Cronaca

Mauro Guerra, un caso misterioso ancora aperto

Mauro Guerra è un nome che potrebbe non voler dire nulla, ma ha un destino malvagio che lo accomuna a Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi, Riccardo Rasman, Andrea Soldi (giusto per citarne alcuni); il destino di aver incontrato o avuto a che fare con certi esponenti delle forze dell’ordine. Il caso di Mauro Guerra, per alcuni versi, è ancora più terrificante e sino adesso ammantato da un alone di mistero fitto e di difficile soluzione; succede tutto il 15 Luglio del 2015, una calda mattina estiva nelle zone che confinano tra Rovigo e Padova e per l’esattezza a Carmignano di Sant’Urbano, piccolo borgo dove tutti conoscono tutti. Cosa succede la mattina di tre anni fa?

Mauro GuerraMauro ha 32 anni, un passato da parà nei carabinieri, una laurea in Economia e Commercio, ha anche delle passioni come la pittura. In quei giorni nel borgo si sta tenendo una mostra dei dipinti che vengono molto apprezzati dai suoi concittadini. Quella mattina però la vita del piccolo centro cambia definitivamente e da quel momento niente più sarà come prima, infatti, Mauro Guerra viene convocato nella vicina stazione dei carabinieri che dista dalla sua abitazione meno di 50 metri.

Perché viene convocato? La motivazione è quella di un Trattamento Sanitario Obbligatorio, un Tso. Chi lo ha ordinato? Non si sa, non lo sa il sindaco che è colui che firma il via alla pratica, non lo sa nemmeno Mauro che rimane nella caserma per mezz’ora, ma lo sanno i carabinieri che senza l’ausilio di una perizia medica hanno definito Mauro “Violento e Pericoloso”.

Cosa succede in quella mezz’ora? Non si sa ed è quello che le indagini non hanno provato ad analizzare; certo è che Mauro Guerra esce dalla stazione dei carabinieri correndo e in evidente stato di agitazione, scappa verso casa e li si barrica. Inizia una lunga trattativa tra i carabinieri ed il giovane che dura tre ore: i carabinieri cercano di convincere Mauro a farsi ricoverare, ma non dimentichiamo che manca la firma del sindaco nella richiesta del Tso, cosa che è stata accertata nelle fasi successive e nelle prime pratiche processuali in cui non esiste nessuna perizia medica.

Dopo tre ore Mauro Guerra pare convinto ed apre la porta di casa, il ricovero viene accettato e condotto verso l’ambulanza che lo aspetta, ma è tutta una finzione perché Mauro scappa, scappa urlando che lo vogliono arrestare senza motivo, è disarmato; l’inseguimento prosegue sino ai campi poco distanti dalla caserma dei carabinieri e della casa di Mauro. E’ tra i campi che rimane la vita di Mauro, perché è li che un carabiniere riesce a bloccarlo e ad ammanettarlo ma Mauro è forte, pratica il Body Building, fa anche il buttafuori nel tempo libero e non ha problemi nel divincolarsi e liberarsi.

Mauro ha avuto la meglio, ma a pochi passi un secondo carabiniere spara a distanza ravvicinata (la perizia ha stabilito un metro e mezzo di distanza) e ad altezza uomo, infatti Mauro viene colpito al petto e stramazza al suolo inerme. Il corpo rimane lì per le successive tre ore, nessuno viene fatto avvicinare e nemmeno all’ambulanza che doveva trasportarlo per il Tso viene concesso di intervenire, nemmeno i parenti che hanno assistito alla scena viene concesso di vedere il corpo del giovane; nessuno si è premurato di controllare i parametri vitali, nessuno si è premurato di controllare se Mauro poteva essere salvato. Mauro muore lì tra i campi assolati.

Inizia la trafila dei processi e lo strazio annesso dei genitori perché il carabiniere che ha sparato viene indagato; a sparare fu l’allora comandante della stazione il Maresciallo Pegoraro. Il processo che ha preso il via dopo mille peripezie è per omicidio colposo per eccesso di legittima difesa, ma l’impressione iniziale che si è avuta è stata quella di voler processare Mauro e non il Maresciallo. Il Pm si è rifiutato di sentire i parenti della vittima, l’avvocato di Pegoraro si è cimentato nel cercare ombre nella vita di Guerra, nel tentativo di attenuare le colpe del suo cliente.

Ma anche in questo caso niente è come appare e a dare un quadro più definito della vicenda ci sono dialoghi registrati quel pomeriggio del 2015: “Almeno lo hai beccato, maresciallo?”, chiede al suo superiore un carabiniere in servizio: “Si”, risponde il maresciallo, “Hai fatto bene, così si fa. Quel bastardo figlio di troia”. E’ uno dei dialoghi avvenuti quel pomeriggio.

Perché Mauro si rifiuta di seguire i carabinieri? I militari avevano definito il soggetto “violento e pericoloso”, ma il tutto senza l’avallo di una perizia e per effettuare un Tso i pareri medici devono essere due, non ne basta uno. I carabinieri non avevano nessun mandato, nessun provvedimento. I carabinieri iniziano a riprendere in video la trattativa con Mauro che sa bene che senza un documento valido non può essere prelevato: si sente ripetere più volte: “Non avete diritto a stare qui”.
E’ palese dai suoi comportamenti e dalle argomentazioni che porta, che riteneva volessero imporgli qualcosa di cui non avevano il diritto, visto che la procedura di Tso è molto chiara e non può essere presa d’iniziativa senza la richiesta del sindaco. Dopo succede quanto raccontato, Mauro scappa e muore tra i campi. Il 18 Luglio del 2018 si terrà la prima udienza del processo.

di Sebastiano Lo Monaco

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