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Scandalo nel Regno Unito: abusi sessuali in un centro di detenzione per immigrate

di Cristina Amoroso

La maggior parte delle donne che chiedono asilo politico in un Paese europeo sono fuggite da esperienze di violenza, torture, abusi sessuali, prostituzione forzata, mutilazioni genitali femminili, matrimoni forzati, in patria o nel corso dei loro lunghi viaggi di fuga.

All’atto della loro richiesta di asilo nel Regno Unito, in uno dei Centri di accoglienza/detenzione, giudicato “rispettoso e sicuro” nell’ultima ispezione indipendente da parte dell’ispettore capo delle prigioni di Sua Maestà, le sopravvissute alle violenze devono essersi sentite finalmente sicure da quelle esperienze traumatiche vissute nella loro patria o durante la fuga.

Purtroppo, come ha riferito una donna detenuta in attesa della concessione del visto, “Le cicatrici di tortura fisica, dal mio Paese, si possono vedere. Le cicatrici psicologiche del centro di detenzione non si possono vedere, ma dureranno per sempre”. Si tratta del Wood Immigration Removal Centre, di Yarl, nella contea orientale dell’Inghilterra di Bedfordshire, che può ospitare fino a 900 persone, il  più grande centro di detenzione per immigrati in Europa.

Nel 2013, più di 28mila persone sono state tenute in detenzione per immigrati in Gran Bretagna. Molti sono stati trattenuti solo per pochi giorni, ma più di un terzo sono stati tenuti per più di due mesi, e altri sono stati detenuti per molti mesi o anni. Tra questi 2mila donne hanno cercato asilo nel Regno Unito, che è uno dei pochi Paesi europei che non pone limiti di tempo a tale detenzione.

Il Wood Immigration Removal Centre di Yarl non è nuovo a polemiche, a scioperi della fame, a proteste, incidenti, accuse di mancanza di assistenza, violenze sessuali. Il rapporto ufficiale del relatore delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, Rashida Manjoo, in visita di due settimane nel Regno Unito lo scorso anno, censura il governo inglese per averle impedito di ispezionare il centro di detenzione di Yarl nel  Bedfordshire, come le era successo in analoghi centri di detenzione per immigrati in India e Bangladesh.

Secondo l’ultimo rapporto sul Wood Immigration Removal Centre di Yarl, pubblicato mercoledì 14 gennaio dall’ente di beneficenza Wrw, “Women for Refugee Women”, Donne per donne rifugiate, un ente che affronta le ingiustizie vissute dalle donne che cercano asilo, risulta che le donne sono trattate “come animali” in questo centro di detenzione.

Il rapporto, intitolato “Io sono un essere umano” ha esaminato l’esperienza di 38 donne richiedenti asilo, detenute al centro tra giugno 2012 e novembre 2014, riferisce che molte si sono lamentate di essere state fisicamente o sessualmente assalite dal personale del centro. Secondo il rapporto, 29 delle intervistate hanno detto che sono state vittime di bullismo da parte dei membri del personale e altre 25 hanno denunciato di aver subito abusi razziali. Inoltre, 16 delle intervistate hanno dichiarato di avere subito abusi sessuali o fisici da parte del personale del centro di detenzione.

Il rapporto ha condannato il comportamento del personale, in particolare da parte delle guardie di sesso maschile, dichiarando che provoca più di un trauma per le detenute, di cui la maggior parte era stata violentata o subito violenza sessuale prima di arrivare in Gran Bretagna. Natasha Walter, il direttore dell’ente Wrw, ha chiesto la fine della detenzione delle donne in cerca di asilo nel Regno Unito, dicendo: “Questo rapporto mostra che le sopravvissute alla violenza sessuale che vengono nel Regno Unito in cerca di protezione sono regolarmente tenute sotto chiave e a loro vengono negate la privacy e la dignità nella detenzione”.

Nonostante questi scandali, il Ministero dell’Interno ha mantenuto la fiducia nella società che gestisce il centro di immigrazione. Alla Serco, la società in questione, è stato recentemente offerto un contratto 70milioni di sterline dal Ministero degli Interni per la gestione del centro di Yarl per altri otto anni. “Mentre la Gran Bretagna si sta attivando per cercare di combattere la violenza sessuale in patria e all’estero e proteggere le vittime, il governo non può permettere che ciò continui”, ha osservato un portavoce del Ministero degli Interni.

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