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L’arte di dominare le folle: da Le Bon a Chomsky

Lunga è la storia della manipolazione psicologica sociale dalla pubblicazione nel 1895 di “Psicologia delle folle”, opera di Gustave Le Bon, considerato il padre fondatore della psicologia sociale, della  “folla” come fenomeno sociale che diventa di interesse universale fino alla lista delle 10 strategie di manipolazione attraverso i mass media, attribuita al linguista americano Noam Chomsky.

Noam ChomskyIl francese Gustave Le Bon, medico etnologo e psicologo, è considerato il primo ad avere studiato scientificamente il comportamento delle “folle”, dopo essere stato testimone di tre grandi eventi di massa della società francese contemporanea: la Comune di Parigi, l’ascesa di Georges Ernest Boulanger e l’affare Deyfus. Le sue opere che proponevano le tecniche adatte per guidare e controllare le folle furono lette e studiate dai dittatori totalitari del Novecento, i quali basarono il proprio potere sulla capacità di controllare e manipolare le masse. Ebbe molto seguito la concezione di Le Bon della massa come “collettività incosciente”, in cui si annullano le attitudini intellettuali degli uomini, e di conseguenza le loro individualità, in cui l’eterogeneo si dissolve nell’omogeneo e i caratteri inconsci predominano.

Da allora le folle sono diventate oggetto di studio di varie scienze. Oggi gli studi di psicologi e sociologi si accentrano sulla manipolazione mediatica e sui cambiamenti che il web ha determinato nella manipolazione della comunicazione. Secondo il sociologo Vance Packard, molti di noi vengono oggi influenzati più di quanto non sospettino, e la nostra esistenza quotidiana è sottoposta a continue manipolazioni di cui non ci rendiamo conto. Sono all’opera su vasta scala forze che si propongono e spesso con successi sbalorditivi, di convogliare le nostre abitudini inconsce, le nostre preferenze di consumatori, i nostri meccanismi mentali, ricorrendo a metodi presi in prestito da psichiatria e dalle scienze sociali. E’ significativo che tali forze cerchino di agire su di noi a nostra insaputa, sì che i fili che ci fanno muovere sono spesso, in un certo senso occulti. Come difenderci da questi fili occulti? Noam Chomsky, padre della creatività del linguaggio, definito dal New York Times “il più grande intellettuale vivente”, spiega attraverso dieci regole come sia possibile mistificare la realtà.

La necessaria premessa è che i più grandi mezzi di comunicazione sono nelle mani dei grandi potentati economico-finanziari, interessati a filtrare solo determinati messaggi.

Le 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media di Noam Chomsky

1 – La strategia della distrazione
L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti.

2 – Creare problemi e poi offrire le soluzioni
Questo metodo è anche chiamato “problema-reazione-soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, od organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che sia il pubblico a richiedere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3 – La strategia della gradualità 
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.

4 – La strategia del differimento 
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura.

5 – Rivolgersi al pubblico come ai bambini
La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale.

6 – Usare laspetto emotivo molto più della riflessione
Sfruttate l’emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un’analisi razionale e, infine, il senso critico dell’individuo.

7 – Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità 
Far sì che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù.

8 – Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità
Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti.

9 – Rafforzare l’auto-colpevolezza
Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi.

10 – Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su se stesso.

di Cristina Amoroso

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