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Sahrawi, un popolo derubato tra l’indifferenza occidentale

Verso il Sahara Occidentale, una regione contesa di 266mila chilometri quadrati a sud del Marocco, gli occidentali mostrano un solo atteggiamento: l’indifferenza. Eppure, il Sahara Occidentale è il più grande territorio non autonomo del mondo riconosciuto dalle Nazioni Unite: è conteso sia dal Marocco sia dal Fronte Polisario, un’organizzazione militare e politica che rappresenta il popolo Sahrawi, l’insieme dei gruppi tribali locali che reclamano la sua indipendenza.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a fine maggio ha adottando all’unanimità la risoluzione 2351 che estende di un anno il mandato della Minurso, (la missione di pace delle Nazioni Unite). Il testo della risoluzione elaborato è stato presentato dall’ambasciatore rappresentante permanente degli Stati Uniti presso l’Onu, Nikki Haley.

Nel suo primo rapporto sul Sahara Occidentale, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha chiesto la ripresa dei negoziati, l’estensione di 12 mesi, fino al 30 aprile 2018, del mandato della missione Minurso e ha riconosciuto “la risposta positiva del Marocco” alla sua richiesta di ritirarsi dalla regione di Guerguerat, manifestando invece preoccupazione per la presenza di elementi armati del Fronte Polisario nella regione. Guterres ha ribadito che la situazione attuale rischia di “portare al collasso del cessate il fuoco” del 1991 tra Marocco e Polisario e potrebbe generare in “un impatto pericoloso” sulla sicurezza e la stabilità di tutta la regione.

Preso atto che all’Onu piace la strategia del Marocco che continua a occupare il Sahara Occidentale e a reprimere il popolo Sahrawi, diamo voce al rappresentante del Fronte Polisario, Ahmed Boukhai, e alle sue dichiarazioni all’Onu, al Comitato speciale sulla decolonizzazione, presso il quale il territorio del Sahara Occidentale figura all’ordine del giorno come ultima colonia dell’Africa.

Il Marocco continua ad occupare il territorio dei Sahrawi dal 1975 in flagrante violazione delle risoluzioni dell’Unione Africana, dell’Assemblea Generale, del Consiglio di Sicurezza, contro il parere della Corte internazionale di giustizia del 16 ottobre 1975, e le raccomandazioni del comitato speciale contenute nel rapporto della missione inviata al Sahara occidentale nel maggio 1975.

I crimini che ha commesso e sta commettendo contro il popolo sono indicibili e la storia li giudicherà un giorno e rivelerà completamente le sue tragiche dimensioni. Dal primo giorno il Marocco è ricorso all’uso di armi proibite, come il Napalm usato nel bombardare la città di Umm Dreiga nel febbraio 1976, la Sahrawi Guernica. Decine di Sahrawi sono stati giustiziati nel deserto e sepolti in fosse comuni, sono stati scoperti alcuni di loro nel 2013 e riesumati in presenza delle Nazioni Unite.

Seicento civili e 151 soldati catturati sul campo di battaglia risultano ancora mancanti. Alcuni sono stati gettati nel vuoto dagli elicotteri. Decine di nostri connazionali, uomini e donne sono ancora vittime di violenze, stupri, torture, vessazioni, che portano in molti casi a morte nelle carceri o in repressione delle manifestazioni. Più di sessanta sono prigionieri politici che hanno speso anni nelle prigioni marocchine, tra cui il gruppo Gdeim Izik, i cui membri sono stati condannati all’ergastolo dal tribunale militare di un Paese occupante.

Il rapporto del Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, del settembre 2006, prevede che le violazioni dei diritti umani da parte del Marocco sono dovute in gran parte al fatto che il popolo Saharawi non ha esercitato il loro diritto all’autodeterminazione.

Il popolo Saharawi è una vittima di un oltraggio coloniale che dura da 42 anni. Nel 1979 la Mauritania ha firmato un trattato di pace e si è conclusa la sua occupazione del sud della Spagna. Sedici anni dopo, quando le Nazioni Unite e l’Unione africana hanno chiesto nel 1991 l’affidamento su mezzi pacifici nel referendum di autodeterminazione. Avendo dichiarato l’indipendenza del nostro paese il 27 febbraio 1976 ed essendo già membro dell’Unione africana dal 1984, accettando il referendum era la prova tangibile della cooperazione.

Dove si trova il referendum di oggi? Chi ostacola? Quanti anni di attesa?

Per non parlare del saccheggio delle risorse naturali che appartengono al popolo del Sahara Occidentale, come i fosfati e la pesca, risorse saccheggiate dal Marocco per un valore annuo di cinque miliardi di dollari, che servono a consolidare l’occupazione e scongiurare la pace, risorse saccheggiate anche da Paesi esteri.

di Cristina Amoroso

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