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Obama “return Nobel Peace Prize”: Gli Usa e le armi chimiche

Perché Barack Obama, primo Presidente afroamericano degli Stati Uniti d’America, insiste così tanto per muovere guerra contro la Repubblica araba siriana della Siria? E perché, a così poco tempo dalla sua elezione, fu onorato del Premio Nobel per la pace? L’uso di armi chimiche da parte dell’esercito americano nelle più svariate circostanze belliche non sono solo supposizioni, ma storia, realtà scritta nelle bare di troppi cadaveri.

Viviamo oramai nell’era di Internet, dei social networks e della più grande virtualizzazione delle vite e dei sentimenti umani. Era difficile dunque, prima dell’invenzione di questo enorme mezzo, che le gente venisse a conoscenza di fenomeni che un certo “potere” avesse interesse a nascondere. Ma è proprio questa la rivoluzione che ha portato l’uomo moderno una nuova opportunità: leggere, riflettere, andare aldilà di quelle prospettive in cui l’informazione “ufficiale” (e troppo spesso a servizio di un certo sistema) proietta il cervello dei suoi spettatori o lettori.

E chi avrebbe mai pensato, dunque, che oggi milioni di persone si trovassero d’accordo nel condannare una bandiera, quella americana, da sempre considerata la più democratica e civile del mondo? Chi avrebbe mai pensato che un giorno migliaia di soldati americani affiancassero nelle proprio foto, la propria divisa insieme ad una messaggio di ribellione contro la guerra, contro la politica bellica di Obama?

Obama return Nobel Peace Prize”, questa la frase che sta riempiendo il web  e non solo. E’ evidente che la gente incomincia a tornare indietro anche nella storia, a paragonare tutte le guerre “umanitarie” attuate dagli stessi per conto anche dell’Onu o della Nato, camuffando imperialismo per interventismo. Ed ecco che si ricorda l’enorme massacro di Fallujah in Iraq, quando nel 2004, i marines si lasciarono andare in attacchi violenti ed uccisioni contro la stessa popolazione inerme utilizzando un’arma illegale, il fosforo bianco, in grado di bruciare, a contatto con l’aria, pelle e carne su cui si deposita. Un report di Rai News chiamato “Fallujah, la strage nascosta” riporta importantissime testimonianze di sopravvissuti e militari statunitensi che affermano come l’ordine dato loro era quello di eliminare “qualsiasi obiettivo che si muovesse o camminasse, anche bambini perché armati”. Non è stata una guerra ma un omicidio di massa”, ha ricordato l’ex militare che ha preso parte alla missione. Pericolose furono le informazioni che uscirono da quella guerra e numerosi i giornalisti uccisi o semplicemente privati del materiale giornalistico prodotto. Gli americani segnavano con una X le case “disinfestate”, come scrivevano nei loro rapporti, mentre negli ospedali si raccoglievano le testimonianze di bambini cresciuti con malformazioni immediatamente dopo i bombardamenti.

Ma non dimentichiamo nemmeno la famosa guerra del Vietnam, in una terra ancora poco conosciuta del sud-est asiatico. E poi la foto di quella bambina scattata l’8 giugno 1972 a Trang Bang, a pochi chilometri da Saigon, dopo un bombardamento aereo con bombe al napalm. Anche questa, arma chimica, derivato dell’acido naftenico e dell’acido palmitico, già usato dagli Usa nello sbarco a Salerno del 9 settembre 1943. Mai nessuno si indignò per questo, così come sta accadendo oggi per la Siria? Nessun presidente americano fa mai condannato per l’uso di tali armi contro popolazioni colpevoli del solo fatti di esistere?

Dov’erano gli ispettori Onu in Serbia, Libia, Iraq, Afghanistan, Vietnam, Corea, Libano, ed oggi nella Striscia di Gaza? Piccola fetta di territorio dove sopravvive uno tra i più grandi esempi di resistenza nonostante dall’altra parte ci sia la lotta impari del fosforo bianco su cui nessuna comunità internazionale ha mai indagato.

Ecco perché la gente, quella parte di mondo che ha tolto le fette di salame dagli occhi, oggi chiede giustizia contro il conferimento del Nobel per la Pace ad Obama, Nobel che altrimenti non avrebbe comunque più valore in un mondo dove a regnare è il diritto internazionale del pesce grande sul più piccolo.

di Redazione

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