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Onu: 13 milioni e mezzo di siriani bisognosi di assistenza umanitaria

di Lucia Colandrea

Si è tenuto martedì scorso l’ultimo briefing sulla situazione in Siria al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Il sottosegretario generale delle Nazioni Unite per le questioni umanitarie, Stephen O’Brien, ha espresso la sua preoccupazione per i 13 milioni e mezzo di siriani che hanno attualmente bisogno di protezione e assistenza umanitaria. Più di sei milioni sono bambini.

Sin dall’inizio del conflitto, più della metà della popolazione siriana è stata sfollata; nessun luogo è ormai veramente sicuro per i civili a causa dei diversi fronti aperti. Gli scontri delle ultime settimane hanno provocato numerose vittime, feriti e sfollati, soprattutto nel Nord della Siria. L’offensiva delle forze governative e dei suoi alleati contro i terroristi nei governatorati di Hama, Idlib e Aleppo ha causato l’allontanamento di 120mila persone. La maggior parte si è trasferita in insediamenti informali, il 25% è stato accolto da parenti o amici mentre circa il 20% si è spostato nei campi localizzati al confine con la Turchia. Qui molti siriani attendono di iniziare il viaggio per l’Europa. Secondo alcuni testimoni, interi villaggi in Siria sono stati completamente abbandonati. Al-Hader, una città di 25mila abitanti, si è completamente svuotata durante la scorsa settimana. I frequenti spostamenti di popolazione dovuti al conflitto hanno determinato un aumento delle esigenze umanitarie del Paese.

Come già sottolineato da O’Brien, i gruppi terroristici attivi in Siria continuano a violare i principi fondamentali del diritto internazionale effettuando attacchi indiscriminati contro la popolazione civile e le infrastrutture, come scuole e ospedali. Secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, i militanti dell’Isis, in seguito ai bombardamenti contro le proprie basi, si sono trasferiti nelle aree residenziali per scoraggiare gli attacchi, mettendo in pericolo la popolazione civile.

Oggi, secondo i dati forniti dall’Onu, sono 6,5 i milioni i siriani sfollati. Altri 4,2 milioni hanno lasciato il Paese. Dei 680mila profughi giunti in Europa attraverso il Mediterraneo, più del 50% è rappresentato da siriani.

Quasi 400mila siriani vivono attualmente assediate dalle bande di mercenari, secondo i dati forniti dall’Onu. Le organizzazioni umanitarie sono state sinora capaci di fornire assistenza sanitaria solo al 3,6% della popolazione nelle aree assediate. Ancora più limitata è stata la distribuzione mensile di aiuti alimentari che sono arrivati solo allo 0,5% della popolazione sotto assedio. La scorsa settimana sono iniziate le operazioni per fornire cibo, medicine e altri beni di prima necessità nelle città di Zabadani e Madaya, e nelle città di Foah e Kafraya, nel governatorato di Idlib. L’operazione ha avuto luogo grazie alla tregua firmata ad Istanbul il 23 settembre dal governo e dai cosiddetti “ribelli”. Una missione che, secondo O’Brien, dimostra che soccorrere i siriani intrappolati nelle zone di combattimento è possibile se c’è volontà politica.

Secondo il funzionario delle Nazioni Unite, le attuali procedure amministrative vigenti in Siria limitano o ritardano le operazioni umanitarie. Le aree controllate dall’Isis continuano ad essere inaccessibili ai convogli del Wfp destinati all’assistenza di 720mila persone. O’Brien nel suo discorso ha invitato le autorità siriane, ma anche le forze “ribelli” a consentire l’accesso ai convogli umanitari. Almeno 11 milioni di persone in Siria hanno bisogno di assistenza sanitaria; circa 9 milioni sono incapaci di soddisfare i loro bisogni alimentari; il 70% della popolazione non ha regolare accesso ad acqua potabile.

O’Brien sottolinea la necessità dei Paesi membri di impegnarsi a garantire il rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario da parte delle diverse fazioni. Questo in attesa di una soluzione politica che, ormai secondo molti, è l’unica possibile per porre fine alle sofferenze del popolo siriano.

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