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Immigrazione: un altro schiaffo dall’Europa per le politiche italiane

di Salvo Ardizzone

Il 22 agosto ad Augusta, presso Siracusa, fra i circa 600 migranti sbarcati dalle unità impegnate nella missione Mare Nostrum, c’erano 197 minori, di cui 50 con meno di un anno; erano tutti con le loro famiglie, siriane o palestinesi in fuga dalla guerra. I nuclei familiari sono stati trasferiti al centro d’accoglienza di Melilli (Sr). 

Nello stesso giorno, Joachim Hermann, ministro dell’interno del più importante land tedesco, la Baviera, ha accusato pesantemente l’Italia di ignorare le leggi europee sull’immigrazione, per non farsi carico dei migranti che giungono sulle nostre coste. Nella sostanza, l’autorevole esponente della Csu, storica alleata della Merkel, ha dato dello sfacciato al ministro Alfano, che si lamenta con l’Europa per l’arrivo di quei disperati, mentre non osserva le leggi comunitarie. Secondo esse, i migranti, dopo essere stati identificati, possono chiedere il diritto d’asilo solo nel Paese attraverso cui entrano nella Ue; secondo questa normativa, a suo tempo voluta, vedi caso, proprio dalla Germania e dai soliti Paesi del Nord, la faccenda di quei disgraziati riguarda solo e soltanto l’Italia. Punto.

Non solo. Hermann protesta furiosamente perché le autorità italiane, ben consapevoli che nella gran parte quella gente in Italia non vuole restare, evitano spesso di prenderne le impronte digitali o di schedarla, così, quando giunge in Germania, in Olanda o dove è diretta, è quel Paese che deve farsene carico perché è lì che viene schedata. 

Quella italiana è ovviamente una “furbata”, che tenta di mettere una pezza meschina alla solita inettitudine dei nostri rappresentanti a Bruxelles, incapaci di fare il loro mestiere. L’Italia non sé trovata ora in mezzo al Mediterraneo, c’è da sempre, come da tempo immemorabile c’erano tutte le avvisaglie della marea di disperati che, col  precipitare degli eventi, ha finito per riversarsi sulle nostre coste (e per come si muovono le cose sull’altra sponda del Mediterraneo, siamo solo agli inizi). 

Allora, come sempre, s’è sottovalutata la situazione, o s’è sperato nei buoni rapporti con Gheddafi e nei campi di concentramento (pagati lautamente) allestiti nel deserto, dove rinchiudere quei disgraziati. Ma ora è tutt’altra cosa. Ora c’è una marea umana che monta su quelle coste, e le norme comunitarie che i nostri cosiddetti rappresentanti hanno avallato con tanta incoscienza, piaccia o no, c’impongono di farcene carico. 

Ficchiamoci bene in testa che in questa Europa, per come è stato permesso che fosse costruita e per chi ne ha preso in mano le redini, le ridicole sceneggiate come quelle di Alfano che invoca l’intervento della Ue, fanno solo riderci dietro quando non suscitano reazioni come quelle di Hermann. 

La responsabilità del sistema politico italiano, che ha mandato a Bruxelles generazioni di parlamentari improvvisati quanto improbabili, è gravissima; quando gli altri costruivano norme e regolamenti, su questo argomento come sugli altri, che garantissero i loro interessi attraverso accordi ed alleanze, i nostri rappresentanti erano poco più che in vacanza.  

Ora la piangiamo tutta. Ora c’è da rimettere tutto in discussione. C’è da ribaltare decisioni antiche andando contro l’egoismo degli altri, e questo in un momento in cui abbiamo già i nostri guai con la Ue per altre ragioni.  

Occorrerebbero forza contrattuale, profonda conoscenza dei meccanismi comunitari, capacità di gestire un percorso difficile fatto d’alleanze e coincidenze d’interessi, avendo ben chiaro in testa un obiettivo. Scusate, ma con la gente che vediamo sulla scena la vediamo grigia.  

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