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Riyad, l’attacco di Trump al mondo arabo

Donald Trump, ricevuta la più alta medaglia civile dal Regno ultra conservatore wahabita, governato da re Salman e dal figlio di 31 anni, l’eccentrico e irruente ministro della Difesa, si rivolge a 55 leader di Paesi islamici nella splendida cornice del King Abdulaziz Center, con un discorso che sa di miele, quasi a deludere i suoi numerosi detrattori e quanti si erano abituati alla sua campagna anti-musulmana all’aceto nel corso della sua campagna elettorale ed oltre.

Dopo l’iperbolico discorso di benvenuto letto da re Salman per il quale la visita del presidente americano è un evento storico che apre una nuova pagina tra l’Occidente e il mondo islamico, Donald Trump traccia il suo percorso a Riyad con toni pacati e rassicuranti da buon evangelico: “I nostri amici non metteranno mai in discussione il nostro sostegno”, quasi a tentare di ridurre la percezione che le ambizioni americane in Medio Oriente sono in ritirata.

“Vi ringrazio per questa ospitalità fantastica. Il mio è un messaggio di amore per aprire una nuova era nei nostri rapporti”, così il presidente americano Donald Trump ha iniziato il suo discorso, teso a stringere una “Alleanza con le nazioni arabe musulmane che vogliono collaborare nella lotta contro estremismo e terrorismo, convivenza fra le diverse fedi, ebraica, cristiana, musulmana, come è stato per secoli in Medio Oriente”.

Trump in Arabia SauditaTrump, con accenti completamente diversi dalla campagna elettorale, ha sottolineato che il 90 per cento delle vittime del terrorismo sono musulmani e che spetta alle nazione del Medio Oriente sconfiggere l’estremismo. Insieme, ha dichiarato, “siamo imbattibili” e se il terrorismo sarà sconfitto “incredibili possibilità” si apriranno per il futuro di questa regione.

Trump ha poi dichiarato che la guerra contro il terrorismo è una “battaglia tra il bene e il male” piuttosto che uno scontro di civiltà. “Questa è una battaglia tra i criminali barbarici che cercano di annullare la vita umana e persone decenti di tutte le religioni che cercano di proteggerla”.

Con toni quasi da predicatore, ha dichiarato che il potenziale del Medio Oriente è stato trattenuto da conflitti e spargimenti di sangue in corso e ha invitato le nazioni musulmane ad affrontare “onestamente” quello che ha definito “l’estremismo islamista e i gruppi terroristici islamici che ispira”.

“Possiamo solo superare questo male se le forze del bene sono unite e forti, e se tutti in questa stanza fanno la loro giusta parte e si assumano la loro parte del fardello… le nazioni del Medio Oriente non possono aspettare che il potere americano debba schiacciare questo nemico per loro”.

Notando che la regione si trova ad affrontare “un disastro umanitario e di sicurezza”, Trump riprende i soliti luoghi comuni a cui gli Stato Uniti ci hanno abituato da sempre: la visione statunitense è una visione “di pace, sicurezza e prosperità in Medio Oriente e in tutto il mondo”. “Il terrorismo si è diffuso in tutto il mondo, ma il percorso verso la pace inizia proprio qui, su questo antico suolo, in questa terra sacra”, ha aggiunto.

Dobbiamo “restare uniti contro l’uccisione di musulmani innocenti, l’oppressione delle donne, la persecuzione degli ebrei e il massacro dei cristiani”, ha insistito. “I leader religiosi devono lanciare un messaggio chiaro. La barbarie non vi porterà nessuna gloria, l’accondiscendenza al male non vi porterà nessuna dignità. Se scegliete la via del terrore, la vostra vita sarà vuota, la vostra vita sarà breve e la vostra anima sarà condannata”.

Trump ha poi elogiato gli sforzi dei Paesi arabi, compreso il Libano, nella lotta contro Al-Qaeda e l’Isis in Siria e Iraq, le truppe americane per i sacrifici in Afghanistan. Ha delineato una grande alleanza, incentrata sui Paesi musulmani, “per spazzare via dal Medio Oriente e dal mondo il terrorismo e l’estremismo”.

Ma Trump ha anche sferrato un nuovo duro attacco all’Iran, accusato di aver alimentato “il fuoco dei conflitti settari” negli ultimi quattro decenni e di aver causato la tragedia “inimmaginabile” della Siria, con la complicità del regime siriano, accusando la Repubblica islamica di essere la fonte di tanta “instabilità nella regione”. Trump ha anche attaccato due volte Hezbollah ed elogiato i Paesi del Golfo per aver messo il movimento libanese nella lista delle organizzazioni terroristiche.

Quanto al conflitto israelo-paestinese, Trump ne ha parlato come uno dei tanti problemi in Medio Oriente che necessita di una soluzione affermando che la pace tra le due parti è “possibile”.

Il discorso è stato tenuto nel secondo giorno del suo primo viaggio all’estero come presidente degli Usa. Sabato aveva incontrato i leader islamici a Riyad e firmato un nuovo accordo di armi per 110 miliardi di dollari con il regno saudita. Il suo viaggio all’estero prosegue lunedì in Israele, Egitto e Vaticano. Non servono commenti.

di Cristina Amoroso

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