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Dimissioni di Terzi: “Sui Marò, io inascoltato”

Si moltiplicano rapidamente i migliaia di commenti degli italiani sui più grandi social networks: c’è chi dimostra solidarietà e chi, informato o meno, non può che essere scettico di fronte una decisione che suona strana in un momento così delicato per l’Italia.
Così, nello stupore di tutti, il ministro degli Esteri Giulio Terzi presenta le sue dimissioni spiegando poi in Parlamento il perché di una scelta così improvvisa: “Mi dimetto perché per 40 anni ho ritenuto e ritengo oggi in maniera ancora più forte che vada salvaguardata l’onorabilità del Paese, delle forze armate e della diplomazia italiana. Mi dimetto perché solidale con i nostri due Marò e con le loro famiglie”.

Un atto che ha colto di sorpresa tutti, a partire dal Presidente della Repubblica Napolitano che definisce “irrituali le dimissioni di Terzi” fino a Mario Monti che in una nota si definisce “stupito”.
Dimissioni presentate al fine della “salvaguardia della onorabilita” del nostro Paese, delle forze armate e della diplomazia italiana”: senza dubbio un’affermazione che deriva dalla vicenda del ritorno dei due Marò in India e dell’ennesima figuraccia italiana. Una storia che coinvolge troppe famiglie, da quelle dei due soldati pedine di giochi di interesse internazionale a quelle di due pescatori innocenti uccisi durante il loro lavoro perché scambiati per pirati. Ma è possibile sapere di preciso se “l’Enrica Lexie” era o non era in acque internazionali?

Lo chiede, nel suo discorso alla Camera, il deputato del M5S Di Battista, il quale si è ritenuto soddisfatto di tali dimissioni: “Vogliamo sapere dettagliatamente le “disposizioni d’ingaggio” consegnate ai militari a bordo. Vogliamo sapere, Signori Ministri, quale sia stata l’autorità nazionale che, consultandosi con gli armatori della Lexie ha consentito l’inversione di rotta della nave come intimato dalle autorità indiane, inversione effettuata dopo circa due ore dall’incidente”.

Le dimissioni di Terzi sembrerebbero essere state causate da un grave disaccordo con il Governo: lo stesso ministro Di Paola avrebbe poi discusso con Terzi dopo la presentazione delle sue dimissioni prendendo il suo quasi come un atto di vigliaccheria ed assicurando che non abbandonerà “ la nave in difficoltà con Massimiliano e Salvatore a bordo fino all’ultimo giorno di governo – ha continuato -, verrei meno al senso del dovere delle istituzioni che ho sempre servito e alle scelte del governo che ho condiviso”.

Chi recita allora la parte del falso dispiaciuto? Chi è che continua a nascondere agli italiani quelle verità che ancora tacciono sotto l’indignazione di tutti? Un Governo che si spacca troppo facilmente di fronte una decisione così importante, uno Stato che continua a dimostrare le sua fragilità in situazioni in cui forse i rapporti internazionali valgono più della libertà di un uomo. E se i Marò fossero stati sacrificati per gli affari Finmeccanica? Una sottomissione all’India voluta allora per preservare affari nello stesso Paese dove l’ambasciatore Mancini è rimasto giorni fa bloccato.

Nel suo discorso alla Camera, il deputato grillino, ha poi ribadito: “…vogliamo conoscere il nome, il cognome e il grado dell’autorità militare che ha ordinato ai nostri due Marò di scendere a terra e consegnarsi, di fatto, alle autorità indiane dello Stato del Kerala violando le norme a tutela dei diritti umani secondo cui nessun individuo deve essere consegnato ad un Paese dove rischia di essere sottoposto a pena di morte”.

di Redazione

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