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India, “Non si vende la terra sulla quale la gente cammina”

India – La Vedanta Resurces, colosso inglese da 15 mld di dollari, aveva messo gli occhi sulle colline Niyamgiri nell’Odisha, uno stato indiano. Lì c’era bauxite, e tanta, e la possibilità di produrre alluminio a basso costo. Aveva messo su un progetto da 1,5 mld di dollari, avallato dal Governo Centrale, che prevedeva di disboscare le foreste, sventrare le colline e ridurre la zona ad un enorme cantiere per estrarre la bauxite dal terreno, restava solo da sgombrare i dodici villaggi delle tribù Dongria Kondh con i circa 8mila abitanti, che stavano da sempre in quella zona.

Inezie per chi è abituato, in un modo o nell’altro, ad averla sempre vinta. Ma quella gente non intendeva abbandonare la propria terra, da sempre inizio e fine della propria vita, così è iniziata una contesa giudiziaria durata dieci anni. Da un lato potere, soldi e schiere di avvocati, dall’altro poveri contadini aggrappati a terra e tradizioni, le uniche cose che avevano. E nel frattempo i vigilantes della compagnia, e la polizia “sollecitata” ad intervenire, le hanno provate tutte per sgombrare quelle colline, con intimidazioni e anche con violenze.

Ma le tribù hanno tenuto duro e accanto a loro, col tempo, sono arrivati in molti, attivisti locali ed organizzazioni internazionali come Survival ed Amnesty International, attirati da una vicenda emblematica. Insieme hanno dato voce a chi ne aveva poca, e ne hanno fatto un caso internazionale, tanto da convincere grandi investitori (come la Chiesa d’Inghilterra) a vendere le azioni e a prendere le distanze da una società divenuta troppo imbarazzante.

Di fronte alla sollevazione generale, anche l’India ha fatto marcia indietro, bloccando il progetto in attesa del pronunciamento della Corte Suprema, che alla fine ha sentenziato che a decidere fossero i cittadini delle tribù Dongria Kondh attraverso un referendum. E i cittadini hanno seppellito definitivamente l’operazione.

Un successo della volontà popolare e dell’autodeterminazione, che mette un filo di speranza anche a noi, inguaribili pessimisti dinanzi ciò che accade in questo mondo. L’impegno e la determinazione possono ancora vincere anche dinanzi al denaro e a ciò che può comprare.

“Non si vende la terra sulla quale la gente cammina”, dichiarava Tashunka Witko, meglio noto con il nome tribale di Cavallo Pazzo. Un messaggio che mai come oggi racchiude il senso e la spiritualità della nostra esistenza terrena.

di Salvo Ardizzone

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