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L’Israelizzazione degli Usa e le guerre “senza nome”

di Cristina Amoroso

Dal 2 al 4 marzo l’Aipac, il Comitato per l’American Public Affairs, terrà a Washington la celebrazione annuale della dominazione sionista sulla politica e sui media statunitensi, che attirerà migliaia di fanatici sionisti insieme ad una folla inferocita di manifestanti. Sentimenti anti-Aipac si stanno infatti diffondendo in vari settori della società americana, coinvolgendo anche la comunità ebraica, che da fortezza difensiva di Israele sta mostrando sempre più voci dissenzienti.

E’ il caso di Medea Benjamin un’ebrea americana in prima linea nel movimento anti-drone, una forza dirompente nelle proteste “Boicotta l’Aipac”, cofondatrice del CodePink, Codice Rosa, che con i suoi attivisti protesterà domenica 2 marzo contro la lobby sionista con un evento speciale.

Medea Benjamin, con i suoi otto libri, in particolare con l’ultimo Drone Warfare: uccidere con il telecomando ha contribuito ad accendere una luce sulle persone innocenti uccise da attacchi dei droni statunitensi.

Come pure Max Blumenthal, figlio di Sidney Blumenthal, leader ebreo ed ex consigliere di Clinton, con il libro Golia, compendio di verità sgradevoli su Israele, ha scosso la comunità ebraica americana e stimolato il dibattito sul fatto che la prossima generazione di ebrei americani sarà anti-sionista.

L’espressione “territori occupati da Israele” normalmente si riferisce alla Palestina. Ma sempre più americani si sono pronunciati sulla “Israelification”, l’Israelizzazione degli Stati Uniti, e si chiedono se è il loro Paese ad essere occupato.

L’espressione “Israelification of America” fu resa popolare da uno dei maggiori esperti di politica estera degli Usa, Andrew Bacevich della Boston University. Bacevich sottolinea che gli Stati Uniti hanno “inciampato, volenti o nolenti in una condizione israelo-simile della guerra perpetua”, con conseguenze terribili per l’economia degli Stati Uniti e la Costituzione.

L’espressione Bacevich di “Israelification”, spiega il recente fascino americano per omicidi e droni assassini. Nel suo articolo “come siamo diventati Israele”, Bacevich sottolinea che in epoca pre-11 settembre, quando l’assassinio era illegale negli Stati Uniti, Israele aveva già fatto “dell’assassinio mirato… il modo israeliano di fare guerra”. Israele è stato il primo a sviluppare e utilizzare i droni. Ora è il più grande esportatore di droni del mondo. Gli omicidi incostituzionali dei droni americani di oggi sono un sintomo di asservimento dell’America al sionismo.

L’espressione Bacevich è corretta: Gli Stati Uniti sono infatti “diventati Israele”. Ma si è sbagliato su una cosa: Gli Stati Uniti non sono “inciampati, volenti o nolenti” nell’israelizzazione.

Non c’era niente di casuale o non pianificato nel colpo di Stato sionista dell’11 settembre 2001, che imponeva il controllo sionista quasi totale sugli Stati Uniti.

Secondo Stanley Hilton e Francis Boyle, quanti si sono formati negli anni Sessanta sotto il guru neo-conservatore Leo Strauss all’Univerità di Chicago, come Paul Wolfowitz e Abram Shulsky, avevano allora intenzione di imporre una sorta di Sio-nazismo in Usa attraverso un evento secondo lo stile dell’11 settembre. Questo non fa meraviglia se si considera l’impatto di Strauss sulla vita intellettuale americana come il “più ampio movimento accademico del XX secolo”, che ha inculcato un ceppo elitario nei leader politici americani legati al militarismo imperialista. Gli straussiani hanno elaborato e continuano ad elaborare le dottrine di punta del movimento neoconservatore americano, secondo quello che è considerato l’ insegnamento del guru: “L’inganno perpetuo dei cittadini da chi detiene il potere è fondamentale perché hanno bisogno di essere guidati, e hanno bisogno di forti governanti per dire loro cosa è bene per loro”.

Inoltre un neoconservatore sio-nazista, Edward Luttwak, in realtà ha scritto una tesi di dottorato che delinea il piano stile 11 settembre di Strauss per rovesciare la democrazia con un colpo di Stato. La tesi di Luttwak è stata pubblicata nel 1968 come Coup d’État: A Practical Handbook. Il giornalista italiano Maurizio Blondet, nel suo libro 11 settembre: un colpo di stato (2002) spiega che i neoconservatori hanno utilizzato la tesi di Luttwak come loro guida step-by-step per mettere in scena l’11settembre.

Al di là delle manifestazioni celebrative del successo dell’11 settembre da parte di Netanyahu o il canto dell’ allora primo ministro Ariel Sharon (“Noi ebrei controlliamo l’America e gli americani lo sanno”) o il vanto di Mike Harari, perno del Mossad, che si vantava di avere orchestrato l’attentato, o la famosa “danza israeliana” degli agenti del Mossad per il successo dell’operazione, Israele ottimista era ormai convinta che gli Stati Uniti avessero distrutto “sette Paesi in cinque anni” in nome della Grande Israele. Ma proprio la sua hubris  ha provocato una reazione che finirà per rivoltarsi contro di lei.

Il fallimento disastroso dell’11 settembre per  Israele ha creato infatti una violenta reazione anti-sionista. Anche se i sionisti cercano di rovinare la carriera e la reputazione di chiunque metta in discussione l’11 settembre o il sionismo, stanno scoprendo che è sempre più difficile costruire un “muro di silenzio” intorno a questi argomenti.

Per due decenni l’Aipac non ha mai perso una battaglia politica. Durante lo scorso anno ne ha già perse due: il suo tentativo di innescare un bombardamento degli Stati Uniti sulla Siria, e la sua spinta per un new- deal– nelle sanzioni contro l’Iran per il nucleare. In entrambi i casi, i media sionisti dominanti non sono riusciti a convincere gli americani a sostenere un’altra guerra per Israele. L’aumento dei mezzi alternativi dell’informazione basati su Internet ha reso il sionista che impugna la morte sui media mainstream sempre più irrilevante. Lo stesso vale, in modo meno estremo, per  tutti i media mainstream statunitensi, tra cui la grande Tv, riviste, giornali e franchising.

Gli americani – e non solo – continuano a perdere fiducia nei media mainstream, e saranno sempre di più a rivolgersi a fonti alternative. E queste fonti, proprio perché stanno cercando di fornire un’alternativa al mainstream, continueranno  a sgretolare l’occupazione sionista nella mente americana. Così l’ex giornalista del New York Times, Philip Weiss, ora un blogger leader in questioni mediorientali, ha dichiarato con orgoglio: “Farò sventolare alta la mia strana bandiera di anti-sionista, non di post-sionista”.

Dovremmo imparare a chiamare le cose con il loro nome. Le persone che dominano i media americani sono “sionisti”, non “ebrei”, l’ebraismo è una religione, mentre il sionismo è un progetto politico tribale. La maggior parte di chi controlla i media non sono religiosi. Sono comunque devoti al loro “Stato ebraico” nella Palestina occupata.  E la lunga guerra contro il mondo islamico che è iniziata nel  1948 – afferma Andrew Bacevich –  è israelo-centrica, e si può definire “The War for/against/about Israel”.

 

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