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Israele: Arad, scontri tra laici e ultra ortodossi

Da più di due anni i residenti laici e ultra ortodossi della città di Arad, nel distretto meridionale di Israele, hanno intrapreso una battaglia per il “controllo” della città. Battaglia che sabato scorso si è trasformata in violenza per le strade, preceduta da decine di scontri non violenti nati da controversie tra il ministro israeliano della Salute, Yaakov Litzman, e il sindaco di Arad Nissan Ben Hamo. Negli ultimi giorni la città è stata tappezzata da manifesti religiosi, contestati perché privi dell’apposita licenza che il comune continuava a negare.

Gli esponenti ultra ortodossi hanno continuato ad affiggere manifesti vari per la città pur in mancanza dell’autorizzazione e questa è stata la fiamma che ha scatenato le proteste di sabato scorso, costate l’arresto a otto persone. Questo scontro può essere preso come emblema della doppia identità, laica e religiosa, di Israele. Lo stesso si potrebbe pensare dell’Italia, la cui storia è ancorata al Cattolicesimo e la cui Costituzione ne sottolinea invece la laicità. Questo discorso risulta però più complesso per Israele che basa la maggior parte del suo racconto identitario sul carattere di ebraicità della società israeliana.

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Uno studio del centro statunitense Pew sottolinea non solo le divisioni tra gli ebrei israeliani e la minoranza araba all’interno di Israele, senza considerare quindi la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, ma anche e sopratutto le divisioni interne all’ebraismo israeliano. La odierna Israele è una nazione settaria con grandi divisioni tra i vari gruppi etnico religiosi che la compongono. Gli ebrei laici, il 49 per cento della società, e quelli ultra religiosi, circa il 9 per cento, vivono infatti due realtà completamente separate. Inoltre queste divisioni si riflettono sopratutto sui temi di ordine pubblico, tra cui matrimonio, divorzio, obbligo militare, segregazione di genere e trasporto pubblico.

Mentre la parte più religiosa della società ritiene che il governo dovrebbe promuovere attivamente i principi e valori religiosi, la parte più laicizzata spinge per una netta separazione della religione dalla politica. Questa diversità si riflette ovviamente anche sulla questione palestinese, molti ebrei ultra ortodossi sono apertamente ostili all’occupazione dei Territori palestinesi, creando quella che il governo vede come la bizzarra categoria degli “ebrei che odiano se stessi”. La domanda che il governo e la società israeliana dovrebbero porsi perciò non è solo quale soluzione preferire al decennale conflitto con i palestinesi, ma anche e sopratutto che indirizzo dare al proprio di Stato.

di Irene Masala

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