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Migranti, Bruxelles all’Italia: “Aprite subito due hotspot”

Bruxelles chiede all’Italia “un’accelerazione” nel “dare cornice legale alle attività di hotspot, in particolare per permettere l’uso della forza per la raccolta delle impronte e prevede di trattenere più a lungo i migranti che oppongono resistenza”. Così stamane l’Ansa, anticipando quello che è il contenuto del rapporto della Commissione Ue sull’Italia che verrà pubblicato martedì.

Nel rapporto, in sintesi, si chiede l’apertura di almeno altri due centri dei sei previsti inizialmente, quello di Pozzallo e di Porto Empedocle. Al momento l’unico hotspot operativo rimane quello di Lampedusa. La relazione sull’Italia, una decina di pagine circa, elenca tutto ciò che non è stato realizzato negli ultimi mesi per fronteggiare l’emergenza profughi. Una valutazione, quella fatta dai burocrati dell’Unione europea, sostanzialmente negativa che fotografa un Paese incapace di muoversi con la rapidità che la drammatica situazione impone.

Meglio la Grecia, che starebbe facendo di più nonostante l’Italia sia impegnata da più tempo. Intanto, stando a fonti del Viminale, Angelino Alfano, al termine dell’incontro con il commissario europeo all’immigrazione e Affari, Dimitris Avramapoulos, avrebbe detto sì alla bozza della Commissione sui migranti, ma con rimpatri. “La linea italiana è che hotspot, delocation e rimpatri vadano insieme”, chiarisce Alfano.

Da parte sua il Commissario Ue sulla gestione migranti ha precisato: “Non ci sono tensioni fra Europa e Italia, questa procedura è iniziata due anni fa” e rileveremo “in breve periodo la situazione attuale”. Sottolineando infine il buon operato dell’Italia nell’ultimo periodo: “Ora l’Italia sta andando velocemente e voglio lodare pubblicamente Alfano”.

Va da sé, quest’ultimo richiamo da parte dell’Unione Europea fa emergere profonde lacune in merito alle politiche migratorie attuate dal Governo italiano. L’Europa obietta, a giusta ragione. Adesso tocca al duo Renzi e Alfano rimediare, dimostrando capacità e impegno. Il richiamo dell’Unione europea è chiaro: non è più permesso rimandare.

di Adelaide Conti

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