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Onu: generali birmani dovrebbero essere accusati di genocidio

Le Nazioni Unite (Onu) hanno ribadito l’invito a perseguire i massimi ufficiali militari del Myanmar per ciò che l’organismo internazionale definisce un genocidio contro la comunità musulmana dei Rohingya.

Onu-Myanmar-RohingyaGli investigatori delle Nazioni Unite hanno dichiarato in un rapporto che i musulmani Rohingya hanno dovuto affrontare quattro dei cinque atti proibiti definiti come genocidio per mano dell’esercito del Myanmar, nello Stato nord-occidentale di Rakhine. Il rapporto delle Nazioni Unite riporta che l’esercito del Myanmar dovrebbe essere rimosso dalla politica e privato di ulteriore influenza sulla governance del Paese. I militari hanno membri nel parlamento birmano.

Il governo civile “dovrebbe perseguire ulteriormente la rimozione del Tatmadaw dalla vita politica del Myanmar”, si legge nel rapporto delle Nazioni Unite, riferendosi all’esercito del Paese con il suo nome locale. Questo mentre il capo del cosiddetto governo civile del Myanmar, Aung San Suu Kyi, si è schierato al fianco dei militari nelle atrocità contro i Rohingya.

L’alto funzionario delle Nazioni Unite, Zeid Ra’ad al-Hussein, ha riferito il mese scorso che Suu Kyi è stata complice dei crimini contro i Rohingya. L’Onu condanna la complicità del leader del Myanmar nel genocidio dei Rohingya. Il principale funzionario dei diritti umani delle Nazioni Unite afferma che il leader del Myanmar Aung San Suu Kyi avrebbe dovuto dimettersi l’anno scorso per una campagna di terrore sponsorizzata dallo Stato contro i musulmani Rohingya nel Paese.

Il nuovo rapporto di 444 pagine delle Nazioni Unite, basato su 18 mesi di lavoro e oltre 850 interviste, ha invitato la comunità internazionale a indagare sui massimi vertici militari del Myanmar, incluso il comandante in capo Min Aung Hlaing.

Il Martirio di un popolo

Migliaia di musulmani Rohingya sono stati uccisi, feriti, arbitrariamente arrestati o violentati dai soldati birmani e da mercenari buddisti filo-governativi principalmente tra novembre 2016 e agosto 2017, quando molti dei membri superstiti della comunità hanno iniziato a fuggire in massa in Bangladesh.

Una precedente inchiesta delle Nazioni Unite su quegli atti di violenza aveva concluso che i militari avevano compiuto uccisioni di massa e stupri di gruppo di musulmani Rohingya con “intenti di genocidio”, chiedendo il perseguimento del comandante in capo e di cinque generali dell’esercito del Myanmar.

Il team delle Nazioni Unite ha dichiarato nel rapporto di martedì scorso che le tattiche militari erano state “coerentemente e grossolanamente sproporzionate rispetto alle attuali minacce alla sicurezza”. Gli investigatori delle Nazioni Unite hanno insistito sul fatto che l’esercito di Tatmadaw dovrebbe essere ristrutturato e che il processo dovrebbe iniziare sostituendo l’attuale leadership.

I Rohingya – che hanno vissuto in Birmania per generazioni – sono privati della cittadinanza e sono marchiati come immigrati clandestini dal Bangladesh, che nega loro anche la cittadinanza, ma che ha concesso loro rifugio per motivi umanitari.

di Giovanni Sorbello

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