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Netanyahu: “Israele non si ritirerà mai dal Golan”

Mentre in Siria la situazione evolve rapidamente verso l’epilogo, Tel Aviv mette in chiaro le sue mire: Netanyahu ha convocato il suo Governo sulle alture del Golan, sotto occupazione militare dal 1967, e ha dichiarato che Israele non si ritirerà mai da quell’area, annessa all’entità sionista con un illegittimo atto unilaterale della Knesset nel 1981.

Durante i lunghi anni di aggressione a cui la Siria è stata sottoposta, Tel Aviv ha sempre manovrato per frantumare l’unità di quel Paese, e dilatare la sua influenza e il suo dominio; per questo ha aiutato in tutti i modi “ribelli”, qaedisti e daesh.

Lungo la linea di confine con il Golan siriano, pullulano le bande armate del “califfo”, terroristi d’ogni sorta e criminali mercenari assoldati dalle varie sigle: tutti questi non minacciano in alcun modo la sicurezza di Israele, anzi, sono gli alleati da rifornire, armare, curare; sono coloro che per anni si sono interposti fra la Resistenza e l’entità sionista.

Adesso che si stanno sbriciolando sotto i colpi dell’esercito siriano e dei suoi alleati, ciò che Natanyahu teme più d’ogni altra cosa è vedere le unità di Hezbollah materializzarsi dietro i reticolati del cessate il fuoco del ’74: una tenaglia da Est che s’aggiunge all’incombente presenza dal confine libanese.

Per questo, mentre i giochi della sanguinosa partita siriana s’avviano alla conclusione, e la diplomazia internazionale è costretta a prendere atto del fallimento dei progetti di chi la Siria voleva smembrarla, Netanyahu compie il gesto, nei modi arroganti ma nella sostanza disperato, di voler affermare un dominio che s’illude di poter mantenere, quando i fatti, la Storia stessa glielo negano. Un atto, che vorrebbe essere insieme politico e di minaccia, verso alleati che ormai si sfilano ed avversari che non lo temono.

L’establishment sionista sa bene che, avviata a soluzione la partita siriana, è inevitabile si apra quella definitiva, quella per la liberazione della Palestina dall’imperialismo. Per questo la tensione fra i “decisori” israeliani è alle stelle, per questo moltiplicano violenza e repressione nel tentativo di stabilizzare una situazione che per loro si sta rapidamente deteriorando, per questo non avranno alcuno scrupolo, come sempre, a perpetrare altre sanguinose aggressioni.

Sono i loro stessi crimini che hanno saldato il fronte della Resistenza: dopo quasi settant’anni, la campana sta per suonare per loro.

di Salvo Ardizzone

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