Cronaca

Reddito di Cittadinanza, scontro su dichiarazioni Boeri

Il reddito di cittadinanza sulla quale si è giocata tutta la campagna elettorale dei 5stelle, stando alle dichiarazioni di Boeri, sarebbe in realtà un reddito minimo che andrebbe a carico di precari e disoccupati. Secondo il presidente dell’Inps il reddito di cittadinanza varrebbe 38 miliardi, dichiarazione che si scontra con la difesa del movimento 5stelle che si fa forte sui dati dell’Istat, stando a questi il costo sarebbe intorno a 14,9 miliardi.

Insomma lo scontro sul reddito e sul suo fantomatico costo continua nei giorni che precedono le consultazioni al Quirinale. In realtà il reddito di cittadinanza altro non sarebbe che un reddito minimo condizionato all’inserimento lavorativo e alla riqualificazione professionale. Come poi tutto ciò dovesse realizzarsi è il secondo mistero viste le condizioni in cui versano gli uffici di collocamento.

Paolo Gentiloni ormai dimissionario e Tito Boeri anch’esso a fine mandato hanno rilanciato la questione sul reddito di cittadinanza, l’occasione è stata fornita dalla presentazione dei dati dell’osservatorio statistico sul reddito di inclusione, il ReI, ovvero una misura contro la povertà selettiva, non universale e condizionata all’accettazione di un’offerta di lavoro, pena la perdita del diritto di beneficiare di massimo 485,41 euro al mese per una famiglia di 5 o più persone, di 382 per quattro persone, 294 tre persone, 187 una singola persona.

Stando ai dati del primo trimestre l’importo medio mensile del ReI è di 297 euro e varia da un minimo di 225 euro per la Valle d’Aosta ai 328 per la Campania. Le regioni del sud hanno valore medio più alto di quelle del Nord e del Centro. Il ReI avrebbe raggiunto 317 mila persone, 110 mila famiglie, sette su dieci risiedono al Sud. Altre 477 mila hanno avuto il sostegno di inclusione attiva (Sia), una Social Card 2.0 assorbita dal ReI. L’intenzione è quella di raggiungere una platea di 2,5 milioni di persone che dovranno spartirsi 1,7 miliardi nel 2018, 1,845 miliardi a decorrere dal 2019 molto più vasta di quella inizialmente prevista (1,8 milioni di individui, 500 mila famiglie), parte delle quali destinate a rafforzare i servizi. Toccherà al prossimo governo, quando ci sarà, trovare le risorse per rifinanziare la misura.

Fatte le debite differenze con il reddito di cittadinanza il ReI è rivolto alle famiglie, mentre quello voluto dai 5stelle è maggiormente rivolto ai singoli pur essendo strumenti che rispondono alla stessa logica: il ReI, voluto dal Pd, è sottofinanziato, quello di M5S sarebbe pari a 14,9 miliardi all’anno (stima Istat nel 2016). Lo stesso governo targato Pd, anche su impulso dell’Alleanza contro le povertà, (composta anche da Acli, Caritas e Cgil), ha riconosciuto che il ReI è sotto-finanziato e avrebbe bisogno di sette miliardi all’anno per coprire quattro milioni e 742 individui. I Cinque Stelle pensano di ampliarlo ai poveri relativi otto milioni e 465mila persone. Per questo è più alto. Il reddito dei Cinque Stelle arriva fino a 780 euro, calcolato sul 60% del reddito mediano netto, destinato a decrescere in un ristretto periodo di tempo e a condizione di non rifiutare una offerta di lavoro su tre.

La polemica si gioca tutta sulle cifre: il reddito di cittadinanza dei 5stelle costerebbe tra i 35 ed i 38 miliardi di euro ha sostenuto Tito Boeri che non si è risparmiato nel criticare chi ha imbracciato la bandiera del reddito di cittadinanza dimenticando che un qualcosa di simile è già presente e funzionante. Eppure non è vero che i 5Stelle hanno sbandierato il reddito di cittadinanza solo in questa campagna elettorale, ad onor del vero è uno dei cavalli di battaglia del movimento che già dal 2013 ha avuto sempre più consistenza; fu Sel ad esempio nel 2013 ad appoggiare una proposta sostenuta dl movimento. La polemica innescata si gioca tutta sui conti e non tocca la questione etico-politica e se si vuol vedere il bicchiere mezzo pieno è già un piccolo passo avanti.

di Sebastiano Lo Monaco

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