collaborazione di Betnie Medero, seconda segretaria dell’ambasciata statunitense a Roma dall’agosto del 2001 e di un’altra ventina di agenti, tutti condannati dai nostri tribunali per il sequestro di Abu Omar a Milano nel 2003.
A Seldon Lady sono toccati nove anni di carcere, essendo stato provato il suo ruolo di capo dell’operazione contro l’imam Abu Omar, rifugiato politico in Italia, sequestrato in strada, caricato in macchina, trasferito alla base di Aviano, da lì in Germania a Ramstein e quindi al Cairo dove è stato brutalmente torturato anche con la partecipazione di Seldon.

Nel 2005, insieme a sua moglie, l’agente della Cia ha lasciato l’Italia un attimo prima dell’arrivo della polizia e pare che abbia trascorso questi anni in Centroamerica, soprattutto nella natia Honduras dove ha un amico che gli deve favori, quel Presidente ad interim, Roberto Micheletti, che si è prestato a coprire il golpe con cui nel 2009 fu deposto Manuel Zelaya, il Presidente legittimo. Ormai ex agente, essendo stato bruciato nell’affare Abu Omar, questo individuo troverà protezione negli Stati Uniti e resterà così impune dai reati con cui ha esercitato sull’imam innocente, ogni genere di violenza insieme ai 21 nordamericani condannati dai nostri tribunali.

D’altra parte, il colonnello Joseph Romano, condannato ma graziato dal Presidente Napolitano, e gli altri in un modo o nell’altro se la sono scanzata. E mentre l’Amministrazione Obama si sgola a minacciare i paesi di mezzo mondo se osano concedere asilo a Snowden, cresce il numero di assassini, sabotatori, torturatori che sanno di poter essere al sicuro proprio nel paese che ha ingaggiato una guerra spietata e crudelde contro il terrorismo.

Fonte: http://www.giannimina-latinoamerica.it/2245-seldon-lady/

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