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Italia. Muos: “promesse” da campagna elettorale

Muos – A pochi giorni dall’appuntamento alle urne per le elezioni nazionali italiane, la Sicilia si guarda allo specchio: alle sue spalle non può che vedere uno strano movimento e sentire un chiassoso via vai di uomini in giacca e cravatta, mogli eleganti e strette di mano. Pochi giovani, troppi volti conosciuti, quasi gli stessi.

Nell’aria si percepisce quel sentimento tipico di quanto si rivede per molte volte lo stesso film, forse cambiano le pubblicità che si adattano ad un contesto mutato, ma al di là di tutto ciò il regista sembra essersi fermato per mancanza di ulteriori ispirazioni.

Perché cambiare a tutti i costi il finale se alla gente sta bene così? Ogni poltrona davanti a quella tv è un luogo caldo in cui la ragione si culla per  distrarsi dalla realtà. Premiamo Replay e prendiamoci in giro.. “Noi non abbiamo visto niente”.

Ma ultimamente qualcosa è cambiato, fosse anche una goccia nell’oceano. Di fatti, quel detto gattopardiano secondo cui è “il sonno” il nettare preferito dai siciliani, è stato messo in discussione da un gruppo di persone che hanno preferito svegliarsi per guardare oltre. Ed oltre quello specchio ingannevole hanno scoperto la nostra più grande minaccia: il MUOS.

Nonostante gli enormi sacrifici per attirare l’attenzione dei media regionali e nazionali, forse troppo impegnati a manipolare le menti con i soliti inciuci politici o peggio ancora con gli aggiornamenti a tempo reale della vita privata della principessa Kate, i coraggiosi militanti No Muos sono riusciti a portare un caso così sottovalutato a livelli internazionali. Giornali nazionali, ma anche americani e russi, hanno finalmente dedicato angoli delle proprie pagine al famoso sistema di comunicazione satellitare di proprietà Usa consistente complessivamente in quattro stazioni di terra e da quattro satelliti. Nonostante tre di questi si trovino in luoghi quasi desertici, un quarto è stato invece collocato a Niscemi, provincia di Caltanissetta in Sicilia. Già nel 2001 fu il governo Berlusconi ad approvare lo strumento bellico americano per poi essere stato ratificato nel 2006 dal governo Prodi.

Solo nel 2011 fu firmato un protocollo d’intesa con la Marina Militare statunitense grazie all’ex Ministro della difesa La Russa e all’ex Presidente della regione Sicilia Lombardo. Eppure, accordi così importanti che hanno perfino sfidato trattati internazionali come quello di Parigi del 1947 in cui si prevedeva la smilitarizzazione principalmente di Sicilia e Sardegna, vengono oggi più che sottovalutati da gran parte della politica. E qui non ci sono destre e sinistre che si salvano: “quando ci sono gli americani di mezzo – ha ribadito lo showman italiano Fiorello poche settimane fa –  e decidono di fare qualcosa, la fanno”.

Eppure qualche battaglia i siciliani l’hanno pure vinta, arrivando a tenere in mano la tanto attesa revoca delle autorizzazioni respinta poi da “Sigonella” che, ancora una volta, si comporta come se fosse a casa propria.

Il Presidente della Regione Sicilia sarà presto convocato in un colloquio con gli stessi esponenti americani per decidere delle sorti di un popolo “condannato a morte”.

Intanto, essendo questi, giorni di campagna elettorale, risulterebbe maggiormente efficace ristabilire una certa tranquillità, promettendo o lasciando intuire l’esistenza di grandi speranze nonostante i lavori del Muos siano quasi completati.

“Noi dobbiamo da un lato valutare le refluenze a livello di politica internazionale delle scelte che fa la Sicilia e dall’altro difendere la salute dei cittadini siciliani. Noi siamo sempre e comunque dalla parte dei cittadini, quindi studieremo le carte, lo faremo con attenzione scientifica e ne valuteremo anche le conseguenze politiche con grande serietà, interloquendo quando saremo al governo nazionale anche con il governo della Regione e rispettando le posizioni che prenderà”, riferisce Angelino Alfano, esponente Pdl.

Mentre Giorgia Meloni, alleata di La Russa che per primo diede il suo consenso per la collocazione di tale strumento americano in Sicilia, risponde: “Pensiamo che si debba lavorare con gli enti locali e del territorio perché le infrastrutture si possono costruire ma bisogna che siano compatibili con gli interessi dei cittadini”. Parlando poi dell’effettiva pericolosità che il Muos e le già presenti antenne nella base Usa rappresenterebbero per molti studiosi, la stessa ci risponde di non essere esperta in materia ma che dovrebbero essere gli stessi enti locali, la Regione ed il Comune ad occuparsi dei nulla osta per la difesa dei cittadini. Eppure, nonostante la buona volontà degli stessi, un grave colpo fu quello del governo nazionale italiano che definì il Muos “sito di interesse strategico per la difesa della nazione e degli stessi alleati”, influenzando o forse lanciando una implicita minaccia di resa al popolo siciliano.

Sarà il clima di campagna elettorale a spingere la grande potenza mondiale a temporeggiare? O si arriverà ad un conflitto di attribuzione tra governo nazionale e regionale?

Intanto tra Tav, rigassificatori, Muos e opere che rispondono ad esigenze ben lontane dagli interessi degli stessi cittadini, di una cosa sola per la politica sono ancora indispensabili gli italiani: per andare a votare.

Video: https://www.youtube.com/watch?v=g1Mf1uR65hg

 

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