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Nessuna bandiera Nato sventolerà nelle acque del Mar Caspio

di Cristina Amoroso

Nascosto sotto le acque del Mar Caspio c’è un immenso patrimonio naturale, uno dei pilastri di potenziale cooperazione tra Mosca e Teheran, nel contesto internazionale. L’Iran e la Russia hanno costruito un consenso unanime tra gli Stati del Caspio, che comprendono anche l’Azerbaigian, il Kazakistan e il Turkmenistan.

Una dichiarazione politica firmata dai presidenti dei cinque Stati del Caspio al vertice Caspio IV tenutosi a Astrakhan, Russia, il 29 settembre, “enuncia un principio fondamentale per garantire la stabilità e la sicurezza, vale a dire, che solo gli Stati rivieraschi del Mar Caspio hanno il diritto di avere le loro forze armate presenti sul Caspio”, secondo una dichiarazione del presidente russo Vladimir Putin.
Il suo omologo iraniano, Hassan Rohani, ha aggiunto che “vi è consenso tra tutti gli Stati litoranei del Mar Caspio che essi sono in grado di mantenere la sicurezza nell’area e le forze militari di nessun Paese straniero devono entrare nello spazio marino,” come riferisce l’agenzia di stampa statale iraniana Press Tv.

Mentre le forze della Nato stanno cercando di allargare la presenza delle sue basi in Europa ed oltre, i cinque Paesi del Caspio hanno dichiarato chiaramente l’inammissibilità di una presenza militare straniera nel Mar Caspio, escludendo ogni futuro possibile dispiegamento di forze della Nato nel bacino.

La mossa arriva nel momento in cui sia la Russia che l’Iran stanno vivendo relazioni diplomatiche tese con i Paesi occidentali e avvertono sempre di più la minaccia di una presenza militare straniera nel Mar Caspio. La Russia – a causa dei problemi legati all’Ucraina e alla Georgia – sembra rivivere il periodo della Guerra Fredda, mentre l’Iran è preoccupato che l’Occidente possa utilizzare i Paesi del Mar Caspio per fare pressione sul suo programma nucleare.

D’altra parte, le ex repubbliche sovietiche nel bacino del Mar Caspio in passato sono andate intensificando la cooperazione con gli Stati Uniti e l’Europa sulle questioni di sicurezza e di energia, in particolare l’Azerbaigian. Da quando ha ottenuto l’indipendenza nel 1991, l’Azerbaigian è emerso come un partner strategico per l’Occidente grazie alle sue immense ricchezze petrolifere e di gas che scorre verso ovest attraverso gli oleodotti Baku-Tbilisi-Ceyhan e Baku-Tbilisi-Erzurum, che sono entrambi al di fuori del controllo di Mosca. Sembra che anche il Kazakistan fosse in trattative avanzate per la creazione di una base di catering navale alle esigenze di truppe Usa e Nato nel porto nord-occidentale di Aktau. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti hanno svolto un ruolo attivo nell’aiutare l’Azerbaigian, il Kazakistan e il Turkmenistan a rafforzare le loro difese militari e a sviluppare le proprie flotte, nel tentativo di migliorare la cooperazione militare con un Paese estero dell’ex Russia sovietica.
La decisione di sigillare il Mar Caspio da una presenza militare straniera rende ora tutto il programma per una base militare Nato nel bacino molto improbabile.

Interessi strategici dell’Asia centrale nel Mar Caspio sono al centro di tutte le analisi che coinvolgono i Paesi asiatici interessati e la tensione di energia tra Oriente e Occidente.
Tecnicamente parlando, la regione del Caspio è considerata una delle regioni più ricche al mondo in termini di risorse petrolifere. Secondo le previsioni della Energy Information Administration (Eia), la regione del Mar Caspio detiene circa 48 miliardi di barili di petrolio e 242 miliardi di piedi cubi (Tcf) di gas naturale. Ricordiamo che l’intero consumo mondiale di petrolio è di circa 85 milioni di barili di petrolio al giorno e 120 Tcf di gas.

Non solo l’energia, ma anche i trasporti, la pesca e il turismo sono tra i motivi centrali degli accordi tra gli Stati del Mar Caspio, per cui i cinque Paesi hanno firmato tre documenti di cooperazione e rilasciato una dichiarazione congiunta al termine del 4° vertice degli Stati del Mar Caspio.

Rimangono in sospeso questioni relative al regime giuridico, che ha acquisito importanza con la disgregazione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e la nascita di nuovi Stati indipendenti. Anche se Putin stesso ha ammesso che  questioni in sospeso devono ancora essere risolte, ha etichettato il vertice di Astrakhan una svolta nei negoziati sullo status giuridico del Mar Caspio e si aspetta un accordo definitivo al prossimo summit in Kazakistan nel 2016, con i principi di delimitazione del bacino ancora in bilico, resta comunque un punto fermo che non ci sarà nessuna bandiera Nato a sventolare nelle acque del Mar Caspio.

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