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Palestina. Israele continua a demolire villaggi nella Valle del Giordano

di Manuela Comito

All’alba di ieri un bulldozer israeliano ha distrutto le tende allestite dai residenti del villaggio di Khirbet Ein Karzaliyah, nella Valle del Giordano. Secondo quanto riferito in un comunicato di B’Tselem, gli abitanti avevano dovuto allestire un campo con le tende dopo che le autorità israeliane avevano raso al suolo il villaggio l’8 gennaio, lasciando senza un riparo 25 persone fra cui 15 bambini. I militari israeliani avevano danneggiato anche l’unico tubo dell’acqua al servizio della comunità. A quel punto era intervenuto il Comitato Internazionale della Croce Rossa, che aveva fornito agli sfollati tende per una sistemazione provvisoria.

Il 13 gennaio, però, le autorità israeliane avevano inviato i militari perché confiscassero le tende. Da quel giorno tutti gli abitanti del villaggio avevano trovato riparo sotto un’unica tenda fornita dal Cicr, mentre il bestiame era rimasto senza alcun riparo. Il 28 gennaio il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha fornito le nuove tende, che sono state smantellate, danneggiate e sequestrate ieri.

Nel mese di gennaio, le autorità israeliane hanno demolito 27 abitazioni nella Valle del Giordano, lasciando 147 persone senza casa. Il numero delle proprietà palestinesi distrutte da Israele nel 2013 è raddoppiato rispetto all’anno precedente; si è infatti passati da 192 proprietà nel 2012 a 393 nel corso del 2013. Mushakhis Ahmad Yusef Bani Maniya, 40 anni, madre di 7 figli e residente del villaggio di Khirbet ‘Ein Karzaliyah, ha rilasciato una testimonianza a B’Tselem: “Abbiamo vissuto in questo villaggio per 25 anni. Durante questo periodo, l’esercito è arrivato e ha distrutto diverse volte le nostre tende e le nostre capanne per gli animali; la prima volta nel 1988-1989. La demolizione più disastrosa finora c’era stata nel 2008 e, in quel caso, avevamo fatto ricorso ai tribunali israeliani.

Anche se la vita qui è molto difficile perché mancano servizi, strade ed elettricità, noi continuiamo a vivere qui perché abbiamo greggi di pecore che devono pascolare. Ogni volta che l’esercito demolisce, noi cerchiamo di ricostruire. Anche questa volta non abbiamo un riparo, è inverno e siamo all’aperto, esposti alle intemperie. Nonostante ciò, questa mattina ho acceso il fuoco, impastato la farina e cucinato il pane per i miei figli. Ora sto facendo il formaggio, con il vento e la polvere… Non è facile”.

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