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Puglia, cronaca di una strage annunciata

di Cristina Amoroso

Ventitré morti, più di cinquanta feriti. Mentre si ricompongono i corpi irriconoscibili, le indagini puntano ad accertare eventuali responsabilità dell’incidente avvenuto intorno alle 11 del 12 luglio. Quella che si è verificata tra Andria e Corato, in Puglia, è tra le più gravi tragedie ferroviarie mai verificatesi in Italia: violentissimo l’impatto tra due treni delle Ferrovie Nord Barese che si sono scontrati frontalmente in un tratto a binario unico. Un binario unico?

Eppure la ferrovia Napoli-Portici, la prima linea ferroviaria costruita su territorio italiano, nel Regno delle Due Sicilie, inaugurata il 3 ottobre 1839, era a doppio binario. Nel 1842 c’era stata la riconversione alla produzione ferroviaria di un grande stabilimento già adibito alla produzione di cannoni e proiettili d’artiglieria. Con decreto reale del 22 maggio 1843 sorge l’Opificio ferroviario di Pietrarsa, adibito alla costruzione di locomotive e all’assemblaggio di materiale rotabile, il quale dava lavoro a 1125 operai, voluto da Ferdinando I perché il Regno non dipendesse da nessun altro Paese.

E poi nacque il Regno d’Italia che segnò la divisione dei cittadini, quelli del nord di serie A e quelli del sud di serie B, gli africani di allora e i terroni di oggi, ricordati da uno scriteriato su di un social network proprio a proposito dello scontro dei due treni: “20 terroni deceduti… Grande notizia… non sono tanti, ma è pur sempre meglio di niente“.

Non fa meraviglia se nel 1870, dopo l’Unità d’Italia, c’era un solo binario per gran parte del tratto Napoli-Foggia e nel 2016 continua ad esserci un solo binario per treni con sedili in legno che prima della Seconda Guerra mondiale erano utilizzati per la terza classe, promossi poi a seconda classe negli anni Settanta, trasferiti nel sud invece che essere rottamati.

Non è un incidente, è un crimine con molti colpevoli.

Versi lacrime di coccodrillo il Comitato di affari e tangenti che riversa tonnellate di miliardi di euro su linee ad alta velocità inutili, lasciando al sud città senza treno come Matera e regioni a forte richiamo turistico, come la Puglia, la Calabria, la Sicilia con treni a binario unico.

Versi false lacrime il fiorentino arrogante che di 4560 milioni di euro per le ferrovie ne ha destinati 4500 al nord, da Firenze in su e 60 da Firenze in giù. Versi false lacrime l’amico del fiorentino, il Graziano ministro delle Infrastrutture per i suoi geologi tuttora impegnati ad analizzare le rocce per capire se si può fare la linea ferroviaria tra Napoli e Bari.

Se nel 2016 ci sono ancora tratti ferroviari a binario unico è perché è stato deciso di non investire lì. Se anziché spendere miliardi di euro per bucare la Val di Susa per l’opera inutile della Tav si fossero usati quei soldi per sistemare questa e altre tratte a binario unico oggi non saremmo a piangere 23 morti.

C’erano 180 milioni di fondi europei scaduti nella prima tranche il 31 dicembre 2015. Il Grande progetto di adeguamento ferroviario dell’area metropolitana del Nord barese includeva fra gli interventi anche il raddoppio di quel binario. Ma si è perso tempo con gli espropri, con le autorizzazioni, con l’impiego delle risorse. Il progetto non è mai partito, il binario è rimasto unico. Questo avrebbe ridotto una parte del rischio. Ma nulla è stato fatto perché non si intende investire nel sud.

Ai familiari delle vittime il nostro più profondo cordoglio.

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