Cultura

Lecce ospita i giovani dello Yalla Shebab Film Festival

di Cristina Amoroso

Lo Yalla Shebab Film Festival, giunto alla terza edizione, è l’unica kermesse cinematografica europea dedicata ai giovani del mondo arabo. Attraverso il cinema vuole aprire una finestra sulle nuove tendenze artistiche dei protagonisti del cambiamento culturale e sociale della riva sud del Mediterraneo.

In programma dal 3 al 6 ottobre 2013, il Festival ospita numerosi artisti provenienti dai Paesi arabi, che animano gli spazi delle Manifatture Knos di Lecce con un fitto programma di proiezioni, performance artistiche e musicali, reading letterari, mostre fotografiche e street art.

Novità assoluta di questa edizione, è il Premio Yalla Italia, istituito con lo scopo di  selezionare e promuovere i migliori lavori italiani under 35 dedicati al mondo arabo e al tema delle migrazioni.

La prima giornata è dedicata all’Iraq dieci anni dopo, la terra del Tigri e dell’Eufrate dopo l’invasione americana raccontata tra letteratura, fotografia e cinema. La proiezione del cortometraggio già presentato alla Biennale di Venezia, Another Life di Jamal Penjweny, è ambientato al confine tra il Kurdistan iracheno e l’Iran, dove un gruppo di giovani uomini rischia la vita per trasportare illegalmente alcolici. Il film pluripremiato in diversi festival internazionali In my mother’s Arms di Atia e Mohamed Al-Deradji racconta la storia di alcuni orfani che sopravvivono ai pericoli di Baghdad grazie all’aiuto di un giovane studente, Husham. Happy Birthday di Mohanad Hayal narra di un bambino che trascorre il giorno del suo compleanno al cimitero per fare visita al padre, tra le tombe scopre quella di una sua coetanea. Anche lei merita un regalo.

Segue la giornata dedicata al Marocco, oltre l’oriente dell’immaginario europeo, alla scoperta del Maghreb, l’Occidente degli arabi. Il tema di Andalousie, mon amour! di Mohamed Nadif è legato all’emigrazione: Said e Amine sono due studenti di Casablanca che sognano l’Europa. Un naufragio li separa e mentre Amine torna nuovamente sulle coste marocchine, Said è convinto di essere approdato su una spiaggia dell’Andalusia dove però accadono eventi piuttosto strani. Death for sale di Faouzu Bensaidi è la storia di tre amici che tentano di sopravvivere alla corruzione della società marocchina.

Protagonista della giornata di Sabato 5 ottobre è l’Egitto in strada: l’Egitto della rivoluzione e della controrivoluzione, tra cambiamento sociali e politici, incursioni urbane street art, hip-hop e romanticismo. La proiezione After the Battle di Youssry Nasrallah racconta le difficoltà di Mahmoud, uno dei “cavalieri di piazza Tahrir” che il 2 febbraio 2011, manipolati dai servizi segreti del regime di Mubarak, si scagliano con i loro destrieri contro i “rivoluzionari”. Picchiato, umiliato, disoccupato, isolato nel suo quartiere… Harag W’ Marag (Caos e Disordine) della giovanissima Nadine Khan che narra la storia di Manal, Zaki e Mounir che vivono in una caotica comunità ai limiti di una discarica e dell’amore dei due per Manal, rivalità che può essere risolta solo dal calcio. Memorabili la fotografia di Abdelsalam Moussa e la colonna sonora composta dall’artista e musicista sperimentale Hassan Khan.

Ultimi film in programma trattano temi legati al “mondo arabo” che supera i confini nazionali e si esprime in geografie fluide e in continua trasformazione, dove chi migra e chi resta appartiene ad una stessa dimensione. Così il regista Namir Abdel Messeh nel film La vierge, les coptes et moi racconta di se stesso. Namir è egiziano, copto, e vive a Parigi. Dopo aver ritrovato una vecchia videocassetta registrata durante una festa religiosa nel suo villaggio natale, decide di girare un documentario. S’imbarca allora in un viaggio che lo porterà a riscoprire le sue origini e a fare i conti con sua madre, la vera protagonista della storia.

La rassegna si conclude con A World Not Ours di Mahdi Fleifel, vincitore del premio Cinema for Peace all’ultimo festival di Berlino, che racconta come durante i mondiali di calcio i palestinesi dei campi profughi diventano brasiliani, tedeschi o italiani. Al centro della storia, il rapporto con Abu Eyad, amico da una vita del regista. Ma mentre Mahadi può entrare e uscire dal campo Abu Eyad continua ad essere combattuto tra l’attaccamento alla sua identità e il sogno di una vita migliore.

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