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Libano. Morte e terrore a Tripoli, gli sciiti donano il loro sangue

di Giovanni Sorbello

Il Libano ha vissuto ieri una delle giornate più sanguinose dalla fine della guerra civile conclusasi nel 1990. Un duplice attentato ha sconvolto ieri la città settentrionale di Tripoli, provocando la morte di 47 persone e il ferimento di altre 500. Gli attentati sono stati compiuti con due autobomba fatte esplodere nei pressi delle moschee di Taqwa e Salam, quest’ultima si trova vicino l’abitazione del primo ministro Najib Miqati. Le esplosioni sono avvenute alla fine della preghiera del venerdì, un appuntamento religioso che tradizionalmente raccoglie migliaia di fedeli, circostanza che fa ben capire la volontà dei terroristi di seminare più vittime possibili.

Lo scenario che si è presentato ai soccorritori è stato agghiacciante. Le immagini riprese dalla televisione libanese mostrano edifici sventrati, decine di corpi carbonizzati, auto in fiamme e centinaia di feriti sparsi per la strada. Questo attentato giunge a pochi giorni dall’autobomba esplosa nella periferia meridionale di Beirut, roccaforte della resistenza sciita di Hezbollah. In questo caso i morti sono stati 24 ed i feriti oltre 300. Oramai è ben chiara la strategia che certe “forze” straniere vogliono attuare nel Paese dei Cedri. In tutto questo contesto è innegabile l’influenza del conflitto siriano, da più parti e da diversi mesi si teme un diretto coinvolgimento del Libano in questo assurdo conflitto.

Vogliono far sprofondare il Paese in una nuova guerra civile, vogliono il caos, il terrore, la morte per poter mettere le mani sul Libano ma soprattutto sulla resistenza libanese, nemico numero uno di Arabia Saudita, Qatar, Usa e Israele. Sono gli stessi Paesi che stanno sostenendo, armando e finanziando l’opposizione armata in Siria. Da alcuni anni si è riacceso anche il conflitto tra sunniti e sciiti, fomentato dalle ripercussioni del conflitto siriano. La città di Tripoli, roccaforte dell’estremismo sunnita è al centro di un violento conflitto interno tra la comunità alawita che sostiene il legittimo governo di Assad e la comunità sunnita schierata in buona parte con i “ribelli” siriani.

Proprio questi ultimi, sostenuti anche dalle milizie salafite del Fronte al Nusra, negli ultimi mesi hanno lanciato precise minacce contro Hezbollah, minacce che sono state seguite dai fatti. Diversi sono gli attentati che ultimamente hanno colpito le zone sciite del Paese. Sono stati attaccati i villaggi sul confine siriano abitati da sciiti, diverse bombe sono state piazzate in quartieri in cui è forte la presenza del Partito di Dio, per poi concludere con le due autobomba fatte esplodere nel quartiere di Bir el Abed, popolosa periferia meridionale di Beirut. Come ci si può immaginare la tensione in Libano è altissima, la gente rivive la paura degli anni della crudele guerra civile, che ha visto tutte le comunità libanesi scontrarsi, profughi palestinesi compresi, per volontà e interesse di potenze straniere.

In questo scenario poco rassicurante emergono anche episodi di sana solidarietà e altruismo, a dimostrazione che il popolo libanese è più forte di una banda di terroristi internazionali. Proprio ieri, dopo che si era diffusa la notizia del devastante attentato a Tripoli, una catena umana si è riversata negli ospedali di Dahyieh, roccaforte sciita di Beirut, per donare il sangue da inviare agli ospedali della “sunnita” Tripoli che si trovavano in piena emergenza. Piccoli episodi che danno uno spaccato molto reale del popolo libanese. La gente del Libano ha imparato perfettamente la lezione e conosce chi sono oggi i loro veri nemici. Non ritornerà una nuova guerra civile, non ci sarà più spazio per nessun Paese straniero per fare i propri interessi sulla pelle di libanesi e palestinesi. Il popolo della resistenza è consapevole e non cadrà in questo ennesimo e vile tranello. Potranno portare altra morte e terrore, ma troveranno dall’altra parte un popolo che alla morte risponderà con la vita, questa sarà la loro vittoria.

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