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Iraq: inizia l’offensiva sciita per liberare Ramadi, l’Isis prepara la ritirata

di Redazione

I combattenti sciiti e l’esercito iracheno hanno lanciato una controffensiva contro i mercenari dello “Stato islamico” a Ramadi, con l’obiettivo di cacciare i terroristi dall’intera regione. I miliziani dell’Isis hanno iniziato a posizionare trappole esplosive in tutte le strade e gli edifici residenziali per rallentare la rapida avanzata delle truppe irachene, e preparare la fuga dalla città. 

Il membro del consiglio provinciale dell’Anbar, Azzal Obaid ha dichiarato ieri che centinaia di combattenti sciiti, che si erano riuniti la scorsa settimana presso la base aerea di Habbaniya, si sono trasferiti a Khalidiya, vicino Ramadi. Anche le tribù locali sunnite alleate hanno avanzato fino alle porte della città di Husaiba al-Sharqiya, a sette km ad est di Ramadi.

Le unità dell’Isis stanno spingendo verso Falluja per cercare di occupare più territorio possibile verso Ramadi, tentando così un improbabile avvicinamento alla capitale Baghdad.

Il primo ministro iracheno, Haider al-Abadi, ha invitato i gruppi paramilitari sciiti ad intervenire nell’Anbar per cercare di riprendere la strategica città di Ramadi, nonostante il rischio di infiammare le pregiudiziali tensioni della popolazione locale in prevalenza sunnita.

Un portavoce delle Nazioni Unite ha dichiarato che circa 55mila persone sono fuggite da Ramadi da quando è stata presa d’assedio da parte dell’Isis; la maggior parte ha trovato rifugio in altre parti dell’Anbar, una vasta provincia desertica che confina con la Siria, la Giordania e l’Arabia Saudita.

Le forze della coalizione guidate dagli Stati Uniti hanno condotto negli ultimi giorni solo 22 presunti attacchi aerei sulle postazioni dell’Isis in Iraq e in Siria, comprese le città di Ramadi e Palmyra; la città siriana di Palmyra è stata dichiarata patrimonio mondiale dell’Unesco per le sue antiche rovine, templi romani, colonnati e un teatro, oggi nelle mani dei criminali in “nero”. Centinaia di statue sono state trasferite dall’esercito in luoghi sicuri prima dell’ingresso in città dei terroristi.

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