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Tratta degli schiavi: nel XXI secolo sono trenta milioni

A distanza di 70 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che recita all’articolo 4: “Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma”. È sconvolgente il risultato di uno studio condotto in 162 Paesi dall’Organizzazione australiana Walk Free Foundation: 30 milioni di persone nel mondo vivono in condizioni di schiavitù, numero che comprende schiavismo nell’ambito della prostituzione, nel lavoro forzato, traffico di esseri umani, schiavitù per debiti, matrimoni forzati o addirittura nati in schiavitù.

“Molti governi non apprezzeranno quello che abbiamo scritto su questo rapporto” ha detto il presidente dell’organizzazione Wff Nick Gromo, “ma la nostra speranza è che si rendano conto che il problema va affrontato e noi possiamo aiutarli”, aggiungendo che gli schiavi esistono in tutti i Paesi del mondo. Il Wff spera che l’indice annuale possa aiutare i governi a monitorare e contrastare quello che definisce un “crimine nascosto”.

I Paesi con la più alta prevalenza di moderna schiavitù risultano essere  Mauritania, Haiti, Pakistan, India, Nepal, Moldavia, Benin, Costa d’Avorio, Gambia e Gabon.

La  Moldavia, porzione dell’ex Unione Sovietica è l’unica nazione europea che rientra tra i primi dieci Paesi.

In termini numerici, i Paesi con le persone maggiormente soggette alla schiavitù moderna sono stati stimati in India (13.950.000), seguiti dalla Cina (2,95 milioni) e dal Pakistan (2,1 milioni). Il rapporto stima che il 72 per cento della popolazione vive in stato di schiavitù moderna in Asia.

In India, “di gran lunga la quota più grande di questo problema è lo sfruttamento dei cittadini indiani nell’India stessa, in particolare attraverso la servitù per debiti e il lavoro coatto”,  dice il rapporto.

I 2,9 milioni di persone stimate in schiavitù moderna in Cina “comprendono il lavoro forzato di uomini, donne e bambini in molti settori dell’economia, compreso la servitù domestica e l’accattonaggio, allo sfruttamento sessuale di donne e bambini, e al matrimonio forzato”.

L’indice descrive la Mauritania come la nazione dove è “profondamente radicata la schiavitù ereditaria”, e “gli schiavi possono essere acquistati e venduti, affittati e dato via come doni”.
Gli autori dello studio hanno smentito inoltre che le pratiche di riduzione in schiavitù siano collegate al tasso di povertà, sottolineando che tra le cause principali c’è la corruzione e l’impunità dei gruppi criminali che lucrano dalla tratta degli esseri umani.

Pur con percentuali minori neanche l’Europa è “libera dalla schiavitù” secondo il rapporto, che rivela come il continente ospiti al suo interno alcune “centrali” del traffico e della tratta di esseri umani. Secondo uno studio della Commissione per la criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio di denaro in Europa (Crim) sono almeno 800mila le persone residenti in Paesi europei “in condizioni di schiavitù” e 270mila quelle sfruttate sessualmente.

di Cristina Amoroso

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