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Epifania, il lungo viaggio dell’umanità con la Befana e i tre fuochi

Era il 6 gennaio del 1978 – quelli con qualche anno di età dovrebbero ricordarselo – quando in quel giorno, tradizionalmente festivo, i lavoratori andarono a lavorare e gli studenti tornarono a scuola. L’anno prima il governo guidato da Andreotti aveva eliminato in un sol colpo ben sei festività religiose, tra queste l’Epifania. A furor di popolo, grazie anche ad una campagna di stampa di un quotidiano romano, l’Epifania fu ripristinata qualche anno dopo. Era un’offesa non tanto all’Epifania, che tutte le feste si porta via, e ai Re Magi provenienti dalla Persia, ma soprattutto alla Befana che tanta parte ha avuto nell’immaginario di bambini. Non è possibile eliminare una figura misteriosa ed arcana che non rivive soltanto nelle prime meraviglie dell’infanzia ma che ci ha accompagnato nel tempo fino dalle origini della storia dell’uomo.

Il mito della Befana

Per chi ha percorso il lungo viaggio alla scoperta della simpatica vecchietta, come gli autori del libro Una casa senza porte dei fratelli Manciocco, è stato possibile dimostrare storicamente attraverso statistiche archeologiche e antropologiche come tracce arcaiche della civiltà siano state conservate nelle tradizioni del mondo mediterraneo e oltre, sopravvivendo attraverso la forma di immagini e simboli in materia di figure mitiche, come quella della Befana. Alcune immagini legate alla figura della Befana sono rivelate in un contesto agricolo arcaico, quando le case divennero stabili e il culto del folklore nazionale fu istituito.

Nella cultura neolitica le case dei villaggi in Anatolia (Catal Huyuk) e in altri luoghi non avevano né finestre né porte, l’unico ingresso era attraverso l’ampio tetto orizzontale. Si entrava in casa da una scala, che veniva poi ritirata in un’azione difensiva. La Befana arriva nelle case attraverso il camino, un atto che nei miti di tutto il mondo è attribuita alle figure mitiche, come ad esempio, gli spiriti degli Indiani Montagnais in Nord America, e soprattutto la Nitu Natmate, spiriti ancestrali della Papua melanesiani, così come altre figure che portano regali durante le vacanze di Natale.

Legame tra la figura della Befana e gli spiriti ancestrali

Una volta stabilito il legame tra la figura della Befana e gli spiriti ancestrali, la Befana si presenta durante la grande festa come antenata mitica che torna ogni anno. La sua funzione principale è quella di riaffermare il legame tra la famiglia e gli antenati attraverso uno scambio di doni. I bambini ricevono doni che simboleggiano le civiltà arcaiche dove sono stati considerati i rappresentanti degli antenati, ai quali erano destinate le offerte, come dimostrato da Lévy-Bruhl nella struttura dei festeggiamenti dei nuovi anni di vigilia nello stretto di Bering, dove si crede che le ombre degli antenati, entrate in case e radunatesi nel focolare o sotto la tavola, attendano il momento opportuno per entrare nei nuovi nati della famiglia. In questo modo si appropriano dei cibi e delle bevande che i piccoli ricevono, stabilendo una correlazione tra l’antenato e il bambino che ne porta il nome.

A volte la Befana riceve offerte di cibo. Nella drammatizzazione popolare in Toscana e altrove, la Befana è una figura mascherata che guida il corteo dei postulanti e riceve offerte da famiglie che, in genere, ricevono da lei il dono della prosperità.

La Befana occupa una funzione pedagogica di un educatore esterno che premia o punisce, e ha un ruolo importante nello sviluppo del bambino. Questa Grande nonna ha presieduto le varie fasi della vita del bambino e di riti di iniziazione, che hanno avuto luogo durante i festeggiamenti del nuovo anno. Per quanto riguarda la calza appeso sul camino, che non è solo il contenitore di regali o di offerte di cibo, ma è lei stessa un dono, in quanto un prodotto manuale dedicato alle figure mitiche che sono patroni di filati e tessitura, vicino alla Befana, come Frau Holda e Berchta che visitano case durante il periodo natalizio.

Festa dell’Epifania comprende riti di purificazione

Nella tradizione mitica la Befana arriva volando su una scopa, o anche su un asino. Questo testimonia la sua associazione con le piante e gli animali, che nell’antichità avevano un valore sacro come rappresentanti o simulazioni di antenati totem, così come divinità. Nella mitologia il ramo ospita lo spirito dell’antenato, è per questo che ha assunto la funzione magica di volo e potrebbe avere un ruolo di evocazione e di allontanamento dallo spirito. Queste azioni sono state concepite come un viaggio, un volo da un regno lontano.

Oltre al legame con il culto del focolare la Befana personifica uno stretto legame con il fuoco, se astrale (portato dalle stelle, che appaiono come una meteora) o terreno (per esempio alla vigilia della Befana si accendono i falò per bruciarne la figura). Questa azione è intesa non tanto per esorcizzare una entità negativa, quanto per ri-accompagnare alla fine della grande festa dello spirito l’antenato al regno al di là della tomba attraverso il simbolismo del fuoco ascendente.

La festa dell’Epifania comprende riti di purificazione, e benedizioni con acqua. L’acqua preparata alla vigilia dell’Epifania ha un valore sacro contro gli spiriti maligni e ed è utilizzata in momenti critici della vita familiare. In Abruzzo si chiama “acqua del Bboffe”.

Attraverso il fuoco e i regali è possibile stabilire una connessione tra  la Befana e i Re Magi, che nella tradizione storica erano sacerdoti del fuoco sacro, una casta privilegiata, nella Persia Zoroastriana controllavano il fuoco. La loro conoscenza delle stelle li portarono dalla Persia a far visita in Palestina al bambino Gesù, al quale portarono i tre doni simbolici della regalità attraverso i tre mondi: oro terroso, incenso celeste e mirra dall’oltretomba. Le tre sostanze collegate a ciascuno dei tre fuochi sacri dell’India Vedica e della Persia Avestica.

di Cristina Amoroso

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