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Perché la Francia ha sabotato i negoziati di Ginevra sul nucleare?

di Cristina Amoroso

Lo scorso fine settimana il fallimento dei negoziati di Ginevra per un accordo sul nucleare ha perlomeno avuto il merito di rivelare chi sta veramente bloccando gli accordi: l’asse di paura e disgusto composto dal Likud in Israele, dalla Casa di Saud e l’ amministrazione Francois Hollande in Francia.

Il venerdì sera, si erano succedute varie telefonate, il presidente Barack Obama aveva chiamato il primo ministro israeliano Bibi Netanyahu chiedendogli di non far deragliare Ginevra. Bibi poi debitamente aveva preso il telefono e aveva chiamato, in successione, il primo ministro britannico David Cameron, il presidente russo Vladimir Putin, il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Hollande chiedendo loro di far deragliare Ginevra .
Hollande è stato l’unico che ha seguito gli ordini di marcia di Bibi. Fabius ha usato la mossa Arak all’ultimo minuto a Ginevra per far deragliare i colloqui, provocando le ire anche di colleghi diplomatici europei. Forse per disinformazione?O per quale motivo?

Che vantaggio aveva la Francia a sabotare i negoziati sul nucleare, rischiando di compromettere seriamene la prossima tornata di incontri del 5+1  mercoledì 20 novembre?

La stampa francese fornisce spiegazioni assolutamente patetiche. La Francia “è sola contro tutti”… “ha dimostrato senso di responsabilità”… “ha riaffermato la sua indipendenza”… “Hollande ha dato una lezione a Obama!” Sembra proprio che la Francia di Hollande si sia data la zappa sui piedi.

In effetti la Francia, come altri Paesi europei, non hanno avuto altro che perdere dalle sanzioni all’Iran. Prima di  Sarkozy il Paese cercava di seguire una politica estera indipendente dagli Usa e in alcuni casi si opponeva perfino contro alcune decisioni prese dagli Stati Uniti a livello internazionale. Però l’amministrazione di Sarkozy ha trasformato la Francia in un Paese servile nei confronti degli Usa, seguito a ruota da Hollande, con conseguenze dannose per la sua economia.

Nel mese di febbraio del 2012, la casa automobilistica francese Peugeot ha deciso di interrompere le sue attività in Iran e così per la prima metà del 2012, ha subito un calo delle vendite di 240.000 veicoli rispetto al 2011 e, tuttavia, questa cifra comprende 200.000 auto che Peugeot avrebbe dovuto vendere in Iran. La chiusura dei rapporti con Teheran, in un periodo in cui l’Europa soffre della crisi del debito pubblico e le vendite di auto sono in calo rispetto agli anni precedenti, non sembra altro che una decisione economica disastrosa: la Peugeot Citroen ha annunciato il taglio di 8.000 posti in Francia e la chiusura nel 2014 dell’impianto storico di Aulnay, vicino a Parigi, dove lavorano 3.000 persone.

Anche il sito di Rennes è stato toccato dai licenziamenti, con un taglio annunciato di 1.400 posti di lavoro su un totale di 5.600. A giugno, secondo i dati Acea, le nuove immatricolazioni di veicoli commerciali in Europa sono scese per il quinto mese consecutivo, -5,8% su anno, a 157.232 unità.

Ah, ma c’è sempre la seduzione dell’Arabia Saudita, con il  capo dell’ inteligence, Bandar-Bush e delle petrol-monarchie del Golfo. E’ il denaro dei wahhabiti che parla alla Francia.

Nel mese di luglio, l’Arabia Saudita e  gli Emirati Arabi Uniti, hanno firmato un accordo di 913 milioni dollari con la Francia per comprare due due satelliti militari Helios ad alta risoluzione. Nel mese di ottobre, il ministro della Difesa francese Jean Yves Le Drian ha celebrato la firma di un accordo di 1,5 miliardi dollari con l’Arabia Saudita per revisionare sei delle sue navi della marina. L’Arabia Saudita ha inoltre implementato il suo denaro per sostenere deboli settori del comparto agricolo-alimentare della Francia, acquistando quote importanti di società, tra cui il  Groupe Doux , la più grande società di pollame in Europa con sede in Bretagna.

Enormi contratti militari – aerei, navi da guerra, sistemi missilistici – e l’eventuale costruzione di centrali nucleari in Arabia Saudita, un accordo simile a quello conquistato dal colosso energetico francese Areva  lo scorso anno con gli Emirati Arabi Uniti (EAU). L’Iran non ha diritto di avere le proprie centrali nucleari, ma la Francia li costruisce e li gestisce per i suoi clienti wahhabiti.

Per non parlare del Qatar, di quel paradiso di schiavitù presentato dalla Fifa con la Coppa del Mondo che ha già investito oltre 15 miliardi di dollari in azioni del colosso energetico Veolia, in imprese di costruzioni… Senza contare che il Qatar ha comprato praticamente ogni centimetro quadrato significativo tra la Madeleine e l’Opera di Parigi. Avanti Hollande-Bandar!

Così, mentre i sauditi stanno dimostrando ancora una volta che il denaro parla, gli israeliani stanno facendo la loro parte, attivando la loro impressionante rete di lobby e di propaganda all’interno degli Stati Uniti e in tutto il mondo, dove la cricca di fanatici satanisti trilionari guidata dai Rothschild crea fanatici all’interno delle fedi ebraica, cristiana e musulmana, per dividere i popoli e massimizzare i profitti di guerra. Sia la Fratellanza Musulmana della Casa dei Saud che i cabalisti d’Israele, condividono una lunga storia con i loro fratelli massoni dei servizi segreti inglesi, risalente alle scuole misteriche egiziane.

La marcia oligarchia dei banchieri illuminati gestisce tutte e tre le società segrete e controlla l’economia mondiale attraverso il monopolio delle banche centrali e l’egemonia sul commercio di petrolio, armi e droga. Da quando la Chevron scoprì il petrolio in Arabia Saudita nel 1938, la monarchia  della Casa dei Saud è sempre servita come finanziatrice delle avventure militari segrete dei Rothschild. Rientra nell’inganno del petrolio in cambio delle armi.

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