CronacaPrimo Piano

L’Italia sprofonda nel fango

di Salvo Ardizzone

L’Italia si sta letteralmente sbriciolando sotto la pioggia: Genova è per l’ennesima volta messa in ginocchio dai torrenti che l’ottusa avidità degli uomini ha ignorato, ostruendone il corso e costruendo fin dentro i loro alvei; tutta la Riviera è stravolta, come il Piemonte e la Lombardia, dove Milano è stata paralizzata dal Lambro e dal Seveso e i laghi minacciano di esondare, mentre nella Bassa il pericolo serio è che il Po travolga gli argini ormai fradici. Ovunque allagamenti, frane, danni immensi e nuovi morti (tra Genova e Varese tre nelle ultime ventiquattro ore) che s’aggiungono a quelli del mese scorso.

D’accordo, quelle che la stanno investendo sono una raffica di “bombe d’acqua” che poco hanno a che vedere con il cosiddetto clima “temperato–mediterraneo” di cui “dovrebbe” godere e che sono figlie dirette dell’infinita avida idiozia con cui l’uomo, in tutte le latitudini, violenta sempre di più il pianeta e i suoi equilibri (vedi emissioni fuori da qualsiasi controllo in Cina, negli Usa e altrove), ma di suo ci ha messo proprio tanto perché i risultati fossero disastrosi.

L’ottusa cecità con cui è stato “sgovernato” il territorio è cosa antica, da Nord a Sud è probabilmente la cosa che più affratella il nostro disgraziato Paese, soffocato sotto colate di cemento che hanno distrutto coste e stravolto territori e ambiente, in nome d’interessi per lo più opachi e sempre nell’ottica dell’utile immediato, senza mai porsi il problema del domani.

Le condizioni perché gli eventi estremi che oggi registriamo mietano vittime sempre più frequenti e danni incalcolabili, sono figlie di Amministrazioni inette e corrotte, che hanno consentito per molti decenni speculazioni spudorate, fino a permettere che interi quartieri sorgessero dove non poteva sorger nulla, come se la natura potesse docilmente piegarsi all’utile momentaneo di alcuni. Ma sono figlie pure del comune sentire di molta, troppa gente indifferente al mondo in cui vive, che vede solo come occasione d’immediato arricchimento.

Adesso i nodi vengono tutti al pettine; i disastri derivanti da un modello di sviluppo che ha stravolto il clima, s’aggiungono a quelli perpetrati sul territorio, nel caso dell’Italia già fragile di suo; il risultato è una catastrofe perfetta. Pensare di porvi rimedio con qualche annuncio e qualche cantiere aperto è semplicemente ridicolo vista l’entità del problema, ma invertire la tendenza sciagurata che l’aggrava si deve, perché un fatto è certo: i danni saranno sempre più ricorrenti e devastanti. Ma siamo in Italia e, con tutta probabilità, ad ogni autunno staremo a contar vittime e danni sempre più numerosi, con il solito codazzo di chiacchiere, quelle si, tante.          

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