Cronaca

Ilaria Capua, storia di una nazione allo sbando

Il nome di Ilaria Capua a molti potrebbe non dire nulla, per moltissimi sarà del tutto sconosciuto eppure la sua storia, se raccontata, darebbe la chiara immagine di una nazione che deraglia, che non ha una direzione, dove le menti migliori vengono vessate sino a che, stanche, decidono di abbandonare tutto e andare via.

ilaria-capuaIlaria Capua altro non è che uno dei migliori cervelli italiani che ha subito uno dei torti più nefandi che possa subire una persona, passando dall’essere un genio a trafficante di virus (nel suo caso), con tanto di condanna all’ergastolo per l’accusa di “procurata epidemia” condite da indagini degne dell’ispettore Clouseou e accompagnate dall’immancabile gogna mediatica che in Italia è il tribunale dove tutto si decide e dove di solito le sentenze non passano mai in giudicato.

Ilaria Capua si è limitata a dire solo questo: “Ho capito quanto è fragile l’Italia” perché se si dovesse indicare tutto il resto come sciatteria, gogna mediatica, intercettazioni telefoniche esibite ai quattro venti e i soliti haters, si potrebbe essere ben più cattivi nel descrivere una nazione che tra pregiudizio, superstizione, sospetto verso la comunità scientifica, spreco delle risorse umane e fuga dei cervelli sembra andare sempre più indietro mentre il resto del mondo cresce in ricerca e sviluppo.

Ma che cosa è successo a Ilaria Capua? Viene accusata, attraverso la copertina di un settimanale, L’Espresso, di essere un trafficante di virus con un titolo che non lascia molto spazio all’immaginazione: “Trafficanti di virus. Accordi tra scienziati e aziende per produrre vaccini e arricchirsi. L’inchiesta sul grande affare delle epidemie”. Ilaria Capua è una deputata di Scelta Civica, una scienziata che ha vinto il Penn Vet World Leadership Award che per la prima volta viene assegnato ad una donna, è nell’elenco dei 50 scienziati più importanti del mondo stando alla Scientific American che la definisce “Mente rivoluzionaria”.

Ilaria Capua ha anche altri meriti come quello di aver codificato la sequenza genica del primo ceppo africano di influenza H5N1 e lo ha condiviso con tutti i centri del pianeta senza ricorrere al deposito della scoperta. Ha progettato anche il “Diva” che è la prima strategia di vaccinazione contro l’aviaria.

“Ma quello che riporta L’Espresso è un coacervo di inesattezze scientifiche perché il virus incriminato è l’H1N3 che però non infetta gli umani, ma non solo, neanche il virus H7N3 potrebbe creare un’epidemia in quanto non è mai arrivato in Italia”, afferma la scienziata accusata di aver creato una società di fondi esteri denominata “444”, ma quel numero altro non è che il capitolo contabile dell’Istituto di Legnaro, fondo che serve per pagare le spese del laboratorio in una vicenda che sembra molto simile all’altra vergogna italiana, il Caso Tortora.

La difesa non ha nulla in mano, nessun avviso di garanzia, nessun atto di chiusura dell’indagine, solo le pagine di un settimanale e l’odio che la rete riversa su Ilaria Capua; in parole povere per lei è ormai finita, in Italia non c’è più posto e allora decide di fare quello che fanno in tanti, andarsene.

Sarà l’Unversity of Florida a chiamarla per dirigere il dipartimento “Emerging Pathogens Institute”, ma al colloquio la Capua dovrà dire la verità ossia quella di essere indagata in Italia ma la risposta è laconica: “E quindi? Abbiamo verificato su internet, non si capisce di che parlino, hanno sbagliato un virus con un altro, ignorano i fatti scientifici e per noi lei è completamente innocente”.

Un colloquio di un quarto d’ora contro la pachidermica lentezza della giustizia italiana che impiega 10 anni per dare un verdetto che la vedrà prosciolta da tutte le accuse senza andare a processo con una motivazione inquietante: “L’insussistenza del delitto va affermata, peraltro, sulla base delle seguenti circostanze: mancanza prima di tutto dell’evento». Per lei hanno finito col “costruire accuse del tutto prive di fondamento”. L’Italia ripaga così i suoi figli migliori ed è il 28 Settembre 2016 quando Ilaria Capua rassegna le dimissioni lasciando il suo lavoro e la sua nazione per andare da chi non ha avuto problemi ad accoglierla e valutarla per quelle che sono le sue competenze.

Quella di Ilaria Capua è una storia dove l’incompetenza, la cattiveria si sono contraddistinte in modo vergognoso con la complicità di un giornalismo cialtrone e con una giustizia allo sbando salvata da Laura Donati, giudice a Verona che sarà colei che scriverà la parola fine su una vicenda all’italiana. Il silenzio sulla vicenda, l’oblio e l’ennesimo bagaglio che si chiude e l’ennesimo aereo che porta via i figli migliori dell’Italia.

di Sebastiano Lo Monaco

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