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La Francia si ritira dal Centrafrica

di Salvo Ardizzone

La Francia si ritira dal Centrafrica: entro il 2016 cesserà l’Operazione Sangaris, che cederà il passo alla Missione Onu Minusca; lo ha dichiarato il ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian.

L’annuncio non significa che gli obiettivi ufficiali siano stati raggiunti, tutt’altro; anche se la guerra civile sembra al momento sopita, non solo i nodi che l’hanno causata sono irrisolti, ma i traffici illeciti sono più che mai diffusi e stanno saturando la già fragilissima società centrafricana.

I motivi del ritiro sono almeno di tre ordini: intanto mantenere il robusto contingente ha un costo economico notevole, se a ciò s’aggiunge il danno d’immagine per le continue accuse di stupro rivolte ai soldati francesi, è evidente che Parigi possa trovare conveniente ritirarsi.

Ma non è questo il motivo principale; l’Armée è attualmente attiva in cinque differenti teatri operativi: l’intero Sahel, Siria-Iraq, Libia, Libano e, appunto, Centrafrica. Con la prospettiva di dover aumentare a breve considerevolmente l’impegno in Libia, è ovvio che Parigi, con una situazione economica mediocre e spese crescenti per la sicurezza, sacrifichi quello che considera l’intervento meno importante passando le attività di monitoraggio della situazione all’Onu.

D’altronde, all’interno della Missione Minusma rimarranno circa 300 militari francesi che si dedicheranno principalmente alla sicurezza delle miniere d’uranio dell’Areva, il colosso transalpino che ne monopolizza lo sfruttamento in tutto il quadrante.

Infine, è da segnalare che Francois Hollande sta ancora studiando il nuovo presidente centrafricano Faustin-Archange Tuoaderà e fra i due non vi è ancora alcun rapporto, fede ne fa l’assenza del Presidente francese alla cerimonia di insediamento di Touaderà il 30 marzo scorso.

Ovviamente la presa di Parigi sul Centrafrica non è in discussione, grazie al pesante radicamento delle proprie aziende su un territorio che considerano cosa propria, e al fatto che il sistema monetario e finanziario di Bangoui è legato a doppio filo con la Francia.

La cessazione dell’Operazione Sangaris, lanciata per tutelare gli interessi di Parigi nel momento più buio della guerra civile, con la motivazione ufficiale di far cessare i massacri e ristabilire l’ordine, è dunque solo un riposizionamento di un imperialismo che deve fare i conti con impegni crescenti in un momento di difficoltà economica, e soprattutto con la prospettiva di un massiccio intervento in Libia, area che considera da anni assolutamente strategica per le proprie mire.

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