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Onu: Israele deve sbloccare il pagamento delle tasse dell’Autorità palestinese

4_3di Manuela Comito

Giovedì 15 gennaio le Nazioni Unite hanno formalmente chiesto al governo israeliano di sbloccare 127 milioni di dollari in tasse dovuti all’Autorità palestinese secondo gli Accordi di Oslo e trattenuti dopo la decisione da parte palestinese di aderire alla Corte Penale Internazionale. Jens Anders Toyberg-Frandzen, Assistente del Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha dichiarato che: “Chiediamo a Israele di riprendere immediatamente il trasferimento delle entrate fiscali e consideriamo il congelamento di circa 127 milioni dollari imposto il 3 gennaio come una violazione degli Accordi di Oslo”.

Come l’Onu, anche gli Stati Uniti hanno criticato la mossa israeliana, ma le critiche, peraltro molto velate, di certo non saranno sufficienti a far sì che Israele rispetti gli accordi. Per contro, appare invece di rilievo la richiesta palestinese di adesione alla Corte Penale Internazionale che permetterebbe di far salire sul banco degli imputati Israele per crimini contro l’umanità. La risoluzione per la creazione di uno Stato palestinese, fortemente osteggiata dagli Stati Uniti, è stata respinta il mese scorso e ora il consiglio si è nuovamente riunito per cercare di trovare una soluzione alla questione mediorientale. Anche se, secondo Toyberg-Frandzen, “i palestinesi e Israele sono ora impegnati in una spirale di azioni e contro-azioni” e ciò ha ridotto drasticamente la possibilità di riaprire il tavolo delle trattative e avviare nuovi colloqui di pace.

Il Consiglio ha incontrato diversi ministri degli Esteri arabi riuniti a Il Cairo per l’approvazione della risoluzione delle Nazioni Unite per porre fine all’occupazione israeliana dei territori palestinesi. La mozione araba prevede il ritiro di Israele dai Territori Occupati entro la fine del 2017. Gli Stati Uniti e l’Australia hanno votato contro, mentre Cina, Francia, Russia e altri 5 paesi hanno appoggiato la risoluzione. Il risultato ha evitato agli Stati Uniti di ricorrere al suo diritto di veto, una mossa che potrebbe ulteriormente minare la sua posizione nel mondo arabo in un momento in cui Washington sta conducendo una campagna contro gli “islamisti” in Iraq e Siria.

Cinque paesi hanno iniziato il loro mandato al Consiglio di sicurezza di questo mese: Angola, Malesia, Nuova Zelanda, Spagna e Venezuela. Tutti accomunati da un atteggiamento filo-palestinese e che riconoscono i diritti all’autodeterminazione dei palestinesi. Dal 2012 la Palestina è ufficialmente annoverata dalle Nazioni Unite con la Risoluzione 67/19, appoggiata dall’Italia, come Stato osservatore permanente e complessivamente sono 134 i Paesi che, in epoche diverse, hanno riconosciuto la Palestina come Stato tra cui Paesi europei come Polonia, Norvegia e Islanda.

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