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Mar Rosso, area strategica tra “sogni” israeliani

Si tratta di uno dei corridoi marittimi più importanti del mondo, che collega tre continenti: Africa, Asia ed Europa. Non è la prima volta che il Mar Rosso entra nelle equazioni di guerra, poiché è anche la chiave principale per consolidare equazioni e minarne altre.

Geograficamente:
– L’area del Mar Rosso è di 438.000 km2 e la sua lunghezza è di circa 1.900 km.
– Vivono 300 specie di pesci al suo interno.
– È la zona più ricca di minerali marini al mondo. Le sue acque calde contengono la più alta concentrazione di sali minerali necessari per molti metalli pesanti come ferro, oro, argento, rame, piombo, magnesio e calcio.
– Su questo mare si affacciano otto Paesi, tra cui tre asiatici: l’Arabia Saudita, che costituisce la più vasta area della costa del Mar Rosso, lo Yemen, che si affaccia a sud su Bab al-Mandab e il Golfo di Aden, la Giordania, che si affaccia a nord sul Golfo di Aqaba, mentre sulla sponda opposta si trovano cinque Paesi africani, ovvero: Egitto, Sudan, Somalia, Eritrea e Gibuti.

Demograficamente:  
– Le Nazioni Unite prevedono che la popolazione della regione raddoppierà da 600 milioni di persone a 1,3 miliardi di persone.

Economicamente:
– Più di 20mila navi attraversano ogni anno le acque del Mar Rosso.
– Beni e materie prime sono stimati a circa 2,5 trilioni di miliardi di dollari, che costituiscono il 13% del commercio globale.
– Il valore del commercio globale si avvicinerà ai cinque trilioni di dollari entro il 2050, mentre la Banca Mondiale prevede che il Pil della regione supererà i sei trilioni di dollari.
– Il 60% del fabbisogno energetico dell’Europa viene trasportato attraverso di esso, e il 25% del fabbisogno energetico degli Stati Uniti.

Ambizioni di Israele nel Mar Rosso

Le potenze mondiali, come Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Russia, desiderano avere influenza nel Mar Rosso, oltre alle storiche ambizioni sioniste. Il nemico israeliano dagli anni ’50 tenta di trovare una posizione stabilendo relazioni segrete e provocando controversie tra i Paesi confinanti per ottenere il controllo.

Ad esempio, il nemico ha rafforzato le sue relazioni con l’Etiopia, il Kenya e la Somalia, e ha stabilito basi militari ad Assab, Massaua e nelle isole di Dahlak, Haleb e Fatima, e ha ampliato le sue relazioni con l’Eritrea, che ha oltre 2mila km di spiagge sul Mar Rosso, e in una direzione che minaccia la sicurezza marittima yemenita, sudanese, egiziana e saudita.

L’ex comandante navale israeliano Canestlon ha affermato: “Dobbiamo prepararci per un futuro in cui le nostre flotte navali e militari potranno rompere l’assedio che ci è stato imposto, e a loro volta imporre l’assedio ad alcuni Paesi arabi in un modo più forte di quello che hanno imposto a noi. Dobbiamo gradualmente trasformare il Mar Rosso in un lago israeliano”.

Queste affermazioni sono confermate da alcune ricerche e rapporti, di cui si è parlato ancora durante i giorni dell’aggressione a Gaza. Il giornale “Al Arabiya Business” ha pubblicato un rapporto di cinque minuti, in cui si parla della cosiddetta mano nascosta nello stabilire il Canale Ben Gurion come alternativa al Canale di Suez.

Striscia di Gaza ostacolo alla realizzazione del Canale

Anche altri siti web, come la Cnn Al-Eqtisadiah, hanno presentato un rapporto in cui chiedono: la Striscia di Gaza costituisce un ostacolo alla realizzazione del Canale? Lo scenario che si sta verificando a Gaza rientra nei piani di Israele per realizzare il Canale?

Sulla base di un’analisi storica, il Centro di ricerca per gli studi strategici palestinesi ha pubblicato uno studio pubblicato nel 2013, in cui si parlava dell’intenzione e del piano di Israele di costruire un Canale che assumesse il ruolo del Canale di Suez attraverso diversi scenari, come mira ad estendere il proprio controllo sul bacino del Mar Rosso, dallo stretto di Bab al-Mandab allo stretto di Tiran. Lo studio pubblicato nel 2013 mette in guardia sul fatto che un vulcano economico travolgerà il Medio Oriente nei prossimi anni. Una fase difficile che i porti arabi si troveranno ad affrontare nel mezzo del conflitto portuale scaturito dai covi delle capitali arabe colluse con le forze del male.

Niente sogni sulla terra rubata!

Israele non è soddisfatto dei suoi “sogni” e sembra che sia difficile realizzarli, dato che il volume delle sue importazioni attraverso il Mar Rosso supera i 75 miliardi di dollari ed è esposto a numerosi rischi, tra cui:

  • Necessità di Israele di formare una forza operativa speciale per proteggere le sue navi, attraverso richieste ufficiali di diversi Paesi, compresi Gran Bretagna e Giappone.
  • Costi di spedizione e trasporto dovuti al cambio di rotta delle navi di 13mila chilometri.
  • Danni alle navi causati dagli attacchi della Resistenza yemenita a sostegno della popolazione palestinese.

di Zainab Hammoud

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